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Mentre a Roma il dibattito sull’ATAC si divide tra privatizzatori e curatori fallimentari, la Germania pensa a sperimentare l’eliminazione del biglietto
Come sarà il trasporto
pubblico del futuro? A Roma, c’è chi – come i Radicali – è davvero
convinto che debba essere privatizzato e c’è chi invece – come la
Sindaca Raggi – ha deciso semplicemente di lavarsene le mani,
consegnando interamente ad un magistrato la decisione sul futuro di
ATAC, per mezzo dello strumento del concordato preventivo. Ipotesi
entrambe problematiche, come denunciato dalle reti che, come DecideRoma, lottano per un trasporto locale saldamente a gestione pubblica, che sia democratico e di qualità.
Mentre dunque la discussione istituzionale a Roma è tra privatizzatori e curatori fallimentari, oltre le Alpi, invece, c’è chi comincia a pensare che il trasporto pubblico debba essere gratuito
.
In Europa, in realtà, già esiste una sperimentazione simile: si tratta di Tallin, la capitale dell’Estonia, che già dal 2013 ha garantito la gratuità del biglietto dell’autobus a tutti i residenti. Una scelta lungimirante, che in questi anni non soltanto ha accresciuto il numero di persone che preferiscono i mezzi pubblici a quelli primati ma, tra le altre cose, avrebbe molto incoraggiato il trasferimento della residenza nella Capitale, con il conseguente aumento delle entrate fiscali per l’ente locale.
In Italia, ad avanzare la proposta della gratuità del trasporto pubblico locale era stata, nel 2016, Francesca Balzani, già Vicesindaca di Milano durante la giunta Pisapia, poi candidata alle primarie del centrosinistra per l’elezione del nuovo Sindaco (poi perse in favore di Giuseppe Sala): all’epoca, le dichiarazioni della Balzani destarono scandalo e suscitarono critiche trasversali, anche da parte dello stesso Sala, secondo cui “le priorità erano altre”. Oggi l’ATM di Milano, esattamente come l’ATAC a Roma, rischia seriamente il fallimento, e la conseguente privatizzazione. Alla faccia delle priorità.
Mentre dunque la discussione istituzionale a Roma è tra privatizzatori e curatori fallimentari, oltre le Alpi, invece, c’è chi comincia a pensare che il trasporto pubblico debba essere gratuito
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È di oggi la notizia che il governo tedesco sta prendendo in considerazione l’idea di sperimentare in cinque città di medie dimensioni (Essen, Bonn, Mannheim, Herrenberg, Reutlingen) un trasporto pubblico completamente gratuito.In Germania, secondo quanto emergerebbe da una lettera dei ministeri competenti al Commissario europeo ai Trasporti, la misura si renderebbe necessaria come risposta all’eccessivo inquinamento, come forma di disincentivo all’utilizzo dei mezzi privati. Una notizia-bomba, che rimette al centro dell’attenzione un tema capace di sviluppare sotto una prospettiva completamente nuova la discussione intorno al futuro del trasporto pubblico locale e dei servizi pubblici in generale.
In Europa, in realtà, già esiste una sperimentazione simile: si tratta di Tallin, la capitale dell’Estonia, che già dal 2013 ha garantito la gratuità del biglietto dell’autobus a tutti i residenti. Una scelta lungimirante, che in questi anni non soltanto ha accresciuto il numero di persone che preferiscono i mezzi pubblici a quelli primati ma, tra le altre cose, avrebbe molto incoraggiato il trasferimento della residenza nella Capitale, con il conseguente aumento delle entrate fiscali per l’ente locale.
In Italia, ad avanzare la proposta della gratuità del trasporto pubblico locale era stata, nel 2016, Francesca Balzani, già Vicesindaca di Milano durante la giunta Pisapia, poi candidata alle primarie del centrosinistra per l’elezione del nuovo Sindaco (poi perse in favore di Giuseppe Sala): all’epoca, le dichiarazioni della Balzani destarono scandalo e suscitarono critiche trasversali, anche da parte dello stesso Sala, secondo cui “le priorità erano altre”. Oggi l’ATM di Milano, esattamente come l’ATAC a Roma, rischia seriamente il fallimento, e la conseguente privatizzazione. Alla faccia delle priorità.
Immaginare di non pagare il biglietto dell’autobus, proprio in una fase storica in cui le aziende del trasporto pubblico locale sono strutturalmente in crisi, può sembrare utopico, ma non lo è.In Italia, innanzitutto, la legge impone che le vendite dei titoli di viaggio non finanzino per più del 30% il trasporto pubblico: una percentuale sistematicamente superata nella gestione delle aziende pubbliche. Dal punto di vista della sostenibilità finanziaria, poi, le cifre potrebbero essere tutto sommato accessibili. Nel bilancio di ATAC, la vendita dei titoli di viaggio (biglietti e abbonamenti) vale circa 258 milioni di euro all’anno nel capitolo delle entrate. Questa cifra, anche nell’ipotesi della gratuità, non scomparirebbe del tutto, considerando che la gratuità potrebbe non valere per i turisti ai quali, diversamente che ai residenti, si potrebbe continuare ad applicare una tariffa. Il resto della cifra, invece, potrebbe essere finanziato da una tassazione di tipo generale, che riguardi tutti i residenti – anche quelli che continuano a preferire il trasporto privato a quello pubblico – e che in questa maniera avrebbe una funzione realmente ridistribuiva. Senza contare gli enormi benefici per tutti in termini di diminuzione del traffico e dell’inquinamento ambientale. Ovviamente, si tratta di una proposta che va certamente affiancata ad un consistente potenziamento della rete di metro, tram e bus, affinché possano supportare una quantità spiegabilmente maggiore di utenti. Ad una proposta complessiva in questo senso sta lavorando la rete Decide Roma, anche in vista della campagna referendaria che il 3 giugno porterà i romani ad esprimersi sulla “liberalizzazione” di ATAC. Un’ipotesi, quella della liberalizzazione, che – tra le altre cose – contribuirebbe ad escludere del tutto la possibilità dell’eliminazione del biglietto, dovendo essere garantiti i profitti dei gestori privati.
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