Si tratta di quasi 80 miliardi in soli cinque anni. E’ questa la
cifra che lo Stato, durante i governi Renzi-Gentiloni, ha consegnato
alle imprese private tra il 2014 e il 2019 (già in bilancio).
Lo rivela un dettagliato servizio de Il Fatto Quotidiano ma, a
spanne, c’erano arrivati tutti quelli che si sono sempre sentiti
rispondere che “i soldi non ci sono”, “dove trovereste i soldi?” quando
si parla di sanità, pensioni, istruzione, reddito sociale minimo.
Gli scontri contributivi alle imprese compresi nel Jobs Act tra il
2014 e il 2017 sono stati di 27,7 miliardi di euro (e poi non ci sono i
soldi per pensioni dignitose e nei tempi dovuti). Una seconda tornata si
gravi contributivi insieme agli incentivi per il Meridione e Garanzia
Giovani è costata 7,8 miliardi.
Uno studio della Uil (che denuncia i dati ma niente fa per modificare
la situazione) afferma che tra sgravi e incentivi, tra il 2016 e il
2017, ai padroni sono entrati, o meglio non sono usciti dalle tasche,
circa 40 miliardi di euro, che salgono a 50 se si considera anche il
2015. Se poi si considerano gli effetti fino al 2019 la cifra sale quasi
a 80 miliardi di euro (vedi gli incentivi per l’industria 4.0).
Ma la cuccagna per i prenditori privati mica è finita qui. Ci sono i 6
miliardi l’anno di taglio del costo del lavoro dall’Irap e i 3,5
miliardi di taglio dell’Ires nel 2017. Non solo. Le morosità sulle
bollette di luce, gas, telefono (esplosa da quando c’è la “concorrenza”
tra vari soggetti privati sul mercato) verrà spalmata e recuperata sulle
bollette di quelli che pagano regolarmente. Una rapina e una truffa
legalizzate dalla Stato nello stesso tempo.