sabato 12 ottobre 2019

Appunti di vite sovversive.

La Società Storica Civitavecchiese ha realizzato una pubblicazione dal titolo “Appunti di vite sovversive” e contenente le schede sugli abitanti di Civitavecchia nel Casellario Politico Centrale. 
 

Con un lungo e puntiglioso lavoro d’archivio sono stati estratti i 254 fascicoli dei cittadini ritenuti dissidenti o sovversivi.
La pubblicazione è a cura di Enrico Ciancarini e vede i contributi di Enrico Luciani, Gherardo Colombo, Manlio Luciani e Silvio Antonini.
Il periodo di riferimento va dal 1894 al 1943, quindi da ben prima dell’avvento del fascismo. Anche lo “Stato liberale” schedava le forme di dissenso, in particolare anarchici, socialisti e repubblicani. Da dopo la fondazione del PCI e con l’instaurazione del fascismo, l’attenzione si concentrò maggiormente sui comunisti.


Come noto, il lavoro di schedatura veniva svolto attraverso la sorveglianza, l’investigazione, l’infiltrazione e la delazione (queste ultime due attività spesso erano frutto del ricatto da parte delle Forze dell’Ordine). Le schede quindi non riportano una verità storica, ma la percezione sui sorvegliati che avevano le autorità, oppure i fatti nella versione (non necessariamente attinente alla realtà) dei confidenti; lo studio oltre che sulla memoria antifascista, è sui metodi di controllo adottati dalle Forze dell’Ordine.
Nei fascicoli personali sono riportate le misure restrittive a cui potevano essere sottoposti i dissidenti: confino, ammonizione, diffida e iscrizione nella “Rubrica di Frontiera” (la lista di tutti quelli che dovevano essere fermati alle frontiere). Si riporta inoltre chi abbia presentato domanda di radiazione dal Casellario Politico Centrale, cioè abbia fatto abiura.
Civitavecchia è una “città ribelle e mai domata” che ha espresso un’imponente battaglione di circa 600 Arditi del Popolo, la cui memoria è viva soprattutto grazie al contributo della Compagnia Portuale (da cui provenivano gran parte di loro). A Civitavecchia c’è una piazza e un monumento dedicati agli Arditi del Popolo, sono state prodotte numerose pubblicazioni e realizzate conferenze. Gli Arditi del Popolo erano temutissimi e sorvegliatissimi dalle Forze dell’Ordine, eppure ne schedarono solo un centinaio, gli altri non furono mai individuati, coerentemente al motto “dal nulla sorgemmo”.
Gli altri schedati erano attivisti politici o gente normale che il Sistema spiava senza motivi specifici. Persone che semplicemente non erano fasciste o che invece di omologarsi pensavano con la propria testa, quindi pericolosissimi. Il Sistema non voleva uomini pensanti, ma solo ubbidienti. Per questo venivano schedate tutte le forme di dissenso: uno sguardo sul passato che ci parla dell’oggi.
Il libro ha un valore generale legato alla divulgazione sui sistemi di controllo e repressione, ma ovviamente è ben indirizzato su uno specifico territorio e per tanto ha un’interesse prevalentemente locale (d’altronde la distribuzione è limitata all’area di Civitavecchia). Quindi in questo particolare caso, non si consiglia tanto la lettura, quanto l’emulazione. La pubblicazione realizzata a Civitavecchia deve essere presa ad esempio come “buona prassi” da replicare ovunque, per tenere viva la memoria e per ribadire che il dissenso non è un crimine.

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