mercoledì 28 febbraio 2018

Contro ogni fascismo: CasaPound Not Welcome

 


dinamopress
Giovedì primo marzo (alle 17.00) a Largo di Torre Argentina a Roma manifestazione antifascista contro il comizio elettorale di Casapound

Dopo le mobilitazioni di Torino, Bologna, Milano e Palermo  (e tante altre città da nord a sud), anche a Roma, a pochi giorni dal corteo antifascista che ricorda Valerio Verbano attraversato da migliaia di persone, si scende in piazza contro la chiusura della campagna elettorale delle formazioni di estrema destra.

Palazzo Nardini: un’altra svendita in arrivo


 

 dinamopress Rossella Marchini
Come previsto dal decreto Sblocca Italia del 2014 voluto da Renzi per alienare il patrimonio pubblico, immobili in disuso da anni vengono ceduti ai privati, ai quali sono garantite procedure semplificate per cambio di destinazioni d’uso e varianti urbanistiche

Pozzuoli. Contestato il governatore De Luca. Volano sacchetti di immondizia


contropiano
Questa mattina a Pozzuoli,  un gruppo  di manifestanti  ha fatto irruzione nell’ospedale S. Maria delle Grazie, interrompendo la cerimonia di inaugurazione del nuovo reparto di urologia. Sacchetti della spazzatura sono stati lanciati contro il governatore Vincenzo De Luca e le altre autorità presenti sul palco, tra cui il sindaco Vincenzo Figliolia. I manifestanti sono stati allontanati dagli agenti della polizia.

Bonino, nemica della scuola italiana

 contropiano
Se fossimo attenti solo alle elezioni, non ci sarebbe bisogno di occuparsi tanto di Emma Bonino e la sua listarella +Europa. Ma ci occupiamo di capire soprattutto la direzione di marcia impressa alla ristrutturazione del “modello sociale”, che altrove viene chiamata “processo di riforme strutturali”. In questo senso, le sortite di Bonino sui vari tempi esemplificano con spietata nettezza le “preferenze” dell’establishment finanziario e multinazionale, tradotte sempre più precisamente in trattati e direttive europee.
La sortita che interessa da vicino oltre un milione di lavoratori e la maggior parte delle famiglie italiane è avvenuta due giorni fa, in teleconferenza, e riguarda il mondo della scuola.

Galimberti 27 Gennaio 2018 Rassegna Forti delle fragilità.La Parola ai giovani

Libro. Il lavoro oggi è totalizzante. Ma che fine ha fatto la 'forza lavoro'?

Un libro di Roberto Ciccarelli ('Derive Approdi') indaga su questo 'fantasma' dell'era moderna digitalizzata...



Glass cutters at their wheels, c1870. The vessel to be cut is held against a rotating wheel powered by steam through belt and shafting.
Il concetto del 'lavoro' oggi è totalizzante. Eppure la 'forza lavoro' è invisibile. Inghiottita dalla precarietà, asfaltata dal vuoto di rappresentanza, rimossa dalle frustrazioni politiche, 'Forza lavoro', questa sconosciuta, è il tema e titolo del libro di Roberto Ciccarelli (Derive Approdi).
Una riflessione sul 'lato oscuro della rivoluzione digitale' che naturalmente rispolvera Marx per ripassare nozioni che nel dibattito pubblico vengono di solito relegate al passato, ma che possono essere utili a far riemergere ciò che comunque, nonostante la digitalizzazione, muove il mondo: l'uomo e la sua 'forza lavoro'.
"Sembra che il lavoro si produca da solo - scrive l'autore presentando il testo - le merci appaiano misteriosamente nelle nostre case, il denaro sia l'incarnazione della volontà matematica di un algoritmo di un algoritmo. Al lavoratore, che pure lavora, si dice che la sua attività non ha un significato oltre la mera esecuzione". E invece?

La morte e l'immortalità di FEUERBACH - 1886 - prezzo lire 1,50

Passo dopo passo impariamo a programmare con PYTHON

Perché voterò Potere al popolo!

mboscaino Il concetto del voto utile - come quello della governabilità - asseconda una generale e pericolosa tentazione di subappaltare la democrazia.

