venerdì 31 maggio 2019

Uranio impoverito, uno dei tanti buchi neri della storia d'Italia. Ieri il punto presso l'Asr a Roma. I morti sono quasi quattrocento. "Un conteggio purtroppo ancora molto parziale"



controlacrisi  Autore: fabrizio salvatori
Uranio impoverito, una pagina oscura della storia del nostro Paese che al momento ha visto 366 militari italiani morti e oltre 7500 ammalati. Un conteggio purtroppo ancora parziale. Pocchi giorni fa presso l'Associazione Stampa romana, il sindacato dei giornalisti, Paolo di Giannantonio ha cercato di fare il p unto della situazione. Da oltre 25 anni, ci sono da un lato ex militari ed associazioni di familiari che sostengono il nesso causa effetto tra decessi e malattie e l’uso improprio dell’uranio; dall’altro la Difesa nega il nesso di causalità. Il tutto all’interno di una lunga vicenda giudiziaria che ha visto una serie di sentenze favorevoli ai militari contaminati e alle loro famiglie.

“Un militare, Luigi Sorrentino, lo scorso anno si è suicidato a Torino per le solite storie di solitudine e tristezza perché malato. E naturalmente abbandonato dalle istituzioni militari” - spiega il il maresciallo Domenico Leggiero dell’Osservatorio Militare - “Nelle analisi fatte sul corpo del mobilitare dall’Università di Torino è stato trovato per la prima volta U238, non uranio ma bensì un materiale
che si trova esclusivamente nelle centrali nucleari oppure nei proiettili. Una ricerca fatta con costanza da noi nell’arco di 20 anni, ha visto come 25 grammi di materiale contenuta in un proiettile sia in grado di metterne in circolo tonnellate ad ogni esplosione”.

“Quello che succede e' che in seguito all'impatto con metalli la miscela che si sprigiona prima si vaporizza e poi si solidifica. Si respira questo mix di elementi che possono determinare risposte del corpo umano con malattie, neoplasie, carcinomi, ecc ecc anche a distanza di tempo” - spiega il professor Marco Rossi, docente di ingegneria delle nanotecnologie alla Sapienza - “Basti pensare per esempio che in una biopsia arrivata in laboratorio sono state trovate nanoparticelle di oro in chi aveva fatto un servizio di vigilanza per un museo in Serbia. E di solito l’oro non è presente nel corpo umano”.

“Prima i giudici, poi il TAR e adesso i tribunali del lavoro non erano preparati a gestire queste cause per mille motivi. Per questi motivi ci sono stati tanti disagi interpretativi. I giudici facevano altro e non potevano, per limiti di tempo, interessarsi a questa vicenda” - spiega l’avv. Angelo Fiore Tartaglia legale di riferimento per molti ex militari- “Purtroppo ci sono pochi esperti del settore che possono giudicare la nostra ricerca medico scientifica perché dal punto di vista giuridico si dovrebbero conoscere bene medicina, oncologia,  fisica, chimica e quant’altro”.

“L’organismo umano trattiene e mantiene al suo interno i metalli tossici, non solo l’uranio, in maniera perenne” - sostiene la Dottoressa Rita Celli Medico Chirurgo Specialista Medicina Legale - “In Serbia un gruppo di tossicologi ha condotto un’inchiesta prelevando 5ml di sangue intero dalla popolazione di Belgrado e regioni limitrofe tra febbraio e marzo 2018 e arrivando alle conclusioni nel novembre 2018 e pubblicando i dati sui rivista scientifica specializzata internazionale, è emerso come il livello di contaminazione da metalli tossici sia di 100 volte superiore ai livelli del resto del mondo. Sono valori molto simili a quelli riscontrati nei militari italiani che prestavano servizio in quel periodo nei Balcani.

“Cosa pensi quando scopri la malattia? Ti cade il mondo addosso e pensi che qualcuno abbia sbagliato a mandarti allo sbaraglio”- Le parole dell’ex maresciallo Roberto De Luca - “Io sono stato a Baghdad ed ho visto come la malattia abbia ucciso tanti bambini, alcuni nati già con questa patologia”. “Sono stato in Iraq tra il 2003 e il 2006 per 12 mesi senza essere minimamente avvertito dei rischi a cui andavo incontro. Sono qui per portare la testimonianza di tante altre persone che stanno lottando per non far dimenticare questo dramma. Ci sono 7500 storie che sono dolorosissime, perché si tratta di vite spezzate e di famiglie rovinate” - spiega l’ex maresciallo Vincenzo Riccio - “Lo stato mi ha tolto la divisa, mi ha tolto il lavoro, mi ha tolto la dignità. Mi ha messo davanti ostacoli insormontabili per impedirmi di trovare la verità. Dopo 25 anni di servizio mi ha messo in mezzo ad una strada. Tutte le persone che sono morte per colpa dell’uranio impoverito, chiedono giustizia tramite le nostre battaglie. Siamo stati lasciati soli ma da bravi soldati non ci arrendiamo. Lo facciamo per i nostri figli, le nostre mogli e per le vedove dei militari morti. Chiediamo almeno un risarcimento
che non riporterà in vita i nostri caduti ma recuperi un minimo di dignità”.

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