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L’introduzione
del salario minimo per legge provocherebbe lo spostamento di 10,8
miliardi di redditi dal capitale alla platea dei lavoratori.
Questa sarebbe una cifra in grado di incidere sulla questione salariale
(e su quella dei bassi e bassissimi salari, ndr) che in Italia viene
segnalata come cruciale ormai da tutti gli organismi internazionali,
inclusa la Bce.
In questo modo si spingerebbero i consumi, crescerebbe la domanda aggregata e l’Italia tornerebbe a crescere.
È questo in sintesi il ragionamento fatto dal presidente dell’Inps
Pasquale Tridico al convegno organizzato dall’Unione Sindacale di Base
su “Salario minimo contro lavoro povero”.
Nel suo intervento Tridico ha parlato anche della necessità di riduzione
dell’orario di lavoro come leva per intervenire sui livelli di
occupazione. Le imprese hanno investito poco perché hanno potuto agire
tenendo bassi i salari. Quando sindacati e lavoratori spingono sui
salari le imprese sono invece costrette a innovare e quindi a ridurre
l’occupazione sostituendola con l’automazione. A questo punto l’unica
soluzione per tenere il sistema diventa la riduzione dell’orario di
lavoro che lo redistribuisce in una platea di lavoratori che a quel
punto verrebbe ridotta dall’innovazione.
Il
convegno, in una sala gremita, era stato aperto da una relazione di
Guido Lutrario, seguita dalle relazioni di Viviana Ruggeri (Usb) e Carlo
Guglielmi (Forum Diritti Lavoro) che hanno ribadito il sì convinto
dell’organizzazione sindacale all’introduzione del salario minimo per
legge fissato a 9 euro e il no all’accordo sulla rappresentanza
sindacale del 10 gennaio 2014.
Il
presidente dell’Inps ha ricordato come dalla fine degli anni Ottanta a
oggi, sulla quota redditi del Pil, i salari siano scesi dal 64% al 53%.
Una cifra decisamente rilevante e indicativa a nostro avviso. Con
l’accordo sindacati-governo-imprese del 1993, la contrattazione
salariale si è spostata sempre più su quella decentrata che su solidi
parametri nazionali, e lì è iniziato il calvario che tutti conosciamo. Il
salario minimo per legge dunque è diventata una necessità
indifferibile, la barriera in grado di fermare la corsa al ribasso dei
salari, l’arma per uscire da una situazione nazionale in cui i
lavoratori poveri aumentano senza soluzione di continuità mentre Cgil
Cisl Uil scelgono di occuparsi di altro: cioè concertare con
Confindustria, difendere le loro posizioni di rendita, sbarrare la
strada alle organizzazioni conflittuali come USB attraverso leggi
blindate sulla rappresentanza sindacale democratica nei luoghi di
lavoro.
Un
salario minimo a 9 euro è ovviamente una base di partenza, che va
accompagnata da altri provvedimenti come il limite al part time
involontario non inferiore a 30 ore settimanali; i contratti a tempo
determinato non inferiori a un anno; i controlli e sanzioni alle aziende
che non rispettano i limiti di legge e praticano la discriminazione
salariale sulla base di genere, etnia ed età.
Non
da ultimo, Giorgio Cremaschi ha sottolineato come sia indispensabile
che il salario minimo sia legato a un nuovo sistema di indicizzazione
automatico che faccia scattare aumenti in stretta correlazione con gli
aumenti del costo della vita.
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giovedì 23 maggio 2019
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