Un testo da cui trarre i temi fondamentali per una scelta responsabile nel voto alle elezioni europee.
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Introduzione
Non vi è dubbio che l'Unione Europea stia attraversando la crisi più profonda
dalla sua nascita, per diverse ragioni. La Brexit, qualunque ne sarà
l'esito, rappresenta il primo passo indietro nel processo d'integrazione
europea. La disuguaglianza in Europa è in aumento, tra ricchi e poveri,
nonché tra regioni e paesi. La prosperità, che un tempo l'Unione
europea aveva promesso come base stessa della propria esistenza, è
accessibile a un numero sempre minore di persone. Due
decenni di politiche di austerità hanno profondamente eroso lo stato
sociale che costituiva l'originalità del processo di sviluppo europeo,
intaccando diritti del lavoro, diritti sociali e beni comuni. Mentre basta una nave con non più di qualche decina di migranti a bordo per provocare l'impasse dell'intero continente.
Invece che fattore di integrazione, l'Unione europea è oggi soprattutto un motore di divisione.
Oggi,
più che un processo capace di guardare al futuro, si presenta come un
coacervo di frustrazione sociale, che mette assieme la delegittimazione
delle elite, che sinora l'hanno governata, e un bisogno di appartenenza
spesso declinato su elementi identitari, xenofobi e razzisti.
Chiusa
per ora, con la drammatica sconfitta dell'esperienza greca, ogni
ipotesi di ribellione che metta in discussione la struttura delle
politiche liberiste e la trappola del debito sulle quali l'Ue si fonda,
oggi lo spazio politico europeo sembra interamente conteso tra gli
oligarchi di Bruxelles, custodi dell'ortodossia del pareggio di
bilancio, da una parte, e forze politiche variamente populiste,
sovraniste e nazionaliste dall'altra.
Uno
scontro tanto acceso dal punto di vista mediatico quanto privo di
conflitto politico reale. Nessuno dei contendenti mette, infatti, in
dicussione la struttura delle politiche liberiste; la competizione
avviene solo sui luoghi del comando da cui realizzarle.
Una
contesa sullo spazio -Europa/nazione- che lascia immutato il tempo
delle scelte, sempre dettate dagli indici di Borsa del giorno
successivo.
Di
fronte al peggioramento delle condizioni di vita di gran parte della
popolazione e alla perdita di appartenenza sociale provocate da decenni
di politiche di austerità, la risposta sovranista appare a molti – anche a sinistra- un percorso possibile.
Anche perchè occupauno
spazio lasciato vuoto per decenni da una sinistra, variamente
articolata, che, grazie alla completa interiorizzazione della narrazione
liberista, ha minato alle fondamenta il proprio blocco sociale, fino a
determinare la propria irrilevanza dentro le istituzioni e la propria
ininfluenza dentro la società.
Ma
davvero il campo è interamente occupato da questi due contendenti e a
noi non resta che sederci sugli spalti, dividendoci fra tifoserie? O è
giunto il momento di scavalcare le transenne e invadere il terreno di
gioco? E'
possibile un'altra strada fuori dalla falsa dicotomia tra sostenitori
dell'Unione Europea di Maastricht e fautori di un ritiro dentro i
confini nazionali?
Questo saggio prova ad indicare le tracce di un percorso che riapra l'orizzonte delle possibilità.
Partendo da due consapevolezze.
La
prima è che finchè un nuovo orizzonte politico e culturale di principi,
di governo della società, di creazione della ricchezza, di concezione
dei rapporti sociali, di trasformazione delle relazioni uomo/donna e
uomo/natura, di riappropriazione della democrazia rimarrà inarticolato e
non riuscirà a generare una mobilitazione di massa, l''imprinting' di
questi decenni continuerà a far sembrare le idee neoliberali come unica
saggezza convenzionale che l'opinione pubblica ha più facilità a
percepire e a cui finisce per aggrapparsi.
La
seconda è che occorra un processo di radicale inversione di rotta:
stracciare il trattato di Maastricht e uscire dalla trappola del debito,
non per rinchiudersi nei confini nazionali, ma per costruire una nuova
casa europea basata sull'uguaglianza, sul diritto al reddito per tutti,
sulla riappropriazione dei beni comuni e della ricchezza sociale
prodotta, sulla riconversione ecologica della società, sulla democrazia
partecipativa.
Buona
lettura e un'unica avvertenza, rivolta alle donne e agli uomini che non
hanno rinunciato a voler cambiare il mondo: in ogni caso, la
trasformazione non sarà un pranzo di gala.
Una crisi sistemica
La crisi dopo la crisi
La crisi è del capitalismo
La crisi dell'Unione Europea
L'Europa nei 'Trenta gloriosi'
L'Europa dopo la fine di Bretton Woods.Maastricht, lo spartiacque
Fiscal Compact, l'austerità perpetua
Il debito arma letale
La bolla del Quantitative Easing
Il massacro sociale dell'austerità
Grecia: colpirne uno per educarne cento
Il ritorno di Ulisse?
Quel giorno che Goldman Sachs
Aiuto! Arrivano gli aiuti
Syriza al governo, Syriza alla resa
Un Paese allo stremo
Un Paese in vendita
Pedagogia autoritaria di massa
Di populismi e sovranismi
Le parole per dirlo
Del populismo
Il 'cittadinismo' del Movimento 5Stelle
Del populismo di sinistra
Di sovranità e sovranismo
Del sovranismo di destra
Del sovranismo di sinistra
L'illusione sovranista
Irriformabilità dell'Unione Europea
Il falso problema dell'euro
La nazione è sinistra
Una dimensione europea e internazionale delle lotte
Concetti per l'alternativa di società
Della domanda di appartenenza
Del principio di uguaglianza
Del mutualismo
Della domanda di democrazia
Fuori dalla gabbia del debito e dell'austerità
La trappola del debito pubblico
Lo storytelling della crisi e del debito
Quattro mosse per uscire dalla gabbia
Riappropriarsi della ricchezza sociale
La falsa indipendenza della Bce
Verso la socializzazione del sistema bancario
Disarmare i mercati
Io non tratto
Riappropriarsi dei beni comuni
Beni comuni fuori dal mercato
Socializzazione dei settori strategici
Un nuovo modello ecologico e sociale
La rivoluzione ecologica
Lavoro e reddito ai tempi dell'automazione 4.0
Il paradigma femminista
Non sarà un pranzo di gala
Le precondizioni del cambiamento
Scenari del conflitto esteso
Scenari del conflitto da un paese solo
Non abbiamo da perdere che le nostre catene
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