domenica 20 ottobre 2019

Air Force Renzi è di una società che fabbrica dighe a Katmandu?

(Simone Di Meo – la Verità) – Il puntino verde ha ripreso a lampeggiare sul radar, assai lontano. La scia dell’ Air Force Renzi stavolta arriva fino in Asia. In Nepal, per la precisione. Dove potrebbe trovarsi la risposta alla misteriosa società proprietaria dell’ Airbus 340/500 noleggiato, successivamente, dall’ Etihad e, da questa, girato in leasing all’ Alitalia per le esigenze del capo del governo dell’ epoca, l’ ex Rottamatore Matteo Renzi.
Si tratta della Uthl. Una sigla che nei database dei lessors internazionali (tecnicamente le società che acquistano gli aerei per fittarli alle compagnie in tutto il mondo) non è associata ad alcun grande gruppo. Ma che potrebbe, invece, corrispondere alla società nepalese «Upper Tamakoshi Hydropower Ltd».

Si tratta di una azienda, nata da una costola della Nepal Electricity Authority nel 2007, come «agenzia esecutiva per l’ attuazione» del progetto idroelettrico di «Upper Tamakoshi» – si legge sul sito istituzionale dell’ ente – per «far fronte alla crisi elettrica in corso in Nepal». Il fiume Tamakoshi è uno dei maggiori affluenti del Sunkoshi, e la presa per la nuova centrale sarà installata nel villaggio di Lamabagar, che si trova a «6 km a sud del confine con la Cina (Tibet)» e a «32 km a nord-nord-est del centro del distretto di Dolakha». La traccia sembra convincente.
«Innanzitutto dobbiamo precisare che non è stato questo l’ unico aereo «leased by Uthl»», spiega al nostro giornale Antonio Bordoni, esperto di incidenti aerei e autore del libro Piloti malati e proprietario del sito Air Accidents. «In realtà oltre alla matricola 748, appunto la macchina acquistata dal governo italiano, risultano passati per la Uthl anche la matricola 757 e 761, ovvero altri due Airbus 340».
«Nelle liste di lessors aeronautico anche «datate» la società in questione non risulta apparire e tutto farebbe pensare trattarsi di un soggetto al di fuori del settore dei noleggi aeronautici». Per di più – spiega ancora Bordoni – «la precisazione «leased by» viene introdotta per chiarire tutti i passaggi che l’ aeromobile ha avuto nella sua vita lavorativa, ma non significa che dopo un certo numero di anni la macchina sia ancora noleggiata da quella società».
Anzi, «i contratti di leasing vengono solitamente stipulati per un numero limitato di anni, e in ogni caso nel momento di una rivendita dell’ aereo se a monte vi fosse un lessors attivo, ciò deve comparire, pena la nullità del contratto». Dunque, davvero il governo italiano ha scelto come ammiraglia un vettore aereo di proprietà di una società che fabbrica dighe dalle parti di Katmandu?
Chi potrebbe contribuire a fare chiarezza – e non è detto che non accada, considerati gli ultimi risvolti – è la Etihad, la compagnia dell’ emiro di Abu Dhabi che ha noleggiato l’ airbus dalla Uthl e l’ ha poi riscattato per noleggiarlo, a sua volta, all’ Alitalia con un contratto di leasing 26 volte superiore il valore stesso dell’ aeromobile. Questo perché, al momento della stipula del contratto, il ministero della Difesa – che nel 2016 aveva curato gli aspetti tecnici della trattativa – avrebbe espresso la preferenza di avere come controparte contrattuale un’ azienda italiana: l’ Alitalia, appunto.
Ed è proprio la nostra compagnia di bandiera, che già attraversa una crisi finanziaria terribile, adesso a dover pagare probabilmente lo scotto di quella triangolazione e della risoluzione anticipata del contratto di leasing decisa nell’ agosto 2018 dal governo giallblù prima della scadenza naturale degli otto anni.
«Il tentativo di Alitalia di terminare l’ accordo vincolante con Etihad non ha validità. Alitalia infatti resta vincolata alle condizioni concordate al momento della firma del contratto. Pertanto, Etihad ha deciso di portare Alitalia in tribunale al fine di ottenere un risarcimento dei danni subiti a causa della violazione del contratto», ha spiegato un portavoce della compagnia mediorientale. «Il contratto di leasing dell’ Airbus A340 è stato stipulato su richiesta del governo italiano.
Alitalia è stata inclusa nell’ operazione e ne ha tratto beneficio dal punto di vista economico grazie alla fornitura di servizi aggiuntivi», ha aggiunto il portavoce. Etihad, ha sottolineato ancora, «ha acquistato l’ aeromobile direttamente da Airbus attraverso un finanziamento stipulato con parti terze, garantito da ipoteca sull’ aeromobile stesso. Per evitare che l’ aereo della presidenza del Consiglio incorresse nel rischio di riappropriazione da parte dei soggetti finanziatori, il ministero della Difesa italiano aveva deciso di non siglare un accordo che prevedesse un’ ipoteca sull’ aeromobile».
«Si è quindi concordato un pagamento anticipato del leasing, pari a 25 milioni di dollari, in modo da consentire a Etihad di estinguere il debito residuo e liberare l’ aeromobile da incombenze. Tale importo è stato poi detratto dai successivi canoni di leasing». Fino alla decisione del vecchio esecutivo Conte di lasciare l’ Air Force Renzi sulla pista di atterraggio. Sperando che nessuno facesse valere le clausole del contratto.

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