 

micromega MARINA BOSCAINO

Utile è, a mio giudizio, dare prospettiva e fiducia ad un modo di fare politica diverso. Per questo voterò Potere al Popolo!, e per questo mi sono impegnata nella campagna elettorale come portavoce per la scuola, pur non essendo candidata.
Lo scorso 18 novembre – un po’ per curiosità, un po’ per speranza - ho partecipato all’assemblea convocata 4 giorni prima da un gruppo di ragazzi dell’ex Opg Je so’ pazzo, in sostituzione di quella del Brancaccio, il cui progetto politico si era bruscamente interrotto. Mi sono trovata al Teatro Italia con altre mille persone che, come me, avevano deciso di farsi contagiare dalla follia di quella iniziativa: ci siamo guardati, ci siamo parlati e ci siamo riconosciuti. L’originalità della convocazione è stata seguita da una altrettanto originale gestione dell’incontro: ognuno - singolo, portavoce di un gruppo, segretario di partito- ha parlato quando era il suo turno; tutti per la stessa quantità di minuti:un’aria nuova.
Il cauto ottimismo della prima assemblea, conclusa da un intervento che riassumeva, con le parole più efficaci, il sentire di tutti in quel momento, è diventato poi il senso dell’impegno di questi pochi, intensissimi mesi. È così che Viola, Saso, e molti altri sono entrati nella mia vita, come in quella di tanti, quel giorno, a cui sono seguite centinaia di assemblee ed iniziative su tutto il territorio nazionale. Francesca, la “spingitrice”, come ama definirsi, una delle voci generose e inesauste di questo progetto.

Amsterdam, ecco "il primo supermercato del mondo senza plastica".

L'annuncio della catena Ekoplaza: un intero reparto con settecento prodotti di vetro, metalli o materiale compostabile. "E ora estenderemo il modello a tutti i nostri punti vendita entro il 2018".


repubblica.it

Amsterdam, ecco "il primo supermercato del mondo senza plastica"AMSTERDAM - E' possibile un supermercato con prodotti "plastic-free", senza plastica? Ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, è possibile. Oggi nella città olandese, infatti, ha aperto il primo reparto al mondo di un supermercato in cui, in oltre settecento prodotti esposti di vario genere tutti di materiale "compostabile" o vetro e metalli, non viene utilizzata in alcun modo la plastica. 
Si tratta di un punto vendita della catena di cibo biologico Ekoplaza, che ha promesso di estendere simili reparti in tutti i suoi 74 supermercati del Paese entro la fine del 2018. Il presidente di Ekoplaza, Erik Does, ha detto che si tratta di "una pietra fondamentale per un futuro migliore".

L'annuncio arriva in un moento in cui l'Europa (e non solo) sta cercando di ridurre al massimo l'utilizzo di plastica, i cui rifiuti oramai abbondano sulla terraferma e nei mari di tutto il mondo.
L'Ue ha dichiarato guerra alla plastica di recente, chiedendo ai paesi membri di far sì che quella utilizzata sia tutta riciclabile entro il 2030. Anche la premier britannica Theresa May ha proclamato nuove misure per ridurre sensibilmente l'utilizzo di questo materiale, mentre la Cina ha fatto sapere che non accoglierà più le milioni di tonnellate di plastica che sinora accettava dai paesi occidentali per smaltirli sul proprio territorio.

Per sanità, pensioni, scuola i soldi non ci sono mai. Per i “prenditori” invece si!

Si tratta di quasi 80 miliardi in soli cinque anni. E’ questa la cifra che lo Stato, durante i governi Renzi-Gentiloni, ha consegnato alle imprese private tra il 2014 e il 2019 (già in bilancio).
 
