DI CARLO PATRIGNANI
E adesso alla luce dei risultati, diciamo subito che i partiti tradizionali, cristiano-sociali e socialdemocratici, si sono indeboliti, con qualche eccezione sia dei primi (Austria) che dei secondi (Spagna, Portogallo), ma non al punto da non poter tentare di allargare la coalizione ai liberali e ai verdi. Di contro, il successo di leader quali Marine Le Pen, Orban, Farange, Salvini dimostrano che populisti e sovranisti si sono rafforzati, ma non al punto da costituire una alternativa.
E’ l’analisi del politologo e docente di lungo corso in Storia delle dottrine politiche alla Statale di Milano, Giorgio Galli che, a differenza di quanti a sinistra o la negano o la sottovalutano, ripropone la questione prioritaria da analizzare e fronteggiare: l’anticapitalismo di destra presente nei movimenti detti populisti, che potrebbero rischiare una deriva autoritaria.
Dopiché da attento ed acuto studioso e osservatore della politica mai disgiunta dal processo storico, il vegliardo intellettuale, subito mette in chiaro che dal voto emerge forte un’altra questione sulla quale bisogna molto riflettere per evitare la nefasta pratica dello scissionismo continuo a sinistra: le conseguenze del lato oscuro, o il male oscuro, di cui parla Yanis varoufakis, che perdurano come dimostrano i modestissimi risultati dei piccoli soggetti della sinistra cosiddetta radicale, sempre più a rischio di estinzione.
E’ dunque con queste due questioni che occorre a sinistra fare i conti per scongiurarne gli effetti: la deriva autoritaria e l’estinzione, in particolare in Italia dopo i flop di Potere al popolo e de La sinistra presentata dal Manifesto come gli amici di Tsipras già dimessosi da Premier della Grecia.
Come se ne esce dalle due scottanti questioni – lato oscuro e anticapitalismo di destra – all’ordine del giorno? Come si curano? Le risposte Galli le ricava e le deduce da un metodo caro in passatto ad alcuni onestissimi uomini di cultura prestati alla politica (Riccardo Lombardi, Pietro Ingrao) o al sindacato (Bruno Trentin, Vittorio Foa): la ricerca continua, non stancarsi mai di far ricerca.
Un possibile superamento del lato o male oscuro può essere visto in un salto culturale quale l’innesto su un marxismo ‘erratico’, valido per analizzare il capitalismo dell’epoca delle multinazionali e della moderna teoria monetaria (Mmt) della scuola di Austin, perché solo un salto culturale paragonabile a quello dell’incontro dei primi tre libri de ‘Il Capitale’ col movimento operaio di fine Ottocento può portare, come allora alla Seconda Internazionale, all’originale Internazionale Progressista, quella progettata da Varoufakis e dal senatore socialista, Bernie Sanders.
Tale salto culturale verso il marxismo erratico, oggi per Galli è la sola continuità con il pensiero del filosofo di Treviri. Oltre a Varoufakis, che per la fondatrice del Manifesto, Luciana Castellina, sarebbe uno sciocco, è ben rappresentato, per Galli, in Italia: da Andrea Ventura (Il flagello del neoliberismo. Alla ricerca di una nuova socialità) a Marcello Montanari (Il revisionismo di Gramsci. La filosofia della prassi tra Marx e Croce); da Giuseppe Bailone (Karl Marx e dintorni, in Quaderni della Fondazione Unità Popolare di Torino. Viaggio nella filosofia. Alla ricerca di senso della realtà e dell’esistenza umana) a Luigi Vinci (1895-1914. La prima grande crisi epistemologica del marxismo. La lezione mancata).
E’ con questa impostazione che si potrebbe influenzare la sedimentazione di anticapitalismo di destra, presente nei movimenti detti populisti, che potrebbero rischiare una deriva autoritaria. Solo con una teoria forte e unificatrice si può pensare a un potenziamento degli attuali piccoli gruppi della sinistra radicale, ancora influenzati – conclude Galli – dal marxismo classico.
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