Persino
Repubblica – che non si risparmia il più falso e questurino dei titoli
“Genova, CasaPound in piazza, scontri tra antagonisti e polizia” – è
costretta, nel pezzo, a spiegare l’assurdità di una polizia “dello Stato
democratico” schierata in forza per permettere a una pattuglia di
infami che andrebbero arrestati, a norma di Costituzione e di Legge
Mancino, di stazionare per qualche minuto in piazza, nella città che li
rifiuta da quando esiste.
E
si capisce anche perché questa volta il giornale di Debenedetti sia
stato costretto a scrivere almeno in parte la verità: tra i feriti c’è
il suo cronista in loco – Stefano Origone – cui la polizia ha spezzato
le dita a manganellate nonostante si sia qualificato come giornalista
professionista.
Piazza
Marsala è stata blindata all’alba da grate e fugorni della polizia come
ai tempi della zona rossa del G8. A poche decine di metri gli
antifascisti nel presidio convocato da Cgil, Anpi, Comunità di San
Benedetto, Arci e altre associazioni [sarebbero questi gli “antagonisti” protagonisti degli “scontri”?].
Oggi a difendere il “fortino” dove non dovrebbero arrivare più di 40-50
militanti di estrema destra ci sanno oltre 300 agenti in tenuta
antisommossa tra polizia, carabinieri e guardia di finanza.
Alle 18 in piazza Corvetto c’erano circa duemila persone. Un gruppo di diverse centinaia con davanti lo striscione “Genova antifascista” si è mosso varco il varco di grate e cellulari urlando “Via i fascisti dalla città”. Nell’unico spazio aperto hanno tentato di incunearsi ma la risposta della polizia è stata con manganellate e lacrimogeni. Sono volate bottiglie poi il varco è stato chiuso. Altri tentativi di sfondamento si sono poi succeduti. La reazione della polizia e dei carabinieri è stata decisa. Il presidio antifascista è stato sospinto ad alcune decine di metri all’interno della piazza, lontano dai varchi con le grate.
Alle 18 in piazza Corvetto c’erano circa duemila persone. Un gruppo di diverse centinaia con davanti lo striscione “Genova antifascista” si è mosso varco il varco di grate e cellulari urlando “Via i fascisti dalla città”. Nell’unico spazio aperto hanno tentato di incunearsi ma la risposta della polizia è stata con manganellate e lacrimogeni. Sono volate bottiglie poi il varco è stato chiuso. Altri tentativi di sfondamento si sono poi succeduti. La reazione della polizia e dei carabinieri è stata decisa. Il presidio antifascista è stato sospinto ad alcune decine di metri all’interno della piazza, lontano dai varchi con le grate.
Genova
dall’alto. Visione su piazza Marsala. Spicca il blu nelle strade
adiacenti. È più che lecito farsi qualche domanda. Difendere i fastisti
era nel “contratto” del governo grigio-verde; nelle clausole secretate,
probabilmente…
Lo
stato italiano tutela le minoranze, probabilmente, questa è la
partecipazione al comizio finale di CasaPound. Una folla oceanica.
Questi pagliacci protetti da 300 membri delle forze dell’ordine hanno
fatto blindare un quartiere, deviato il traffico all’ora di punto in
centro e mentre parlavano e sventolavano le loro bandierine gli
antifascisti si scontravano con la polizia che ha avuto una gestione folle, coronando l’infame scelta di concedergli una piazza centrale.
La
prima vittima, la vetrina di Mangini, colpita da un lacrimogeno a circa
cento metri di distanza dalle gabbie. Però a parte questo “tiro lungo”
sono passati poi anche all’altezza viso da qualche metro di distanza
aggiustando il tiro, hanno manganellato e minacciato verbalmente tutto
il tempo le persone al presidio. La
piazza è stata tenuta ed il presidio si è trasformato in corteo sotto
la prefettura per chiedere il rilascio dei due antifascisti fermati. Per
questi quattro scemi…
Potete ammirare da soli la “manifestazione” dei topi. Fate due calcoli per definire il rapporto tra follia e realtà….
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