Le vere cattedrali sono di sabbia.
Mauro Armanino Missionario, dottore in antropologia culturale ed etnologia
Nessuna cattedrale, malgrado le velleità di eternità, è destinata a durare nel tempo.
Qualche secolo o millennio e poi, inesorabile, la sabbia e la cenere avranno il sopravvento sui restauri mirati a conservare l’originale. Da noi questo si sa e per questo, fin dall’inizio, si costruisce tutto sulla sabbia, pegno di eterna fragilità e contingente perennità.
Anche a Niamey, da qualche tempo, si costruisce senza sosta quanto in fondo non serve per nulla alla vita reale della città. Hotel di lusso, ospedali di qualità selezionata, strade di eccellenza e futuristiche università islamiche per sole donne. Questo e altro è quanto il regime attuale propone e propina ai comuni cittadini del Paese che si fonda sulla sabbia.
Le nostre cattedrali sono diverse e non sono altro che sabbia messa assieme dal vento. Durano quanto basta e non hanno la presunzione di diventare perenni come quelle di pietra.
Sono di gran lunga più aderenti alla realtà, alle stagioni della vita e alla storia, cose tutte che al massimo durano una settimana o poco più.
Tutto è partito in fumo in poche ore quel sabato mattina. Solo la cattedrale di Niamey, dedicata a Nostra Signora del Soccorso, difesa per un paio d’ore dai militari è stata così salvata dalla distruzione. Sappiamo cosa significhi la desolazione di altari profanati, tabernacoli carbonizzati e statue ridotte a pezzi informi di legno. Siamo consapevoli della perdita e addolorati per quanto di prezioso si è perduto. Solo la sabbia conta. Non dimentichiamo, non possiamo farlo, che quanto è accaduto alla cattedrale di Parigi, di natura forse accidentale, accade quotidianamente nell’altra Cattedrale. Donne, bambini, giovani, adulti e anziani, autentiche Cattedrali, bruciati da bombe, droni armati, sofisticati mezzi di distruzione e armi leggere. Volti sfigurati e dilaniati dal fuoco e dalle bombe, in Libia, nello Yemen, in Siria, in Palestina, in Afghanistan, nello Sri Lanka e chissà in quanti altri sconosciuti luoghi di tortura. Gli ostaggi sono ormai da mesi prestati alla sabbia.
Ci sembra di essere questa Cattedrale reale che è quotidianamente profanata con la complicità di tanti costruttori e venditori d’armi. L’altra cattedrale, quella di Parigi, di pietra, di legno e di storia illustre e inutile, dovrebbe lasciare il posto all’altra. Lo stesso sdegno, sgomento, tristezza e il senso dello smarrimento di un bene prezioso dovrebbe essere indirizzato, almeno con la stessa intensità, alla Cattedrale impastata di terra e di cielo, alla Cattedrale umana, la Cattedrale dei volti. Sono volti di sabbia che solo l’ingenua ostinazione del vento si ostina a modellare come fossero perenni. Nulla di tutto ciò sfiderà il tempo. I palazzi costruiti per ingannare i cittadini, i binari di un treno che mai passerà, le università tristemente assenti e le persone scomparse, sono attori di un copione scritto sulla sabbia. Per questo, dalle nostre parti, non ci facciamo illusioni perché certi che il futuro è come una cattedrale, a forma di sabbia.
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