La
dimensione e la profondità della crisi sociale e politica che sta
vivendo il Cile non sarà risolta dal calo delle tariffe del trasporto
pubblico, come pretendono il governo e quasi tutta la “classe politica”.
La
crisi è molto più profonda e riguarda ampi settori sociali. Si tratta
di una ribellione contro l’oligarchia e i suoi privilegi.
Il paese
modello del neoliberismo in America Latina sta naufragando.
Il
detonatore è stato l’aumento del biglietto della Metro di Santiago.
Gli
studenti delle secondarie – come altre volte nella nostra storia – si
sono messi a capo del rifiuto a questo abuso contro i miserabili salari
delle famiglie lavoratrici.
Il
gesto degli studenti ha risvegliato un vulcano sociale la cui furia – a
volte cieca e terribile – si è scatenata nel paese.
Quello che sta
succedendo in città, paesi e quartieri popolari – dove nemmeno c’è la
Metro – non ha niente a che vedere con il tema originale.
Va molto più
in là e include rivendicazioni sociali e politiche rimandate per quasi
mezzo secolo.
Quello
che succede ha tutte le caratteristiche di un’insurrezione popolare,
spontanea e senza direzione. Il sollevamento si è esteso sfidando il
coprifuoco e la repressione brutale dei Carabineros e delle Forze
Armate. Dimostra la profondità insospettata raggiunta dall’odio per i
privilegi di una minoranza che si trincera nelle istituzioni ereditate
dalla dittatura.
Il
superamento della crisi non consiste solo nell’impedire l’aumento delle
tariffe del trasporto pubblico e nell’ottenere la promessa di alcune
concessioni in materia di salute, previdenza e istruzione, che per lo
più sono impossibili da soddisfare nel quadro della camicia di forza
costituzionale che impone il modello instaurato dalla dittatura.
Questo
è, per certo, il punto d’origine della crisi: la dittatura delle forze
armate e della grande imprenditoria nazionale e straniera, che ha
distrutto il patrimonio democratico che le lotte del popolo avevano
accumulato fino al 1973.
Questa
crisi sociale e politica si viene incrementando dal 1990. Il ritorno a
una democrazia mediatizzata, e di giustizia “nella misura del
possibile”, ha accumulato frustrazioni che sono alla base dell’ira che
si esprime nelle strade.
Il
popolo ha lanciato una lotta eroica di resistenza contro la tirannia. I
suoi partiti, sindacati e organizzazioni sociali si sono giocati la
vita per abbattere la dittatura e porre fine al terrorismo di stato.
Senza dubbio, manovre tra le quinte patrocinate dal Dipartimento di
Stato e dal Vaticano, hanno frustrato quell’obiettivo e hanno permesso
solo una democrazia di paccottiglia.
I
partiti della Concertación, che avevano promesso l’Assemblea
Costituente e la fine del modello dell’economia di mercato, arrivati al
governo hanno fatto solo dei rammendi alla Costituzione illegittima. E
subito dopo sono diventati gli scudieri del modello imposto con la forza
dall’oligarchia.
Ormai
è troppo tardi perché partiti che hanno guidato il paese durante questi
anni promettano di abbandonare il cammino del tradimento. La paura di
essere cancellati dalla mappa dall’indignazione del popolo li porta a
promettere cambiamenti che neanche hanno provato a fare in trent’anni.
L’indignazione
per la disuguaglianza sociale si è andata accumulando lentamente e
anche se aveva dato alcuni segnali in mobilitazioni per istruzione,
salute, salari, previdenza sociale, ambiente, diritti delle donne, del
popolo Mapuche, nell’astensionismo elettorale, ecc., non sono state
prese in considerazione dai politici trincerati nella Moneda e nel
Congresso. L’indignazione del popolo, senza canali democratici per
risolvere i suoi problemi, è esplosa con una furia che ha preso di
sorpresa i politici di tutti i colori e le autorità di tutti i livelli. È
illusorio pensare che il paese possa tornare alla “normalità” che
imperava fino a una settimana fa. Piuttosto questo ottobre può passare
alla storia del Cile come una grande giornata di lotta popolare.
Indubbiamente i suoi risultati si stanno vedendo nella natura spontanea e
carente di guida del sollevamento.