 

Lo rivela un dettagliato servizio de Il Fatto Quotidiano ma, a spanne, c’erano arrivati tutti quelli che si sono sempre sentiti rispondere che “i soldi non ci sono”, “dove trovereste i soldi?” quando si parla di sanità, pensioni, istruzione, reddito sociale minimo.
Gli scontri contributivi alle imprese compresi nel Jobs Act tra il 2014 e il 2017 sono stati di 27,7 miliardi di euro (e poi non ci sono i soldi per pensioni dignitose e nei tempi dovuti). Una seconda tornata si gravi contributivi insieme agli incentivi per il Meridione e Garanzia Giovani è costata 7,8 miliardi.
Uno studio della Uil (che denuncia i dati ma niente fa per modificare la situazione) afferma che tra sgravi e incentivi, tra il 2016 e il 2017, ai padroni sono entrati, o meglio non sono usciti dalle tasche, circa 40 miliardi di euro, che salgono a 50 se si considera anche il 2015. Se poi si considerano gli effetti fino al 2019 la cifra sale quasi a 80 miliardi di euro (vedi gli incentivi per l’industria 4.0).
Ma la cuccagna per i prenditori privati mica è finita qui. Ci sono i 6 miliardi l’anno di taglio del costo del lavoro dall’Irap e i 3,5 miliardi di taglio dell’Ires nel 2017. Non solo. Le morosità sulle bollette di luce, gas, telefono (esplosa da quando c’è la “concorrenza” tra vari soggetti privati sul mercato) verrà spalmata e recuperata sulle bollette di quelli che pagano regolarmente. Una rapina e una truffa legalizzate dalla Stato nello stesso tempo.

Tav? Scusate tanto, ci eravamo sbagliati

L’istantanea di Antonello Caporale

Tav? Scusate tanto, ci eravamo sbagliati – L’istantanea di Antonello CaporaleScusate, ci eravamo sbagliati. La Tav Torino-Lione non è più l’anello strategico mancante all’Europa, non trasporterà più i quindici milioni di tonnellate di merci su ferro previsti per il 2035. Le previsioni erano un tantino gonfiate vero, ma immaginate “in assoluta buona fede”. C’è stata la crisi economica – e chi mai la poteva prevedere? – e insomma, dovremmo ripensare, rivalutare, ridefinire il progetto.  
Leggere il documento dell’Osservatorio della Presidenza del Consiglio sulla montagna di balle che ha permesso lo spreco della montagna di soldi destinati a bucare le montagne piemontesi è assai istruttivo. Definisce in modo inconfutabile l’estremismo dei cosiddetti moderati e la ragionevolezza, il buon senso di chi si opponeva, con le armi della verità, a un’opera inutile, costosa e, come si vede, del tutto fuori tempo e fuori luogo.
“Ce lo chiede l’Europa”. Ricordate il leit motiv col quale vari ministri facinorosi, di centrodestra e di centrosinistra, hanno confermato oltre ogni ragionevole dubbio la necessità di fare e basta, in nome della modernità. E adesso? Adesso si va avanti, nella certezza che l’opera è sì inutile e costosa ma va portata a termine. Faremo dopo – tra qualche anno – il conto dello spreco. Di quel che si è tolto dalle tasche di coloro che forse avrebbero avuto diritto a qualche soldo e di ciò che si è messo nelle tasche di coloro che non lo meritavano. Del resto è questo l’abc del buongoverno.

martedì 27 febbraio 2018

Appello ai "moderati di sinistra" per il voto a Potere al popolo. Il percorso del Pd è al capolinea. Prima ne prendete coscienza e prima ci salviamo dalla destra

http://www.controlacrisi.org

Il panorama politico italiano, a pochi giorni dal voto, è ancora più sconfortante di quando è partita la corsa al voto.
Una propaganda elettorale basata sul reciproco logoramento, l’assenza totale di idee su come uscire dalla crisi in un momento in cui i flebili segnali di ripresa dovrebbero pur suggerire un “viottolo” se non risolutivo almeno “evocativo” della giustizia sociale, di cui c’è un disperato bisogno; la crisi, infine, dell’ultimo brandello di “maggioritario” con la fine di Pd e Fi preannunciano un “dopo-voto” tra i più drammatici e complicati della storia della Repubblica italiana.

