Walter
ha deciso di assumersi la responsabilità di farsi portavoce del dolore,
e spesso della disperazione, di migliaia di persone che hanno, tra i
vari, anche il problema di non poter ricevere la quantità di
cannabinoidi prevista dal proprio medico.
Walter ha deciso di scrivere
al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Presidente della Camera
Roberto Fico e ai ministri della Salute e della Difesa per chiedere un
incremento della produzione di cannabis terapeutica. Non per sé ma per
tutti.
Dal 2007 l’Italia consente la prescrivibilità
dei prodotti a base di cannabis per vari tipi di condizioni, e dal 2012
una quindicina di Regioni hanno adottato leggi per rimborsare i
prodotti specificando chi possa scrivere le ricette e chiarendo il
catalogo dei prodotti rimborsabili.
Dal 2015 lo Stabilimento Farmaceutico Militare di Firenze
coltiva infiorescenze ricche di CBD (uno dei due principi attivi
utilizzati per fini terapeutici) che spedisce direttamente alle farmacie
che ne fanno richiesta.
Da una decina d’anni la stragrande maggioranza
dei prodotti disponibili sul mercato provengono dall’Olanda
(e sono ricchi anche di THC), mentre dal 2018 sono stati importati
prodotti anche dalla Germania a seguito di specifiche gare d’appalto.
Da qualche settimana l’Unione europea ha approvato l’Epidiolex,
un farmaco a base di cannabis indicato per il trattamento di forme rare
ma gravi di epilessia. E’ la prima volta che accade nel nostro
continente. Si tratta di un prodotto made in USA lanciato nel 2018.
A
seguito di questo riconoscimento da parte dell’Agenzia del farmaco
europea potrà esser prescritto in tutti gli Stati Membri dell’UE.
L’Epidiolex si presenta in forma liquida da assumere per bocca, come
fosse uno sciroppo, e contiene solamente CBD.
Secondo stime del Governo, il fabbisogno nazionale è intorno ai 1000 chili.
A metà giugno 2019 l’Agenzia Industrie Difesa ha indetto una prima gara
a procedura aperta accelerata (importo presunto 1.520.000,00 Euro al
netto di IVA) per la fornitura di 400 Kg di cannabis (320 Kg contenenti
THC, 30 misto THC e CBD e 30 prevalentemente CBD) per le esigenze dello
Stabilimento Chimico Farmaceutico di Firenze e una seconda per dei
macchinari (importo presunto 230.000,00 Euro al netto di IVA) per
rafforzare la produzione made in Italy nel capoluogo toscano.
Malgrado a Firenze la coltivazione continui, non senza problemi,
siamo ancora a corto di prodotti per soddisfare le esigenze di un
numero crescente di malati. Quante siano però le persone che ricevono
prodotti a base di cannabis per terapie non è dato sapere - il Ministero
della Salute è in ritardo nella pubblicazione dei dati relativi al
numero di ricette, le condizioni per cui sono previsti i piani
terapeutici, le tipologie di prodotto prescritte e gli eventuali effetti
avversi.
E pensare che l’Italia è stato tra i primi
stati sovrani a legalizzare l’accesso a terapie a base di cannabis e che
nel 2018, secondo un rapporto delle Nazioni unite, è tra i primi dieci produttori di cannabinoidi terapeutici al mondo!
Nel 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato alla
Commissione sulle Droghe delle Nazioni unite di togliere la cannabis
dalla tabella delle piante e sostanze più pericolose in modo da
facilitarne l’uso medico-scientifico previsto dalle convenzioni
internazionali.
L’Italia ha ricollocato la pianta nella seconda tabella
nel 2014 a seguito, tra le altre cose, della dichiarazione di
incostituzionalità della Legge Fini-Giovanardi del 2006.
Per
sua stessa ammissione, quella di Walter De Benedetto è “una storia di
negazione del diritto alla salute e di accesso a terapie per curare il
dolore grazie alla cannabis”.
All’inizio di ottobre nella sua casa di
Arezzo sono state sequestrate nove piante di marijuana che Walter
utilizzava “arrangiandosi” per alleviare i dolori dell’artrite
reumatoide che non riusciva a lenire per via dell’insufficienza dei
prodotti provvisti dall’ASL.
Nella sua lettera a governo
e Parlamento Walter ricorda che “la scarsità dei prodotti è dovuta a
una crescente domanda a cui l’Italia non riesce a corrispondere con la
produzione nazionale o le importazioni” e si appella affinché la nuova
legge di bilancio preveda “ulteriori finanziamenti in questo senso”.
Nel 2016 l’Associazione Luca Coscioni e Radicali Italiani, insieme a decine di altre associazioni, hanno raccolto oltre 68.000 firme per presentare una proposta di legge d’iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis (per tutti i fini); se nella XVII Legislatura esisteva un inter-gruppo di quasi 300
tra Deputati e Senatori, dal 2018 si sono perse le tracce della volontà
riformatrice. Eppure, almeno sulla carta, ci sarebbe una maggioranza
parlamentare che nei propri programmi e dichiarazioni sarebbe a favore
della regolamentazione legale.
Alla lettera di Walter De Benedetto si aggiungono le oltre 25.000 firme
raccolte su un paio di appelli che chiedono la ricostituzione
dell’inter-gruppo, la presentazione di altri disegni di legge, e
comunque di iscrivere all’ordine del giorno la proposta popolare che
prevedeva norme molto più liberali e onnicomprensive relative anche agli
aspetti terapeutici della pianta.
Riusciranno ancora
una volta i malati, che lottano con i loro corpi contro la malattia, ad
arrivare al cuore della politica piuttosto che rischiare il carcere per
vedere il loro diritto alla salute rispettato?
Nessun commento:
Posta un commento