La
Società Storica Civitavecchiese ha realizzato una pubblicazione dal
titolo “Appunti di vite sovversive” e contenente le schede sugli
abitanti di Civitavecchia nel Casellario Politico Centrale.
Con un lungo
e puntiglioso lavoro d’archivio sono stati estratti i 254 fascicoli dei
cittadini ritenuti dissidenti o sovversivi.
La
pubblicazione è a cura di Enrico Ciancarini e vede i contributi di
Enrico Luciani, Gherardo Colombo, Manlio Luciani e Silvio Antonini.
Il
periodo di riferimento va dal 1894 al 1943, quindi da ben prima
dell’avvento del fascismo. Anche lo “Stato liberale” schedava le forme
di dissenso, in particolare anarchici, socialisti e repubblicani. Da
dopo la fondazione del PCI e con l’instaurazione del fascismo,
l’attenzione si concentrò maggiormente sui comunisti.
Come
noto, il lavoro di schedatura veniva svolto attraverso la sorveglianza,
l’investigazione, l’infiltrazione e la delazione (queste ultime due
attività spesso erano frutto del ricatto da parte delle Forze
dell’Ordine). Le schede quindi non riportano una verità storica, ma la
percezione sui sorvegliati che avevano le autorità, oppure i fatti nella
versione (non necessariamente attinente alla realtà) dei confidenti; lo
studio oltre che sulla memoria antifascista, è sui metodi di controllo
adottati dalle Forze dell’Ordine.
Nei
fascicoli personali sono riportate le misure restrittive a cui potevano
essere sottoposti i dissidenti: confino, ammonizione, diffida e
iscrizione nella “Rubrica di Frontiera” (la lista di tutti quelli che
dovevano essere fermati alle frontiere). Si riporta inoltre chi abbia
presentato domanda di radiazione dal Casellario Politico Centrale, cioè
abbia fatto abiura.
Civitavecchia
è una “città ribelle e mai domata” che ha espresso un’imponente
battaglione di circa 600 Arditi del Popolo, la cui memoria è viva
soprattutto grazie al contributo della Compagnia Portuale (da cui
provenivano gran parte di loro). A Civitavecchia c’è una piazza e un
monumento dedicati agli Arditi del Popolo, sono state prodotte numerose
pubblicazioni e realizzate conferenze. Gli Arditi del Popolo erano
temutissimi e sorvegliatissimi dalle Forze dell’Ordine, eppure ne
schedarono solo un centinaio, gli altri non furono mai individuati,
coerentemente al motto “dal nulla sorgemmo”.
Gli
altri schedati erano attivisti politici o gente normale che il Sistema
spiava senza motivi specifici. Persone che semplicemente non erano
fasciste o che invece di omologarsi pensavano con la propria testa,
quindi pericolosissimi. Il Sistema non voleva uomini pensanti, ma solo
ubbidienti. Per questo venivano schedate tutte le forme di dissenso: uno
sguardo sul passato che ci parla dell’oggi.
Il
libro ha un valore generale legato alla divulgazione sui sistemi di
controllo e repressione, ma ovviamente è ben indirizzato su uno
specifico territorio e per tanto ha un’interesse prevalentemente locale
(d’altronde la distribuzione è limitata all’area di Civitavecchia).
Quindi in questo particolare caso, non si consiglia tanto la lettura,
quanto l’emulazione. La pubblicazione realizzata a Civitavecchia deve
essere presa ad esempio come “buona prassi” da replicare ovunque, per
tenere viva la memoria e per ribadire che il dissenso non è un crimine.
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