post originale di Augusto Scatolini
Nino Galloni è un grande economista (allievo di Caffè, quindi della scuola Keynesiana) formidabile divulgatore ed esperto di macro-economia.
La sua battaglia sull'emissione di stato-note, moneta non a debito (i famosi biglietti di stato da 500 lire di Aldo Moro), per lo più inascoltata dai governanti di turno, è una delle pochissime novità che sono apparse sulla scena politico-economica degli ultimi anni.
Premesso e sottolineato che il primo comma dell'art. 28 del Trattato di Lisbona regolamenta la sola emissione di banconote in euro a corso legale per tutta l'UE e la delega in via esclusiva alla BCE.
Se questo esercizio di sovranità monetaria, nel senso di una moneta nazionale parallela, venisse attuato (nella misura limitata non superiore al 3% del PIL), si potrebbero creare milioni di posti di lavoro e, sorprendentemente, raggiungerebbe il pareggio di bilancio, come disposto dallo sciagurato attuale art. 81 della Costituzione.
Questo esercizio di Sovranità monetaria, ancorché dirompente, sottende uno stato di fatto statico e immodificabile. Prende atto che l'Unione Europea c'è e ce la dobbiamo tenere, l'Euro c'è e ce lo dobbiamo tenere, uscirne è complicato e difficilissimo se non impossibile (pacificamente). Quindi stiamo ragionando di una misura riformatrice, socialdemocratica.
Nella stessa direzione va l'opinione di Galloni sulla Decrescita Felice, sia nella declinazione di Latouche che in quella nostrana di Pallante, liquidata velocemente come inapplicabile basandosi su implicazioni di natura demografica.
Stessa opinione sulla diminuzione dell'orario di lavoro a parità di salario. Più volte, Galloni, ci ha spiegato che questa soluzione, come risposta al problema generato dalla evoluzione sempre più spinta dell'uso di sempre più nuove tecnologie che, in sostanza, permette di produrre la stessa quantità di merce con un sempre minor numero di occupati, è possibile ma non è gradita dal padronato. Punto. E si ferma lì, con questa constatazione, non prende minimamente in considerazione che questo problema di redistribuzione del plus-valore deve/dovrebbe/potrebbe essere oggetto di un enorme conflitto e di lotte da parte dei lavoratori.
Viceversa, nelle ultime settimane, registriamo una nuova tesi molto rivoluzionaria che richiama l'utopia di Philippe Van Parijis ovvero "il reddito di base universale e incondizionato".
Niente a che fare con il reddito di cittadinanza del M5S che altro non è che un ammortizzatore sociale.
Quello di Van Parijis e ora sposato da Galloni è un ammontare di denaro (dai 300 ai 400/500 euro) che viene distribuito indistintamente a tutti, con frequenza prefissata e costante, senza pretendere nulla in cambio o come condizione per l'erogazione.
Questa misura altamente rivoluzionaria se non utopica, per stessa ammissione di Van Parijis, viene elaborata da Galloni come stimolo utile e necessario per stimolare l'implementazione di tutte le innovazioni tecnologiche esistenti ma al momento non adottate per produrre meglio e in modalità più eco-sostenibile.
Non ultimo, vale la pena ricordare la militanza giovanile di Galloni nell'estrema sinistra, non a caso ci ha raccontato la sua dissociazione da Renato Curcio. E per dissociarsi, prima bisogna esserci associato.
Questo è il senso dell domanda posta nel titolo:
Ma Nino Galloni è rivoluzionario o socialdemocratico?
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giovedì 30 maggio 2019
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