Nessuno è in grado di assicurare la tanto decantata governabilità. Ed è dovuto scendere in campo un vero e proprio “governo-ombra”, santificato dall’anima nera del disastro italiano, Giorgio Napolitano, e da Prodi, guidato da Paolo Gentiloni al solo scopo di frenare le mire degli speculatori internazionali che guardano al debito pubblico made in Italy come a uno degli affari più importanti al mondo, tentando di rimediare i voti di quei settori della borghesia che non ne possono più di un clima così logorato. Verrebbe da chiedere a Walter Veltroni cosa c'entra davvero tutto questo con la democrazia. Lui, autore di tutte le sconfitte possibili ed immaginabili della sinsitra, compresa la porcata di mafia-capitale in capo al suo prescelto, uomo- chiave della sua giunta, Luca Odevaine, ora non sta facendo altro che far pagare all'opinione pubblica il risultato delle sue follie. Ma davvero non si vergogna? Davvero pensa che basta salire su un palco la domenica mattina al fianco di personaggi "illustri" per cancellare anni e anni di errori? Dove sta se non nella sua fantasia malata questa Italia che agognava assolutamente al maggioritario in salsa americana?

Ethical Hacker: scopri i segreti con il corso completo a soli 11,99 euro anziché 149,99 euro

http://punto-informatico.it

PUBBLIREDAZIONALE - Solo per 3 giorni potrai approfittare dello strepitoso sconto del 92 per cento per apprendere tutti i segreti in tema di sicurezza informatica e diventare anche tu un Ethical Hacker
Roma - Ti sei mai chiesto come gli hacker attaccano una rete? Come riescano a scavalcare quel perimetro di sicurezza invalicabile che dovrebbe essere alla base di ogni organizzazione?

Ebbene con il "corso pratico e completo per diventare un Ethical Hacker" messo a disposizione da Udemy tutti questi quesiti verranno svelati, portandoti a bordo del mondo dell'hacking. E tutto ad un prezzo sbalorditivo: solo 11,99 euro (solo per tre giorni) e con tanto di certificato di completamento.

Matteo Salvini: giurando su Vangelo e Costituzione, si è fregato da solo.

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Matteo Salvini: giurando su Vangelo e Costituzione, si è fregato da solo Là la cornice fu un’abbazia attorno ad un vescovo-abate, tutti decisi a lottare per la propria indipendenza, qui lo scenario è la piazza di Milano con il Duomo chiuso al nuovo leghista, che giura con il Rosario, il Vangelo e la Costituzione. L’arcivescovo di Milano gli ha ricordato di occuparsi delle cose sue e di non scherzare coi santi perché rischia di bruciarsi.
La sceneggiata è stata studiata a tavolino perché in un colpo solo espone tre simbologie. 
Il Rosario richiama la Battaglia di Lepanto del 1571, nella quale le armate «cristiane», coalizzate in «Lega Santa», sconfissero quelle musulmane, giunte alle porte di Vienna. Da allora nella Chiesa cattolica il mese di ottobre è dedicato a Maria, «Madonna del Rosario». 
Il vangelo è un richiamo a tutte le frange estremiste del cattolicesimo fondamentalista che si oppone a Papa Francesco e invoca in ogni occasione lo «spirito di Lepanto» per espellere dal sacro suolo d’Italia e d’Europa gli immigrati e i miscredenti musulmani perché l’unica religione deve essere quella cattolica in salsa leghista. Matteo Salvini non è nuovo a queste sceneggiate fuori luogo: a ogni Natale gira per le strade con un presepio in mano, dimenticandosi il senso di quello che rappresenta.
La Costituzione italiana è una novità, che ha solo uno scopo diretto: accreditarsi come democratico «moderato» (anche lui, come Berlusconi: ma se loro sono «moderati, io sono una pasta frolla).
In un gesto solo, Matteo Salvini è stato capace di fare tre atti blasfemi, calpestando ogni valore religioso e di civiltà, se mai ve ne fosse stato bisogno. Peccato che nessuno sia intervenuto per un ricovero coatto, perché con la serietà ha perso anche il senso di vergogna. Queste le sue parole:

Gentiloni il serio tutela in Val di Susa gli affari del Tav.

In questa campagna elettorale c’è un’impostura. Si descrive, anche molto autorevolmente, il candidato eterno premier Paolo Gentiloni come profeta del governo serio e responsabile. 


