mercoledì 24 aprile 2019

Classe dirigente & Laurea. Cagliari, “segreto di Stato” sulla tesi di laurea di Christian Solinas, il “trota sardo”.



Cagliari, “segreto di Stato” sulla tesi di laurea di Christian Solinas, il “trota sardo”Il “Trota sardo” colpisce ancora: la sua tesi di laurea è un “segreto di Stato”.
Sul Fatto abbiamo raccontato il rapporto controverso del neoeletto governatore Christian Solinas con l’università: un titolo di studio farlocco (secondo il ministero dell’Istruzione) e poi una recente laurea in giurisprudenza grazie a esami verbalizzati con 10 anni di ritardo. Ora c’è anche una tesi che nessuno può leggere. Il presidente della Sardegna infatti “non ha prestato il proprio consenso alla pubblicazione”, come si legge nella risposta dell’università di Sassari alla richiesta di accesso agli atti presentata dal Fatto.
La motivazione è esposta con lessico e creatività da azzeccagarbugli: “Esistono giurisprudenza e dottrina che assimilano la tesi di laurea alle opere di ingegno creativo”, spiegano gli avvocati del governatore eletto con il centrodestra il 24 febbraio. La pregiata trattazione “non può essere consultata né utilizzata da eventuali soggetti interessati senza il consenso del laureato”.

La saga dell’universitario Solinas è quasi un genere letterario. Sugli anni di ombre, accuse e documenti cancellati dal web il leader del Partito Sardo d’Azione (eletto anche in Senato con la Lega) non ha mai spiegato nulla. Le ultime parole il 18 febbraio in un comizio:
Lo dico una volta per tutte: mi sono laureato in giurisprudenza a Cagliari”. 
Giusta la materia, sbagliato l’ateneo: l’università è quella di Sassari, dove il governatore in pectore aveva discusso la tesi il 12 dicembre 2018.
Nel percorso di studi però ci sono diverse stranezze: sul libretto universitario di Solinas risultano quattro esami sostenuti il 2 aprile 2008 e verbalizzati solo 10 anni dopo, il 30 novembre 2018, malgrado secondo il regolamento d’ateneo “la firma del verbale deve avvenire (…) entro 15 giorni dalla data di fine appello”. E poi altre due prove sostenute tra il febbraio e l’aprile 2017 quando Solinas non aveva ancora pagato le tasse per regolarizzare la sua iscrizione e quindi non avrebbe neanche potuto sedersi di fronte al professore.
Dopo l’articolo del Fatto, l’università si era limitata a comunicare che “tutti gli atti di carriera dello studente sono regolari” senza rispondere nel merito. Ora l’ateneo nega l’accesso alla tesi, e per farlo cita una ricca giurisprudenza: le sentenze di due Tar, Lazio e Puglia, e un pronunciamento del Garante della privacy. Ma l’epopea del Trota sardo era iniziata molto prima. Sul sito del Psd’az nel 2011 Solinas figurava come “laureato in sociologia”. Ma l’unico titolo di cui era accreditato era un non meglio specificato “diploma d’eccellenza” consegnatogli con onori e foto di rito il 17 maggio 2006 al centro culturale dell’esercito romeno a Bucarest dalla “Università Leibnitz di Milano”. Carta straccia perché rilasciata da “un’istituzione non ufficiale e non afferente ad alcun sistema nazionale di formazione superiore”, come confermato dal Miur. Eppure pochi giorni dopo, l’8 giugno, in calce al “Bando di concorso per l’attribuzione di borse di studio e di posti alloggio” per l’anno accademico 2006/2007 emesso dall’Ente regionale di cui era presidente, il sardista si firmava così: “Dott. Christian Solinas”. Dottore.
Foto e documenti sono stati rimossi dal web, ma alla fine il sudato pezzo di carta è arrivato il 12 dicembre, 18 giorni dopo l’annuncio della candidatura in Regione. Ora l’università si dichiara disponibile a “consentire l’accesso a tutti i propri atti come il Decreto di nomina della Commissione di Laurea, e il verbale finale della stessa Commissione”. Il 21 febbraio tuttavia, a tre giorni dal voto, alla richiesta di chiarimenti l’ateneo opponeva “questioni di privacy” e prometteva: “Potrete parlare appena possibile con il responsabile dell’area didattica”. Colloquio che, ovviamente, non è mai avvenuto. D’altronde, si legge ancora nella risposta, Solinas “non ha prestato il proprio assenso alla pubblicazione della propria tesi” neanche “in sede di presentazione della domanda di laurea”. Insomma, il dottore l’aveva messo subito in chiaro: questa tesi non s’ha da vedere.

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