Fra
pochi giorni, assai probabilmente, si rinnoveranno “tacitamente” gli
accordi italo- libici del 2017, voluti e firmati da Unione Europea,
Gentiloni e Minniti, che sancirono la complicità italiana con le torture
ed i lager libici e di cui si hanno, da tempo, inconfutabili evidenze e
prove.
E a poco vale la sceneggiata da parte di Al Serraj della presunta inchiesta avviata dal suo governo contro Bijia, ovvero, l’amministratore unico della rete che tiene insieme guardia costiera, traffico di esseri umani e lager libici di cui venne documentata da parte di Avvenire la sua presenza in Italia negli incontri preliminari all’accordo italo-libico del 2017.
Intanto lo stesso Serraj ha emanato un decreto che prevede: «Salvataggi solo su autorizzazione della guardia costiera». Secondo il decreto pubblicato il 15 settembre dal Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale libico, le organizzazioni non governative che intendono svolgere attività di Ricerca e soccorso nelle acque libiche devono chiedere l’autorizzazione a Tripoli e rispettarne le norme: le navi che non lo fanno saranno sequestrate.
Le ONG sono tenute a «fornire tutte le informazioni necessarie, anche tecniche, al Centro di coordinamento libico per il salvataggio»; a non bloccare le operazioni della Guardia costiera locale e a «lasciarle la precedenza d’intervento»; a informare preventivamente il Centro di coordinamento libico di iniziative autonome, anche se urgenti. I naufraghi salvati dalle ONG «non vengono rimandati in Libia tranne in casi eccezionali». Il personale libico «è autorizzato a salire a bordo per tutto il tempo valutato necessario, per motivi legali e di sicurezza». Le ONG s’impegnano a «non mandare nessuna comunicazione o segnale per facilitare l’arrivo d’imbarcazioni clandestine».
Di ciò si è avuta notizia solo grazie all’Ufficio immigrazione dell’Arci, che ha definito il decreto una sorta di «codice Minniti libico» perché ricalca pari pari quello dell’ex ministro Marco Minniti.
Intanto una conferma a quanto sostenuto dall’Arci è arrivata da Mohamed Sakr, funzionario della Guardia costiera di Tripoli: «Non abbiamo ricevuto dal ministro dell’Interno del Governo di accordo nazionale alcun mandato di cattura per Bija», ovvero, quell’Abd al Rahman al Milad accusato di violenza e traffico di esseri umani ed ancora direttore in carica della Guardia costiera libica.
LA ONG “Mediterranea” invita alla mobilitazione: «Fino a sabato riempiamo le strade e le piazze per affermare il nostro dissenso» ed Oxfam ha già chiesto di di bloccare il memorandum: «L’accordo non è mai stato ratificato dal parlamento, contrariamente a quanto previsto in Costituzione. Nei centri di detenzione sono rinchiuse oltre 4.500 persone. In quelli non ufficiali, gestiti da criminali, ne sono stimati a decine di migliaia. I governi italiani hanno continuato a finanziare i libici per un costo di oltre 150milioni di euro dal 2017 al 2019».
Insomma, ad Est la UE paga lautamente Erdogan perché trasferisca i profughi siriani nell’ex Rojava – dal quale sta cacciando il popolo Curdo a suon di bombe vendutegli da fabbriche europee ed italiane con il placet della NATO- obbligandoli, sotto la minaccia di essere torturati o uccisi, a sottoscrivere un’ “autodichiarazione di volontà a voler tornare in Siria”.
A sud la UE paga altrettanto lautamente il capomafia Bijia ed Al Serraji perché impediscano i soccorsi nel loro tratto di mare e trattengano i profughi africani nei lager in cui vengono torturati, stuprati e tenuti come ostaggio per estorcere alle povere famiglie di provenienza qualche centinaia di dollari o euro.
L’unica discontinuità che vedo è che, mentre Salvini ha costruito e continua ad alimentare a partire dal fenomeno delle migrazioni la sua narrazione propagandistica dell’ “invasione” e della “sostituzione etnica”(e gli funziona benissimo), quelli che sono ora al governo si girano dall’altra parte e pagano altri per fare il lavoro sporco ammantandosi, tuttavia, di un tanto vago quanto ipocrita umanitarismo.
Ripropongo, di seguito, le parole scritte in occasione del “Giorno della Memoria” da Franco Berardi “Bifo” il 27 gennaio del 2018 . “ Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche liberarono i sopravvissuti dello spaventoso luogo di sterminio nel quale avevano perso la vita un milione e centomila persone, tra cui un milione di ebrei. Da quel giorno per settant’anni abbiamo detto “Mai più Auschwitz”. Intendevamo mai più sterminio, mai più discriminazione razziale, ma più detenzione di massa su basi etniche. Invece oggi lungo tutta la costa del Mediterraneo stiamo costruendo un gigantesco campo di concentramento e sterminio, stiamo creando le condizioni di un nuovo Olocausto, come ha detto, fra gli altri, Alex Zanotelli (leggi, Rompiamo il silenzio sull’Africa). Quando la soluzione finale venne dichiarata politica ufficiale del Terzo Reich la popolazione tedesca continuò a occuparsi dei fatti suoi o a sostenere apertamente il regime di Hitler.