La
vecchia politica con il suo carico di corruzione e demagogia deve
essere sostituita fa forze politiche e sociali non compromesse con il
sistema.
Non
sono “molliche sociali” quelle che possono aprire un canale per
superare questa crisi. Il Cile necessita di un cambiamento istituzionale
profondo, richiede di dare inizio a una nuova epoca retta da principi
in cui solidarietà e uguaglianza siano le regole d’oro della convivenza
cittadina.
É
più urgente che mai convocare un’Assemblea Costituente, eletta dal
popolo, per elaborare una nuova Costituzione Politica che sia approvata
in un plebiscito libero e sovrano.
Bisogna agire con energia per abbattere gli ostacoli legali che rendono difficile la sua convocazione.
Si
tratta di una questione di vita o di morte per la democrazia. Se non si
agisce in questo modo, resterà libero il passo per un’alternativa di
estrema destra. Il sollevamento popolare, che oggi mira verso una
direzione positiva domandando giustizia sociale, può frustrarsi e
convertirsi in argilla malleabile del fascismo.
Siamo
nel momento preciso per impedire una manovra di quel tipo e di far
diventare questa insurrezione popolare una grande vittoria della
democrazia.
Ottobre, 2019
*****
Sindacato
N°1 dei Lavoratori dell’Escondida: «Paralizziamo, miniere e minatori,
paralizziamo tutta l’industria mineraria del Cile insieme agli altri
settori produttivi»
del Sindacato Nº1 dei Lavoratori della Miniera Escondida
Pubblicato il 20 ottobre, 2019 , in Declaraciones
Compagne
e compagni.
Oggi il paese sta passando per momenti difficili e critici,
c’è stata un’esplosione sociale e legittima, un’accumulazione di rabbia
contenuta di soprusi, disuguaglianze, mancanza di speranza e incertezza
per il futuro.
Noi lavoratrici e lavoratori siamo parte integrante di
questa società e inoltre siamo l’asse centrale della classe lavoratrice e
davanti ai gravi fatti accaduti non possiamo restare in silenzio e non
possiamo rimanere immobili davanti al nostro popolo che sta lottando.
Questa
rabbia contenuta voi la conoscete bene e la vivete ogni giorno, alcuni
più di altri, però è lì viva, latente in ciascuna delle nostre famiglie,
vicini e amici.
Questa esplosione di rabbia non è stata per l’aumento
del biglietto del sistema di trasporto della metro, che è stato solo
l’innesco di questo cancro di ingiustizie che viviamo noi lavoratori
quotidianamente.
È importante vedere chiaramente come questo sistema di
governo e capitalista ci opprime. A volte non siamo capaci di vederlo
perché siamo abituati al giogo politico e imprenditoriale e mascheriamo
le nostre evidenti necessità con l’indebitamento familiare.
Abbiamo
un sistema di AFP [n.d.t: fondi pensionistici] che è un furto; i loro
soldi li sfruttano le banche e le imprese e poi voi li dovete chiedere
in prestito con alti interessi, i guadagni li ricevono le AFP e i loro
padroni, però le perdite sono a carico di noi lavoratori che, quando
siamo vecchi, stanchi e malati riceveremo pensioni da miseria.
Sanno
perfettamente che la salute ha un prezzo e chi non ha soldi muore.
Pagano mensilmente importanti cifre di denaro in quote ed assicurazioni,
e malgrado ciò quando si ammalano devono pagare. Guardatevi intorno,
compagne e compagni, rompete la vostra bolla individuale e vedete
chiaramente quanti dei vostri genitori, figli, fratelli, nipoti, zii,
nonni e amici sono indebitati perché non hanno come potersi curare;
quanti sono morti in ospedali miserabili per non avere come pagarsi da
vivere.
Compagne
e compagni, voi pensate a che educazione e che eredità state lasciando
ai vostri figli. I vostri figli e familiari studiano in un sistema
educativo mediocre che li prepara ad essere mano d’opera a basso costo.
Voi pagate per istruire i vostri figli, però i figli dei ricchi e
potenti studiano in collegi migliori, irraggiungibili per le vostre
tasche, e per di più con i vantaggi che gli danno le imprese. I figli
dei ricchi e potenti vanno nelle migliori università del Cile, quelle
stesse che i nostri padri lavoratori e operai hanno costruito con i loro
sforzi e lavoro e che oggi sono appannaggio di altri e non dei figli
degli operai e degli umili.
