Ogni mese, in Italia, ci sono 100mila offerte di lavoro che cadono nel vuoto. “E Bergamo è in cima alla lista tra i territori con maggior bisogno di lavoratori” rivela il presidente di Confindustria della Città dei mille, Stefano Scaglia.
F.Q. Alberto Marzocchi
Il sistema produttivo bergamasco è in salute: l’export vola, la ripresa
economica nel triennio 2013-2016 è stata la migliore della Penisola e
la disoccupazione è tra le più basse delle 107 province (4,9%, dati Istat sull’anno 2018, in leggera crescita rispetto al 4,2% del 2017). Eppure gli imprenditori denunciano una difficoltà che appare incredibile in un Paese col 10,7% di disoccupazione (febbraio 2019) e col 32,8% di quella giovanile (15-24 anni) ma che ai piedi di Città alta suona come un’ovvietà: “Certo, qui è così da tempo. Più del 25% delle aziende ha difficoltà nel trovare lavoratori, tanto in termini di quantità che in termini di qualità”.
Industria, labore et frugalitate. Erano le tre parole che
descrivevano Bergamo negli anni della Serenissima. Ci si aspeterebbe
oggi, a distanza di secoli, una corsa di giovani, aspiranti lavoratori e
disoccupati a occupare le posizioni scoperte, ma non è così. Le
imprese, piccole o grandi che siano, vorrebbero crescere. Ma non
possono: “Domanda e offerta non si incrociano, così la crescita rallenta” spiega ancora Scaglia. È il caso, tra i tanti, della Barbetta Costruzioni Meccaniche
a Torre de’ Roveri, alle porte del capoluogo: “Siamo come i sarti che
confezionano abiti su misura. E per questo la crisi non l’abbiamo
percepita. Anzi, le commesse negli anni sono cresciute” racconta il
titolare, Roberto Barbetta. “Vorremmo assumere, ma da
circa un anno siamo fermi. Le abbiamo provate tutte: pubblicità sui
giornali, passaparola, lezioni nelle scuole e richieste di aiuto a Confartigianato“.
Il centro per l’impiego di Bergamo, che conta 11 sedi e 64
dipendenti, funziona meglio di altri: nel 2018 ha avviato 2070
inserimenti lavorativi e 1430 tirocini, soddisfacendo il 15% delle
domande dei propri utenti (a fronte di una media, a livello nazionale, del 3%). “Ma la difficoltà principale che abbiamo è la distanza con le imprese, che ci conoscono poco” è l’analisi della responsabile, Elisabetta Donati.
In questo senso, l’impalcatura del reddito di cittadinanza dovrebbe
aiutare a far incontrare domanda e offerta di lavoro e a migliorare
l’efficienza dei centri per l’impiego. Grazie agli stanziamenti che il governo ha destinato a queste strutture,
infatti, Bergamo potrà disporre di 21 nuovi dipendenti e almeno 35-40
navigator. “A quel punto potremo uscire da qui e cominciare a costruire
una rete più solida con le imprese”. Il problema, però, è che prima di
settembre-ottobre non arriverà nessuno.
Twitter: @albmarzocchi
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martedì 30 aprile 2019
Disoccupati? Tutti a...Bergamo, viaggio nella provincia dove c’è lavoro ma mancano i lavoratori. ‘Più del 25% delle aziende ha difficoltà a trovarli’.
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