 
Risultati immagini per tavSarà lui a preservare la stabilità del Paese dalle insidiose promesse “spendi e spandi” dei candidati? Bisogna essere un po’ storditi per credere che l’erede e continuatore di una storia che ha i suoi pilastri in Berlusconi a Renzi ci tutelerà dalle promesse irresponsabili di Renzi e Berlusconi. Per non mettersi a ridere e capire la serietà del problema basta andare sul sito del governo a leggersi un recente documento sul Tav Torino-Lione. Lì si capisce quale tradizione di buongoverno Gentiloni incarni. È quella secondo cui dare il reddito di cittadinanza, abolire il canone Rai o dimezzare le tasse sono chiacchiere irrealizzabili ma imperdonabili per i mitici mercati; mentre continuare a buttare miliardi su un’opera inutile come la Torino-Lione è molto saggio e indice di grande senso di responsabilità.
La Tav in Val di Susa anticipa e rappresenta le larghe intese nell’accezione più scandalosa. Al nuovo tunnel sotto le Alpi hanno consacrato riti propiziatori tutti i governi e ministri degli ultimi quindici anni, dallo scavatore di gallerie berlusconiano Pietro Lunardi all’Antonio Di Pietro in versione prodiana che disattivava la modalità “angelo vendicatore” e si inginocchiava ad autostrade o ferrovie.
Per anni ogni esperto con un po’ di sale in zucca (non solo l’opposizione locale) ha spiegato che non serviva una ferrovia nuova per un traffico merci che poteva essere tranquillamente smaltito dalla vecchia.
Ma il succulento affare è stato difeso trasformando la discussione in un tema di ordine pubblico e addirittura di dignità dello Stato. Ed ecco che l’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino-Lione, cioè il governo, ammette che, per poter aprire i cantieri, hanno spacciato per anni cifre sballate.

Ecco perché uscire dall’euro non sarebbe storicamente regressivo.

La recensione di Vladimiro Giacchè al nuovo libro di Domenico Moro, La gabbia dell’euro. Perché uscirne è internazionalista e di sinistra (Imprimatur) pubblicata su Marx 21.
 

È difficile oggi considerare la sinistra europea come qualcosa di diverso da un cumulo di macerie. Questo è vero in tutta Europa (emblematico il caso della Germania, in cui a un crollo senza precedenti della SPD – che secondo gli ultimi sondaggi riceverebbe oggi appena il 16% dei voti – fa riscontro una Linke incapace di beneficiare di questa situazione, restando intorno al 10%, mentre l’AfD sarebbe diventata addirittura il secondo partito).
Ma è soprattutto nel nostro paese che la distruzione della sinistra ha raggiunto livelli semplicemente inimmaginabili soltanto pochi anni fa – per non parlare di quando l’Italia vedeva la presenza del più grande partito comunista d’Occidente. In molti si sono interrogati sulla genesi di questa situazione, che ovviamente ha più di una causa. Non però quella cara a una vulgata ormai in voga da decenni: quella, cioè, secondo cui i problemi della sinistra italiana nascerebbero da una presunta “incapacità di riformarsi”, e cioè – in concreto – dal rifiuto di far proprie parole d’ordine moderate e di adottare politiche di semplice gestione dell’esistente, abbandonando ogni velleità di trasformazione sociale.
Questa teoria appare platealmente smentita dai fatti: mai la sinistra italiana, nelle sue componenti numericamente più significative, è stata più “compatibile” e arrendevole all’ordine costituito – e mai è stata più vicina a un tracollo elettorale di portata storica. Si sarebbe tentati di essere più drastici, e dire che mai la sinistra è stata più lontana dalla realtà di quanto accada oggi. È una lontananza, però, che non nasce dall’ostinato tener fermo alla propria tradizione e alla propria cultura, ma proprio dall’atteggiamento opposto: dal cedimento totale e incondizionato alle parole d’ordine dell’avversario (un tempo si sarebbe aggiunto “di classe”), dall’assimilazione della sua ideologia, e – conseguentemente – dal perseguimento dei suoi interessi, anziché di quelli dei propri ceti di riferimento.

Elezioni 2018, un ripasso per capire come siamo arrivati a questo punto.

