martedì 22 ottobre 2019

Il sovraffollamento nelle carceri è causato da una sola legge, quella antidroga.

La Fondazione Michelucci ha curato una ricerca sugli effetti che produce la legislazione punitiva e repressiva sulle droghe sugli ingressi e le presenze in carcere.


L'Espresso Franco Corleone


La ricerca condotta in cinque Istituti della Toscana (Firenze Sollicciano, Prato, Pisa, Livorno, Massa) conferma i dati presentati dal Decimo Libro Bianco curato dalla Società della Ragione e dalle altre associazioni che da anni si occupano del problema: Forum Droghe, Cnca, Antigone, Cgil e Associazione Luca Coscioni.
Più del 50% dei detenuti è legato alla scelta proibizionista.

L’oggetto della ricerca era individuare il peso dell’art. 73 del Dpr 309/90 che sanziona tante fattispecie relative allo spaccio e in ultima analisi alla detenzione di sostanze stupefacenti. 
In particolare si volevano trovare dati sulla applicazione della norma sui fatti di lieve entità.
Il risultato è clamoroso. 

Nonostante la pena edittale dovrebbe consentire il non ingresso in carcere, molti subiscono questo destino. Addirittura dalla Corte d’Appello di Firenze emerge che le condanne relative al comma 5 dell’art. 73 sono esplose dal 25% nel 2013 al 49% nel 2017; in cifre assolute da 145 a 943.
E’ evidente che si continuano a punire i pesci piccoli. 
Negli Stati Uniti dove la war on drugs era nata, si sta cambiando strada.
L’esempio dell’Uruguay e del Canada che hanno legalizzato la canapa, dovrebbe spingere anche l’Italia a una scelta razionale e non demagogica.
L’ideologia salvifica produce danni certi e gravi.

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