Dal “Cogito ergo sum” al “Digito ergo sim”. E’ l’antropologo Marino Niola a proporre una riflessione su questo passaggio epocale nel suo ultimo libro “Hashtag. Cronache da un paese connesso”. Il “Cogito ergo sum” ai tempi di Cartesio aveva rappresentato una svolta incredibile, ponendo il pensiero, il soggetto al primo posto nell’ambito del fondamento della conoscenza umana. La prima cosa di cui sono certo di fronte al dubbio su tutto è che sto pensando. E questo è certamente vero, perché dubitare significa pensare, e se penso allora non sono il nulla, ovvero sono qualcosa, esisto.
Cartesio prepara il terreno in campo filosofico a quelle che poi saranno le “critiche” di Kant, e dal punto di vista storico all’illuminismo. Non può esserne lui il fondatore radicale, perché il tempo nel quale vive impone prudenza, e peraltro lo stesso Cartesio è un uomo di fede che ha ricevuto la sua educazione nell’importante collegio dei gesuiti a La Fleche. C’è l’Inquisizione ed è il periodo della condanna al rogo di Giordano Bruno e della condanna di Galileo Galilei, che sarà costretto all’abiura forzata delle sue concezioni astronomiche.
Tuttavia il dogmatismo, le certezze fino ad allora date per scontate come vere, soprattutto la convinzione di poter conoscere il mondo per come è tramite i sensi, iniziano a sgretolarsi sotto i colpi del dubbio metodico. Poi rifondate con l’autoevidenza del “cogito”, e con la dimostrazione razionale dell’esistenza di Dio. Ma il la al pensiero critico è stato dato.
Oggi potremmo dire che c’è un nuovo dogmatismo da smontare. Ovvero la convinzione di poter conoscere il mondo attraverso uno smartphone o un tablet. Ormai si comincia fin da piccolissimi a digitare. E quel digitare come sottolinea Marino Niola diventa la parte prevalente della nostra vita, fin quasi a diventare la vita stessa, ad annullare le connessioni col mondo reale, in favore di quelle virtuali.
Lo smartphone è la nuova schiavitù che ci allontana dal pensiero critico, dalla possibilità di pensare e vivere la nostra vita anche in maniera diversa, non conformistica, alternativa, secondo altri schemi. Se già il consumismo ci intrappolava e risucchiava, e lo fa tuttora, adesso lo smartphone eleva quella schiavitù all’ennesima potenza.
E’ se ci pensiamo bene, come una verità dogmatica difficilmente contestabile. Chi può pensare di vivere oggi nel nostro mondo senza uno smartphone? O senza un profilo su Facebook, un account su WhatsApp…? Si finirebbe necessariamente emarginati, ai limiti della non esistenza. La questione ontologica oggi si è spostata dal reale al virtuale. Se non sono su Facebook allora non esisto, non sono nel mondo. Essere=smartphone e social; Non essere=niente smartphone e niente social.
Riusciremo ad uscire da questa caverna platonica nella quale siamo intrappolati? La luce è là fuori nel mondo reale. Basta seguirla. Infondo il pensiero filosofico passato ci ha già indicato la strada.
Michele Francalanci
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