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Genesi e progressivo declino della forza politica nata per aprire
il Parlamento come una scatoletta di tonno e finita inscatolata
Sono trascorsi circa dieci
anni da quando l’irriverente comico Beppe Grillo fondava – assieme a
Gianroberto Casaleggio – l’attuale Movimento 5 Stelle, evoluzione dei Meetup
Amici di Beppe Grillo, disseminati sul territorio dal 2005, inizialmente con
l’obiettivo di discutere e sviluppare idee su argomenti trattati nei suoi
spettacoli e sul suo blog per poi concretizzarli in microbattaglie civili sul
territorio: contro la privatizzazione dell’acqua, gli inceneritori e la TAV, a
favore della raccolta differenziata, investimenti nelle energie pulite e nelle
fonti rinnovabili, cura dell’ambiente, green economy, consumi equosolidali e
sostenibili, difesa dei beni comuni e dei consumatori, ridefinizione del
sistema “informazione” anche digitale per consentire un reale e democratico
accesso a tutti, Parlamento pulito, candidati incensurati.
Una delle novità introdotte è stato
il concetto di “democrazia partecipativa diretta”, principio in base al quale
ciascun iscritto poteva registrarsi sul sito, dire la sua, formulare proposte,
e controllare in diretta l’operato dei suoi rappresentanti, laddove “ogni voto
vale uno”.
A colpi di Vaffanculo Day (V-Day), giornate di
mobilitazioni pubbliche per raccogliere firme per il deposito di leggi di
iniziative popolari (introduzione delle preferenze nella legge elettorale, divieto di candidare
in Parlamento i condannati penali o chi avesse già espletato due legislature,
referendum sull’editoria, ecc.), sostenuto dalla rete, il Movimento avanza
inesorabile e – definendosi “né di destra né di sinistra” – scippa consensi trasversali
ai partiti tradizionali, specie PD (i quali per molto tempo lo snobbano e lo
sottovalutano, dimostrando di essere lontani dal Paese reale e dalle sue
istanze), consacrati dai lusinghieri risultati elettorali a livello sia locale
che nazionale.
In effetti le battaglie portate avanti dal Movimento
sono per molti aspetti condivisibili, anche perché l’esigenza di “onestà”, di
cui si fanno portabandiera, è molto forte in Italia, afflitta dal vizio atavico
della corruzione; insomma, si ergono a eredi della “questione morale” del fu
Berlinguer (PCI) e lo trasformano in ideale politico.
Nel frattempo, nel 2016 moriva prematuramente
Gianroberto Casaleggio, il vero ideologo dei “Grillini”, a cui va riconosciuta
una fondamentale qualità che ai suoi successori manca: una visione.
Il figlio Davide, erede del marchio e del Movimento,
non sembra avere la stessa passione ideale del padre. Da questo momento, privi
di una identità definita, i Pentastellati cominciano a deragliare.
Comunque, la macchina macina-voti giunge all’apice con
le elezioni politiche del 4 marzo 2018, ove il M5S risulta il primo partito
politico italiano, superando il 32% dei consensi sia alla Camera sia al Senato;
e il 1° giugno entra a far parte, insieme alla Lega, del Governo Conte.
Mirabolanti i cavalli di battaglia strombazzati, da
realizzare una volta andati al Governo: fra tutti, no all’Euro ma moneta
sovrana e revisione dei Trattati europei, no all’immigrazione clandestina, no
allo ius soli, no alla Tav, chiusura
dell’ILVA per tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente, reddito di
cittadinanza per aiutare i disoccupati, no ai numerosi vaccini e all’obbligo
vaccinale coercitivo introdotti dalla Legge Lorenzin.
