lunedì 27 maggio 2019

Claudio Borghi a M5S: "Ora più deficit e 100 opere".

Intervista Huffpost al leghista.

Claudio Borghi a M5S: Più deficit per finanziare la manovra e fare quindi la flat tax, una lista di 100 opere con in testa la Tav da far pagare alla Bce, via il pareggio di bilancio dalla Costituzione. Sull’onda del risultato elettorale Matteo Salvini evoca a sé il “mandato forte” per ridiscutere i parametri fiscali europei e i punti salienti di come la Lega intende portare avanti questo mandato li indica Claudio Borghi, uomo di partito e presidente della commissione Bilancio della Camera. Piede sull’acceleratore e inevitabili punti di frizione con i 5 stelle, che si trovano ora nella scomoda posizione di dover resistere a questo assalto a Bruxelles.

Salvini passa all’incasso e vuole ridiscutere i parametri europei che definisce “vecchi e superati”. Come?
“Il primo segnale è dare un senso diverso all’Unione europea, spostando il parametro chiave dal deficit alla disoccupazione. Invece di dire che uno Stato non può fare più del 3% di deficit si deve dire che il Paese non può avere un certo livello di disoccupazione e finché ce l’ha bisogna dargli spazio per spendere”.

Pronti a sfondare il 3% quindi?
“Nessuno rispetta questo parametro, la Francia quest’anno farà il 3,5 per cento, il Portogallo, che tanti economisti celebrano come modello virtuoso, ha fatto il doppio del nostro deficit negli ultimi dieci anni. Se l’economia arretra fare deficit non è una bestemmia”.


Mi pare di capire che il tema sia l’abolizione di questo parametro più che il suo sfondamento.
“Io lo toglierei subito perché è inutile. Uno di quelli che l’ha creato, cioè Prodi, non io, l’ha definito ignorante”.

Questo non farà piacere ai 5 stelle. Nel rush finale della campagna elettorale Di Maio ha detto che i parametri europei non si sfondano. Ce la farete a convincerli?
“C’è tanto altro che si può fare. In un’ottica di prosecuzione dell’alleanza sarebbe cosa buona e giusta attuare un punto del Contratto di governo, cioè togliere il pareggio di bilancio dalla Costituzione. E’ bene ricordare che dal pareggio di bilancio discendono tante cose come l’impossibilità dei Comuni di spendere l’avanzo di bilancio in caso di necessità. Ai 5 stelle dico: dedichiamoci a questo”.

Così sicuro che diranno sì?
“Mi incuriosirebbe vedere in che maniera potrebbero dire di no”.

Cosa altro implica la ridiscussione dei parametri europei?
“Si è sempre detto facciamo la golden rule, cioè scorporiamo gli investimenti dal computo del deficit, ma non si è mi fatto nulla perché i Paesi del Nord e la Germania temevano che una volta concesso lo scorporo ognuno faceva quello che voleva con quei soldi. Ora non ci sono più scuse che reggono”.

Cosa avete in mente?
“Fare individuare al Parlamento europeo una lista di 100 opere per tutta l’Europa, a iniziare dalla Tav. I lavori vengono finanziati dalla Bei, la Banca europea per gli investimenti, che emette obbligazioni e queste obbligazioni vengono comprate dalla Bce. Così la Bce crea denaro che invece di essere utilizzato per il quantitative easing viene messo in circolo per fare cose. In questo modo questi 100 grandi lavori non sarebbero pagati da nessuno debito, ma dal denaro della Bce”.

Bisognerà convincere la Bce a cambiare rotta, altra cosa tutt’altro che facile. 
“Se ci dicono di sì allora dal giorno dopo ci sarà più crescita. Se ci dicono di no allora vorrà dire che non è cambiato nulla e tanti europeisti, oggi acritici, apriranno gli occhi”.

A proposito di Bce e euro. Ora che la Lega è sopra il 34% e il partito di Marnie Le Pen è primo in Francia, rilancerete la battaglia per l’uscita dall’euro?
“L’uscita dall’euro non è nel Contratto di governo, che non viene cambiato a seconda di come va ogni elezione. Sarebbe velleitario rilanciare questa battaglia, dubito che il Movimento 5 stelle potrebbe sentirci. Possiamo prendere e fare le cose che ci sono nel Contratto, come appunto il superamento del pareggio di bilancio”.

Torniamo alle cose di casa nostra. Bisogna tirare su la manovra. Con il vento in poppa non è un iceberg contro cui rischiate di schiantarvi?
“In riferimento alla manovra, l’esito di queste elezioni sicuramente dice che
l’aumento dell’Iva si seppellisce per sempre così come mi sembra evidente che ci sia un forte desiderio di detassazione. Visto che il reddito di cittadinanza era un punto qualificante dei 5 stelle, la quota 100 un punto in comune, ora bisogna fare la flat tax, che è un punto della Lega. Di sicuro non pensiamo a un aumento del reddito di cittadinanza o cose di questo tipo”.

Per fermare l’aumento dell’Iva e fare la flat tax servono parecchi miliardi. Ritorna il solito problema: dove li trovate?
“È inutile fare oggi la Finanziaria al centesimo, lo vedremo in sede di bilancio. Bisognerà vedere come andrà la crescita. Se uniamo il recupero dei soldi dell’evasione fiscale, la crescita, la minore spesa per reddito e quota 100 e il deficit in più che accorderemo con la nuova Commissione europea allora non vedo grandi difficoltà”.

Tutti elementi variabili, perciò precari. L’alternativa?
“Se ad esempio la crescita sarà minore di quella che potrebbe essere uno 0,8% in corso d’anno allora questo sarà un forte argomento per fare più deficit”.

Intanto Fca ha chiamato le nozze con Renault e lo Stato francese ha espresso parole di apprezzamento. Insomma Macron si fa avanti. Vi preoccupa?
 “Se Fca si espande sono contento. La cosa che devo tenere monitorata è
l’occupazione in Italia e dal punto di vista della proprietà la presenza dello Stato francese in Renault. È vero che se si fa un 50 e 50 il primo azionista resta Exor, quindi bene così, ma dato che in passato ho visto un atteggiamento disinvolto da parte dello Stato francese sulle quote proprietarie deve essere chiaro che non deve aumentare quella nel nuovo gruppo che nascerà con la fusione”.

Allude alla vicenda di Fincantieri-Stx, dove lo Stato francese ha esercitato un ruolo di primo piano sui cantieri di Saint-Nazaire?
“Esattamente, ma anche la stessa Renault ha avuto un atteggiamento di sali e scendi sulla vicenda Nissan”.

Siete pronti a schierare lo Stato dentro Fca?
“Ora non c’è la necessità, ma potrebbe essere un’eventualità. È una carta che può essere messa sul tavolo se si volesse stabilire una presenza paritetica tra noi, attraverso la Cdp, e lo Stato francese. La cosa che deve essere chiara è che in caso di fusione le percentuali non devono cambiare: quindi Parigi non può avere più del 7,5% per capirci”.

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