Tredici gli indagati, la vicenda risale al 2017. La procura ipotizza i reati di disastro, disastro ambientale, abuso d'ufficio, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale.
Un
dirigente dell'Eni, all'epoca dei fatti responsabile del centro oli di
Viggiano, in provincia di Potenza, è finito agli arresti domiciliari
nell'ambito di un'inchiesta su una fuoriuscita di petrolio che nel febbraio 2017 contaminò il "reticolo idrografico" della Val 'Agri.
L'arresto è stato deciso dal gip di Potenza su richiesta della Procura.
Tredici gli indagati, tra loro anche componenti del comitato tecnico regionale della Basilicata e la stessa Eni. I magistrati ipotizzano a loro carico i reati di disastro, disastro ambientale, abuso d'ufficio, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale.
La vicenda
All'inizio del 2017, dopo il ritrovamento di petrolio in un depuratore, si arrivò al sequestro di un pozzetto. Ad aprile la Regione decise di disporre la sospensione delle attività del centro. Si accertò che il petrolio era passato nella rete fognaria e poi nella rete idrografica circostante, a due chilometri dalla diga del Pertusillo, che fornisce acqua alla Puglia e, per l'irrigazione, ad oltre 35 mila ettari di terreno. Il petrolio era fuoriuscito dai serbatoi di stoccaggio, ma le perdite non erano "mai state comunicate agli organismi competenti".
Successivamente, l'Eni decise di dotare i serbatoi di doppifondi. Secondo la Procura di Potenza, la società petrolifera tenne un atteggiamento di "sostanziale inerzia" nella vicenda delle perdite di greggio, mentre quella del comitato tecnico regionale fu una "consapevole inerzia" perché prima prescrisse maggiori controlli ma poi non sanzionò la loro mancata attuazione. La fuoriuscita di petrolio contaminò 26 mila metri quadrati di suolo e sottosuolo a Viggiano.
L'Eni: "Collaboriamo con la magistratura"
"Massima collaborazione con gli organi inquirenti e fiducia nell'operato della magistratura": è la posizione dell'Eni dopo l'arresto. In una nota si legge: "Eni prende atto dei provvedimenti adottati dall'autorità giudiziaria nell'ambito dell'indagine sullo sversamento da un serbatoio del Centro Olio di Viggiano condotta dalla Procura di Potenza e che coinvolge alcuni dipendenti Eni. Eni ritiene di essere intervenuta tempestivamente e di aver posto in essere tutti i migliori interventi di Messa in Sicurezza di Emergenza con l'obiettivo di contenere, perimetrare e rimuovere la contaminazione".
Il ministro Costa: "Giornata importante per la Basilicata. Chi inquina non resta impunito"
Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa: "Oggi è una giornata importante per la regione Basilicata e per la nostra attività di tutela dell'ambiente. Ancora una volta dimostriamo con i fatti che chi inquina non può restare e non resterà impunito", si legge in una nota. Un ringraziamento poi a chi ha condotto le indagini: "I miei complimenti quindi ai carabinieri del Noe e alla Procura della Repubblica di Potenza per le indagini che hanno portato all'accertamento dei responsabili della fuoriuscita di petrolio che, nel febbraio 2017, contaminò gravemente il reticolo idrografico della Val D'Agri. Questo è solo l'inizio di un'offensiva mirata contro chi inquina la Basilicata, e più in generale il nostro territorio. L'ambiente è di tutti e non faremo sconti a nessuno".
L'arresto è stato deciso dal gip di Potenza su richiesta della Procura.
Tredici gli indagati, tra loro anche componenti del comitato tecnico regionale della Basilicata e la stessa Eni. I magistrati ipotizzano a loro carico i reati di disastro, disastro ambientale, abuso d'ufficio, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale.
La vicenda
All'inizio del 2017, dopo il ritrovamento di petrolio in un depuratore, si arrivò al sequestro di un pozzetto. Ad aprile la Regione decise di disporre la sospensione delle attività del centro. Si accertò che il petrolio era passato nella rete fognaria e poi nella rete idrografica circostante, a due chilometri dalla diga del Pertusillo, che fornisce acqua alla Puglia e, per l'irrigazione, ad oltre 35 mila ettari di terreno. Il petrolio era fuoriuscito dai serbatoi di stoccaggio, ma le perdite non erano "mai state comunicate agli organismi competenti".
Successivamente, l'Eni decise di dotare i serbatoi di doppifondi. Secondo la Procura di Potenza, la società petrolifera tenne un atteggiamento di "sostanziale inerzia" nella vicenda delle perdite di greggio, mentre quella del comitato tecnico regionale fu una "consapevole inerzia" perché prima prescrisse maggiori controlli ma poi non sanzionò la loro mancata attuazione. La fuoriuscita di petrolio contaminò 26 mila metri quadrati di suolo e sottosuolo a Viggiano.
L'Eni: "Collaboriamo con la magistratura"
"Massima collaborazione con gli organi inquirenti e fiducia nell'operato della magistratura": è la posizione dell'Eni dopo l'arresto. In una nota si legge: "Eni prende atto dei provvedimenti adottati dall'autorità giudiziaria nell'ambito dell'indagine sullo sversamento da un serbatoio del Centro Olio di Viggiano condotta dalla Procura di Potenza e che coinvolge alcuni dipendenti Eni. Eni ritiene di essere intervenuta tempestivamente e di aver posto in essere tutti i migliori interventi di Messa in Sicurezza di Emergenza con l'obiettivo di contenere, perimetrare e rimuovere la contaminazione".
Il ministro Costa: "Giornata importante per la Basilicata. Chi inquina non resta impunito"
Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa: "Oggi è una giornata importante per la regione Basilicata e per la nostra attività di tutela dell'ambiente. Ancora una volta dimostriamo con i fatti che chi inquina non può restare e non resterà impunito", si legge in una nota. Un ringraziamento poi a chi ha condotto le indagini: "I miei complimenti quindi ai carabinieri del Noe e alla Procura della Repubblica di Potenza per le indagini che hanno portato all'accertamento dei responsabili della fuoriuscita di petrolio che, nel febbraio 2017, contaminò gravemente il reticolo idrografico della Val D'Agri. Questo è solo l'inizio di un'offensiva mirata contro chi inquina la Basilicata, e più in generale il nostro territorio. L'ambiente è di tutti e non faremo sconti a nessuno".
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