Ma poco tempo nelle stanze dei bottoni è bastato per
capovolgere completamente le originarie posizioni e mandare in fumo le promesse
elettorali: mai uscita dall’Euro e dichiarazioni di stima alla Merkel, i porti
chiusi possono anche essere aperti e i migranti vanno redistribuiti in Europa,
l’ILVA non è stata eliminata in cambio di assicurazioni circa l’installazione
di idonee tecnologie atte e ridurre le emissioni nocive (la cui efficacia è
invece contestata dagli ambientalisti), il reddito di cittadinanza si rivela
inferiore alle aspettative ed inoltre ne risultano beneficiare molti immigrati,
“onestà” in taluni casi trasformata in intransigente giustizialismo, l’obbligo
vaccinale indiscriminato non solo non è stato abolito ma sono allo studio
misure per estenderlo e inasprire le sanzioni per gli inadempienti e Grillo
aderisce al c.d. “Patto per la scienza” lanciato dal medico oltranzista pro-vax
Roberto Burioni (mentre già migliaia di bambini i cui genitori si rifiutano di
sottoporre alla raffica di vaccini vengono discriminati e esclusi dalle
scuole).
Nel frattempo, la piattaforma Rousseau (mediante la
quale i militanti dovrebbero esprimere democraticamente il loro voto sulle
varie questioni) misteriosamente funziona a singhiozzo e presenta problemi di
privacy.
Da ultimo, esponenti politici appartenenti all’area di
sinistra tanto avversata, vengono reclutati a consiglieri e investiti di
incarichi delicati (ad esempio, Prodi e Diliberto inseriti in posti di rilievo
all’interno degli accordi con la Cina “Via della Seta”).
Vi è poi da rimarcare che anche alcuni esponenti del
Movimento, assurti a ruoli istituzionali, dimostrano poca competenza rispetto
agli incarichi ricoperti (aspetto peraltro sottolineato dal medesimo Grillo),
mentre altri si pongono spesso in palese contrasto con la linea ufficiale del
partito (tra cui lo stesso Presidente della camera Roberto Fico) e su alcune
tematiche si schierano con l’opposizione di sinistra (taluni finendo espulsi
per violazioni al Codice etico interno, come l’ex ammiraglio Gregorio De Falco):
un teatro in cui il Movimento finisce con l’impersonare l’incompatibile e controproducente
ruolo di forza di governo e al contempo di opposizione.
Il che comprova, purtroppo, anche un serio difetto
nella selezione a monte di candidati adeguati e convintamente aderenti ai
principi portati avanti, oltre al fatto che divengono sempre più palesi le
varie anime/correnti che compongono i 5S, non coese, spesso antitetiche,
inconciliabili e in sottile lotta fra loro per l’imposizione della linea da
seguire.
E via di questo passo.
La conseguenza di questo processo è che vi sono sempre
più grillini delusi verso i rappresentanti eletti, tacciati di essere dei
“traditori” (persino Grillo è duramente contestato durante i suoi spettacoli), disinganno
che si è tradotto in una progressiva perdita di consensi verso i Pentastellati,
i quali nelle elezioni regionali e locali dell’ultimo anno in alcuni casi hanno
avuto tracolli della metà dei voti rispetto all’exploit delle scorse politiche
(anche a favore dell’”alleato” Lega di Matteo Salvini, dimostratosi invece affidabile,
coerente e determinato), tendenza al ribasso che sembrerebbe confermata altresì
dagli ultimi sondaggi effettuati ad un mese elezioni politiche europee, secondo
cui un elettore su due non rivoterebbe più il Movimento 5 Stelle. Né questo può
sperare che la fuga di supporters verso l’altro partito venga frenata dai
continui attacchi con accuse infondate rivolte a Salvini stesso, con cui
governa, perché una siffatta strategia viene penalizzata dagli elettori, che non
amano atteggiamenti chiaramente pretestuosi.
E’ del tutto evidente che una
siffatta palese incoerenza alla lunga non paga, ma conduce alla inesorabile
trasformazione di un Movimento che – nato dal basso, col lodevole intento di
ridare slancio e crescita a questo Paese e debellando la corruzione – si
ritrova dal voler aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno all’essere
stritolato ed ingabbiato negli stessi meccanismi e rituali come un qualunque,
anzi peggio, partito della Prima Repubblica.
Se non
vuole essere destinato prima all’irrilevanza politica e poi alla colpevole
dissoluzione, deve necessariamente liberarsi delle componenti provenienti dalla
Sinistra, riappropriarsi degli intenti originari e, soprattutto, realizzare
concretamente quanto promesso in campagna elettorale.
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lunedì 20 maggio 2019
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