Il Contropelo della politica
Elezioni 2018, un ripasso per capire come siamo arrivati a questo punto
Ve lo ricordate quando siete scesi quella notte nelle strade di Roma, con le orchestrine e le bande, intasando via del Plebiscito e facendo pernacchie alla sua uscita dal Quirinale? Ecco, tutto nasce lì, in quella notte in cui si decise che voi non eravate pronti, non eravate affidabili. Non potevate votare. Perché c’era lo spread e bisognava “fare presto”, come disse il Sole 24ore, incamminandosi verso la sua crisi senza ritorno. Sarebbe bastato, in quei giorni che Draghi dicesse “whatever it takes”. Sarebbe bastato che il vegliardo del Quirinale avesse detto: l’Italia è una grande Paese, fondatore dell’Europa e terrà regolarmente le sue elezioni. Ma Draghi era lì, ce lo aveva detto per lettera insieme a Trichet, per demolire il nostro Stato sociale e le nostre garanzie sindacali.
E il Presidente Emerito, fin dai carri armati a Budapest, aveva dimostrato una scarsissima fiducia nell’autodeterminazione dei popoli. Non votaste. Avemmo Monti e Fornero. La macelleria sociale messicana ci trascinò dal 100% al 133% di debito pubblico, dimostrando che la competenza dei politici può essere pari a quella di medici come Brega Massone. Votarono, loro, senza un plissé quel pareggio di bilancio in Costituzione, i soli in Europa a inserirlo in quel modo, senza darvi, ovviamente la possibilità di esprimervi in un referendum. Non si poteva disturbare il manovratore della mannaia dei tagli.

Tav, il governo ammette: sui numero ci siamo sbagliati, ma si farà lo stesso.

Tanto paghiamo noi - Secondo il rapporto della Presidenza del Consiglio i numeri non giustificano l’opera: “Previsioni ormai smentite dai fatti”. 
....La conferma del progetto non può che essere giudicata un pessima scelta: costosa per i contribuenti che pagheranno prima per la costruzione e dopo per incentivare l’uso dei servizi, dannosa per l’economia come dimostrano le analisi costi-benefici indipendenti e irrilevante per l’ambiente. Ma assai gradita dai costruttori e da un manipolo di operatori ferroviari che vorrebbero prosperare a nostre spese.
 
ilfattoquotidiano.it
Dicono che il tempo è galantuomo. Forse è così. Un esempio è quello che emerge dalla lettura di un recente documento dell’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino – Lione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri: “Non c’è dubbio che molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione europea, siano state smentite dai fatti, soprattutto per effetto della grave crisi economica… Lo scenario attuale è, quindi, molto diverso da quello in cui sono state prese a suo tempo le decisioni”.
Scusateci, sembrano dire i tecnici dell’Osservatorio, ma dieci anni fa era impossibile prevedere quanto sarebbe emerso in seguito. Verrebbe da domandarsi il perché, allora, fare delle previsioni. Ma la realtà è molto diversa da quella narrata nel documento.
A più riprese, fin dal 2005, ben prima dunque del manifestarsi della recessione economica, sono stati pubblicati numerosi contributi di economisti dei trasporti che mostravano come le previsioni di crescita dei traffici fossero del tutto irrealistiche.

lunedì 26 febbraio 2018

Il generale ambiente



contropiano  
La prima nomina non si scorda mai… Ancora non è stato incaricato di formare un governo, e difficilmente lo sarà (anche se i Cinque Stelle dovessero risultare il primo partito, il 5 marzo), Luigi Di Maio si è portato avanti col lavoro, cercando di rastrellare un po’ di voti in più dandosi l’aria da “statista del fare”, tutto “legge e ordine”, come da vento mediatico prevalente.
La prima scelta comunicata ai media – la lista completa è già stata consegnata a Sergio Mattarella per “cortesia istituzionale” – sembra indicativa della logica seguita dal M5S in versione Di Maio: al ministero dell’ambiente, infatti, verrebbe messo «il generale di Brigata dell’Arma dei Carabinieri Sergio Costa».

