C’è da capire quale posizione assumere dopo che Atlantia ha minacciato di ritirarsi dall’operazione di salvataggio di Alitalia, a soli dodici giorni dall’ennesima scadenza rinviata già sei volte.
Nella lettera inviata al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, Atlantia ha tirato in ballo la revoca della concessione ad Autostrade, società che controlla.
È questo il punto che manda l’esecutivo su tutte le furie.
Al tavolo del governo si respira tensione.
Il ragionamento è il seguente: i Benetton hanno gettato la maschera.
La mossa di Atlantia genera irritazione, delusione, ma anche difficoltà perché il governo si ritrova a dover gestire ora una trattativa delicatissima.
Si riparte dalla casella iniziale.
Una decisione compiuta da parte del governo sarà presa nei prossimi giorni, spiegano alcune fonti dell’esecutivo, ma fin da subito emerge la volontà di provare a tenere separata la partita del salvataggio di Alitalia da quella della revoca della concessione ad Autostrade. Almeno questo è il tentativo. Oltre Conte, al tavolo c’erano Patuanelli, Luigi Di Maio, la titolare dei Trasporti Paola De Micheli, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Si proverà a insistere su questo punto. Appena due giorni fa, al cantiere del viadotto per Genova, Conte ha assicurato che non saranno fatti sconti. E poi ci sono i 5 stelle, che non possono permettersi di sobbarcarsi l’ennesima capriola dopo la giravolta che ha sdoganato l’ingresso dei Benetton nel consorzio che dovrà dare vita alla nuova Alitalia. Stefano Buffagni non le ha mandate a dire: “Non sottostiamo ai ricatti di nessuno”.
L’exit strategy del governo è però complessa perché nella missiva inviata da Atlanti al ministero dello Sviluppo economico c’è scritto chiaramente che il tema della concessione ad Autostrade non può essere ignorato. Si punta il dito contro una “situazione di incertezza” e l’avvio di un procedimento per la revoca che sia in termini di soldi da sborsare che sul fronte della tutela degli azionisti e dei dipendenti è ritenuta a questo punto “onerosa, di complessa gestione ed elevato rischio”.
Al di là degli interessi di parte, è evidente che il tema Autostrade diventa la questione da risolvere se si vuole arrivare al salvataggio di Alitalia. Che questa fosse la questione delle questioni era fino ad oggi nei sospetti del governo precedente e in quello attuale, ora è nei fatti. Fonti vicine alla società premono per sottolineare che non è in atto alcuna richiesta di scambio tra Autostrade e il salvataggio della compagnia aerea, ma l’obiettivo che si vuole perseguire è solamente quello di avere da parte del governo una parola chiara e definitiva su questo dossier. Troppo difficile, viene spiegato, portare avanti un’operazione industriale come Alitalia quando dall’esecutivo arrivano parole velenose su Autostrade.
E poi per Atlantia ci sono soprattutto le questioni industriali. Sono quelle, per la società, le questioni che contano. Nel primo pomeriggio i vertici di Atlantia hanno incontrato i commissari di Alitalia e i rappresentanti del Tesoro e di Fs. C’erano tutti i soggetti coinvolti nel consorzio che entro il 15 ottobre dovrebbe lanciare l’offerta per l’ex compagnia di bandiera. Mancava Delta, raggiunta con una call in serata. Nei prossimi giorni partirà una lettera, ancora indirizzata a Patuanelli. Dentro saranno elencate tutte le cose che secondo Atlantia devono cambiare. Serve chiarezza sul break even, che va garantito entro il quarto anno per non bruciare soldi in cassa: per farlo bisogna cambiare il piano industriale, garantendo ad Alitalia le rotte per il Nord America. Bisogna capire se Alitalia arriverà fino a febbraio, quando ci sarà il closing dell’operazione. Sarà contenuta anche la richiesta al governo di intervenire su Delta attraverso una moral suasion per convincerla a investire di più. Il salvataggio di Alitalia riparte anche da qui.
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