- di Leila Cienfuegos
- 20/05/2019
- Interni
Sabato 11 maggio si è tenuta a Roma, presso il Granma in via dei Lucani nello storico quartiere di San Lorenzo, l’iniziativa “I comunisti e l’Unione Europea” lanciata, condivisa e organizzata dal collettivo politico de La Città Futura, dal Collettivo Militant, dalla Casa del Popolo Giuseppe Tanas e da Fronte Popolare. Oltre ai gruppi promotori sono intervenuti nel corso dell’iniziativa anche Domenico Moro per Laboratorio 21, Bruno Steri per il PCI e Alessandro Mustillo del Partito Comunista.
Unanime, nelle parole e nelle analisi di tutte le relazioni, il giudizio circa l’irreformabilità dell’Unione Europea, organizzazione di natura imperialista nata in seno alla borghesia transnazionale sin dai primi anni ‘50 con il precipuo scopo di organizzare il contrattacco strutturale e ideologico al socialismo e alle istanze progressiste all’epoca dilaganti e, successivamente al crollo del muro di Berlino, trasformatasi rapidamente nello strumento più efficace di attuazione su scala continentale delle politiche ultra-liberiste e di macelleria sociale.
Pensare, come ci si era illusi di fare nel recente passato, ad una Europa “altra” e “diversa”, più “democratica” o “umana” è semplicemente utopistico. D’altronde, lo scopo dell’iniziativa non era né quello di ripetere delle utili osservazioni e analisi sul piano astratto sulla natura dell’Unione Europea, né quello di promuovere, in vista delle prossime elezioni europee, una campagna di voto per alcuna delle forze politiche in particolare in campo; lo scopo dell’incontro-confronto, invece, era quello di interrogarsi sul come far emergere nella politica quotidiana e nella vita reale e concreta delle persone tali aspetti, come e cosa devono fare i comunisti per intaccare il blocco di marmo rappresentato dalla fase storica in cui viviamo e dal livello di coscienza e consapevolezza della classe di riferimento e farne emergere l’anima profondamente reazionaria, imperialista e antidemocratica che è sottesa al nucleo di affari, equilibri e potere simbolizzati dalla bandiera blu a 12 stelle e, dunque, come arrivare a rompere tale gabbia.
Ovviamente, rimanendo all’interno della metaforica scultura, la riflessione maggiore non può non soffermarsi, in questo caso, sullo scalpello e, quindi, sulla necessità di dotarsi in prospettiva di una organizzazione in grado di essere incisiva ed efficace dinnanzi alle grandi sfide poste dalla assoluta necessità di combattere l’imperialismo su scala internazionale, europea, nazionale.
Per questo motivo tutte le organizzazioni intervenute hanno sostenuto l’importanza di lanciare un nuovo momento di riflessione, scambio e incontro all’indomani delle elezioni europee e comunque a prescindere dal risultato di queste, per comprendere le opportunità di attuazione di un percorso che ponga la questione dell’esistenza, della conservazione, del rafforzamento del movimento comunista nel nostro paese, non attraverso generici appelli ad una (attualmente) velleitaria (ma teoricamente auspicabile) unità ma puntando alla tesaurizzazione e condivisione del patrimonio ideologico/pratico attualmente disponibile, al coordinamento delle forze nel rispetto di ogni identità.
Questo è il percorso che percepiamo come sempre più necessario e ineludibile in questo momento storico e dinnanzi al nemico di classe e alle sfide che ci si impongono davanti e che, finora, ci hanno trovati tutti – indiscriminatamente – impreparati, sguarniti, disorganizzati, impotenti o, in una parola, insufficienti.
Stay tuned!
20/05/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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