Per anni gli ebrei i rom e i comunisti erano stati additati come i responsabili della miseria e dell’inflazione e soprattutto dell’umiliazione che i tedeschi avevano subito dopo la prima guerra mondiale. Oggi sta succedendo esattamente la stessa cosa, anche se gli attori sono mutati. L’austerità finanziaria ha provocato l’umiliazione e l’impoverimento della popolazione europea. Da quel momento si è messa in moto una dinamica che segue passo dopo passo gli eventi che condussero alla soluzione finale. Nel 1938 centomila ebrei tentarono di sbarcare sulle coste inglesi e americane, ma furono respinti con le stesse motivazioni con le quali oggi noi stiamo respingendo milioni di africani, arabi, afghani…
Il ministro Marco Minniti ha detto che il suo compito è semplicemente “gestire i flussi”. Forse non lo sa ma è esattamente la cosa che disse Adolf Eichmann ai giudici del Processo di Gerusalemme. Ci sarà un processo a Minniti? In quel caso, che auspico, il ministro degli Interni italiano dovrà spiegare ai giudici perché ha impedito in tutti i modi di salvare vite umane nel Mediterraneo, col risultato di affogare persone che avrebbero potuto essere salvate, perché ha consegnato centinaia di migliaia di africani ai torturatori libici, e perché si accinge a portare la guerra nel Niger per impedire a folle di donne e di uomini di fuggire le terre che il nostro sfruttamento ha reso inabitabili e la nostra guerra ha reso pericolose. Per affrontare la migrazione in modo pacifico e che si sta svolgendo è un processo che richiederebbe prima di tutto il coraggio intellettuale di fare i conti con il passato del colonialismo, in secondo luogo la ragionevolezza di investire per l’accoglimento i fondi che vengono investiti per la sicurezza, col risultato di incrementare la paura e l’odio. Quel coraggio intellettuale manca completamente al ceto politico più ignorante di tutti i tempi. E la ragionevolezza è scomparsa da quando la popolazione europea, inebetita dall’impotenza e dalla depressione, spinta da un ben comprensibile desiderio di vendetta brancola alla ricerca di capri espiatori da respingere o se necessario sterminare (purché in luoghi distanti dalla vista dei bambini, per esempio in mezzo al mare dopo aver allontanato i testimoni delle Organizzazioni non governative).
È tardi per fermare questa marcia di zombie nella notte razzista? Ha scritto Gunther Anders (1962). “Possiamo aspettarci che gli orrori del Reich a venire eclisseranno gli orrori del Reich del passato. Certamente quando un giorno i nostri figli o nipoti, orgogliosi della loro perfetta co-meccanizzazione, guarderanno dalle altezze del loro impero dei mille anni verso il Reich di ieri, gli apparirà come un esperimento minore e provinciale”. [1]
Se è vero, come scrisse Giorgio Agamben che “ [. ..] quasi nessuno dei princìpi etici che il nostro tempo ha creduto di poter riconoscere come validi ha retto alla prova decisiva, quella di una Ethica more Auschwitz demonstrata” [2] è altrettanto vero che l’Europa ha già tradito il giuramento “mai più Auschwitz” dal momento in cui l’Unione Europea, da anni, risponde al fenomeno delle migrazioni con politiche che sollecitano, supportano e finanziano attività di respingimento e di segregazione aberranti e disumane fino alla creazione di un nuovo mostruoso, gigantesco universo concentrazionario ai suoi confini marini e terrestri.
A poco a poco, si stanno, così, ricreando le condizioni di un vero e proprio nuovo olocausto che, man mano che gli effetti del climate change si estenderanno, rischia di assumere proporzioni fini qui inimmaginabili.
Peraltro, a marzo di quest’anno la UE aveva ridotto la già discutibile Operazione “Sophia” abbandonando migranti e rifugiati nelle mani della famigerata Guardia costiera libica. “[…] Dopo aver usato ogni pretesto a loro disposizione per precludere il Mediterraneo alle navi di soccorso delle ONG e avendo già interrotto diversi mesi fa le loro operazioni di soccorso, i governi dell’Unione europea stanno ora togliendo le loro navi in modo che nessuno possa salvare le vite di uomini, donne e bambini in pericolo“.
Così commentava Matteo de Bellis, ricercatore di Amnesty International sull’immigrazione, all’indomani della ratifica del 27 marzo 2019 da parte dei governi dell’Unione europea, della decisione di sospendere le attività di pattugliamento nel Mediterraneo previste dalla missione militare “Sophia” lasciando mano libera ai libici mentre già si impediva il soccorso in mare alle ONG.
Forse aveva davvero ragione Peter Handke. Forse l’Europa era già morta poco più di 20 anni fa quando decise di bombardare insieme agli USA Belgrado ed il Kossovo.
[1] Non avevamo giurato mai più Auschwitz? di Franco Berardi Bifo su COMUNE-INFO del 27 Gennaio 2018
[2] Quel che resta di Auschwitz. L’archivio e il testimone. Homo sacer di Giorgio Agamben, ed. Bollati Boringhieri, 1998
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