I pregi di questo tipo di pomodoro, coltivato da sempre nel sud Italia, fanno sì che trovi spazio negli orti familiari. Il problema sta nella difficoltà di reperire la semente.
II «pomodoro da serbo» è un ortaggio intimamente legato alla cultura alimentare del sud Italia. In passato questo ortaggio rappresentava l'unica fonte da cui si potesse attingere per il consumo fresco di pomodoro nel periodo autunno-invernale.
Non ha bisogno di irrigazioni, né di interventi antiparassitari e si conserva allo stato fresco fino a primavera.
Questo pomodoro si trova prevalentemente nelle regioni meridionali (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia) dove viene coltivato in piccoli appczzamenti a partire dal livello del mare sino ai 500 metri di altitudine.
Di questo pomodoro si conoscono diversi tipi che si differenziano principalmente per la forma (rotondeggiante, ovoidale, piriforme) e per il peso (che può aggirarsi dai 10 ai 25 grammi del frutto) sempre di colore rosso intenso.
Rispetto alle altre varietà coltivate dello stesso ortaggio, ha un maggiore contenuto di composti antiossidanti (vitamina C, licopene, ecc.).
Altra caratteristica importante è quella che non richiede interventi antiparassitari o con prodotti diserbanti perché lo sviluppo delle erbe infestanti in assenza di acqua è molto contenuto.
Poi, come si diceva all'inizio dell'articolo, grazie al notevole spessore della polpa e alla sua elasticità, la disidratazione è molto limitata e quindi si può consumare il frutto allo stato fresco fino a primavera. La conservazione dei pomodori avviene in luoghi asciutti, freschi e ben arieggiati.
Perché è poco coltivato nonostante i molti pregi.
Quindi il rilancio e la conservazione del patrimonio genetico del «pomodoro da serbo» passano per la coltivazione negli orti familiari anche se la difficoltà del reperimento del seme - è disponibile solo presso pochi agricoltori che lo riproducono per l'autoconsumo - è un fattore limitante.
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