Compagne
e compagni all’origine di questi problemi del paese non c’è la mancanza
di risorse, al contrario, avanzano risorse, e il problema è che sono
rubate dalle grandi compagnie transnazionali come BHP. Un esempio: delle
risorse minerarie del Cile solo il 25% dei guadagni rimane nel paese e
il resto è “rubato legalmente” da grandi compagnie transnazionali che
approfittano della legislazione favorevole alle imprese e lo fanno
sfacciatamente da anni. Lì, in quelle risorse stanno le nostre pensioni,
le operazioni e le risorse mediche affinché non muoia la nostra gente e
lì è l’istruzione gratuita e di qualità che i vostri figli meritano ed
alla quale voi non avete avuto accesso.
Vista questa cruda realtà Che faremo compagne e compagni? Chiuderemo gli occhi. Quanti
dei nostri figli sono in queste manifestazioni sociali e nella strada,
quanti dei nostri genitori stanno lottando, nostre mogli o mariti,
nostri nipoti, nostri fratelli ecc… vediamo chiaramente quello che sta
succedendo. Purtroppo voi conoscete molto bene la storia e cosa
significa che le forze armate siano nelle strade.
Prenderemo
coscienza solo quando uccidano qualcuno che ci sta vicino, e allora ce
ne pentiremo e capiremo l’importanza di lottare uniti per un futuro
migliore. Esiste un solo potere che nessuno può toglierci, che nessuno
può costringere e che nessuno può eguagliare, e questo è il potere di
produrre. Non si genera alcun guadagno, non sei muove una sola macchina e
non si semina o raccoglie alcun alimento se non per mano delle
lavoratrici e dei lavoratori. Questo potere è il più forte di tutti, è
sicuro, pacifico, protettore, classista e di fratellanza per il nostro
popolo.
Questo
Sindacato ha una responsabilità sociale perché è il Sindacato più
grande dell’industria mineraria privata e perché fa produrre la miniera
più grande del mondo, della transnazionale più poderosa del pianeta.
Abbiamo una storia di lotta e lealtà da ricordare e oggi è necessario
dare l’esempio all’industria mineraria nazionale, privata e statale.
Dobbiamo paralizzare le nostre operazioni per la sicurezza della nostra
gente delle regioni che deve viaggiare, dobbiamo paralizzare per
l’insopportabile preoccupazione di quello che sta succedendo nel nostro
paese, in cui i nostri familiari sono parte attiva di questi movimenti
sociali, tutto questo protetti dalle garanzie costituzionali
dell’articolo 184 del Codice del Lavoro. Però la cosa più importante e
di maggior valore, è che dobbiamo creare la paralisi perché facciamo
parte di questa classe lavoratrice ch sta soffrendo. Questo è cominciato
a Santiago e il popolo intero, da Arica a Punta Arenas è uscito a
difendere il popolo intero. Non possiamo continuare a lavorare e a far
funzionare queste imprese potenti come se non succedesse nulla, sapendo
che sono colluse con questo governo che oggi ci attacca ed opprime. Non
possiamo non paralizzare, perché la storia ci condannerà come vigliacchi
e complici di questi soprusi alla classe lavoratrice, e la questione
più intima e sentita è che non possiamo non paralizzare perché non
saremmo più capaci di guardare in faccia la nostra famiglia e
soprattutto i nostri figli che oggi sono in questa lotta, senza sentire
che non abbiamo fatto nulla per appoggiarli e difenderli, sapendo che
quel potere e capacità è nelle nostre mani.
Paralizziamo,
miniere e minatori, paralizziamo tutta l’industria mineraria del Cile e
tutti gli altri settori produttivi, fino a quando non ritirino le forze
militari e d’oppressione dalle strade e fino a quando le autorità di
governo non siano disponibili a sedersi a dialogare da pari a pari con
questo popolo che grida e lotta per uguaglianza, giustizia, opportunità,
lavoro e una vita degna per la nostra gente.
Saluti fraterni.
Direzione Sindacato Nº1 dei Lavoratori di Miniera Escondida
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