"Non c'è potere senza popolo". Intervento di Roberto Musacchio



controlacrisi Autore: roberto musacchio
Uno dei sondaggi elettorali per il voto politico del 4 marzo in Italia mostra un dato interessante ed inquietante insieme. Vengono rilevate le propensioni al voto in base alle condizioni sociali e alla età. Ne viene fuori che tra le persone appartenenti alle classi sociali meno abbienti il voto alle destre e ai cinque stelle e' percentualmente assai più alto di quello medio. Al contrario il PD e Liberi e Ugual registrano una propensione al voto molto più bassa.

Teologia economica. Il mercato come nuovo Dio

anteprima libro - I sette peccati capitali dell'economia italiana di Carlo Cottarelli

Scuola, il disastro della scuola italiana è una realtà anche se osservato attraverso la condizione del personale docente. I dati in un rapporto europeo

http://www.controlacrisi.org

Pubblicato lo studio “Teaching Careers in Europe: Access, Progression and Support”: la ricerca illustra le principali sfide nella domanda e offerta di docenti e i modi con cui i sistemi educativi le affrontano. Il nostro Paese si caratterizza per l’invecchiamento progressivo della popolazione docente. Inoltre, se in diversi Paesi europei si registra la “carenza di studenti iscritti nei percorsi di formazione iniziale per insegnanti e la tendenza ad abbandonare la professione”, nonché una distribuzione sbilanciata di insegnanti tra materie e/o aree geografiche, in Italia chi vuole insegnare continua a dovere mettere in conto l’alta possibilità di vivere tanti anni di precariato. Molti Paesi prevedono una pianificazione preventiva. Mentre in Italia decine e decine di migliaia di docenti delle graduatorie d’istituto continuano ad essere respinti. Nella metà dei sistemi educativi i docenti sono già “pienamente qualificati” al termine del percorso formativo: solo in sei Paesi, tra cui l’Italia, agli insegnanti viene richiesto di superare un concorso. Con il paradosso, sempre nel Belpaese, di una formazione triennale post-concorso, al termine della quale si può anche essere respinti.

Le tutele crescenti alla prova della Corte Costituzionale

http://effimera.org/


Federica aveva trovato lavoro in un ristorante di Roma, a tempo indeterminato. Pochi soldi, necessari per vivere. Il suo contratto, però, lo aveva firmato dopo l’approvazione del Jobs Act e per lei non c’era più la protezione dell’art. 18. Era uno dei posti di lavoro contrabbandati come definitivi dal governo delle larghe intese. Il licenziamento non ha valida giustificazione, questo appare chiaro. Tuttavia, con la nuova legge, Federica  non poteva riavere il suo posto, le spettava soltanto l’indennità di quattro mesi. Il Giudice del lavoro, Maria Giulia, ha mandato gli atti alla Corte Costituzionale, chiedendo di cancellare dall’ordinamento il Jobs Act (in gergo giuridico: contratto a tutele crescenti) perché in contrasto con la nostra Carta. Verso l’estate arriverà la decisione. La scadenza è di notevole importanza: ove mai Federica la spuntasse la decisione si estenderebbe, automaticamente, a tutti i licenziamenti. Le imprese sono in allarme e hanno subito allertato i loro giuslavoristi; a Milano si è tenuto venerdì 23 febbraio un affollato convegno nazionale degli altri giuslavoristi, quelli che stanno dalla parte dei lavoratori, al fine di preparare il terreno anche politico di sostegno a Federica. E all’impostazione di Maria Giulia.Pubblichiamo di seguito il testo completo su cui l’avvocato  Piero Panici, di Roma, ha poi  basato la sua relazione agli intervenuti. 
Considerazioni preliminari

Lavori in casa più facili, arriva la lista delle opere senza permessi

Dai pannelli solari agli stalli per le bici stop alla burocrazia. E i Comuni non potranno imporre norme più restrittive.
repubblica.it ANTONELLA DONATILavori in casa più facili,  arriva la lista delle opere senza permessiMeno costi e meno stress per una lunga lista di lavori di manutenzione e di interventi edilizi che da ora in potranno essere realizzati senza la necessità di presentare comunicazioni al Comune né progetti tecnici. E' infatti in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il “Glossario dell'edilizia libera”, un elenco di 58 interventi completamente liberalizzati. Si tratta di una lista che avrà valore su tutto il territorio nazionale e che comprende tutti i lavori interni che non incidono sulla pianta degli appartamenti. Tra questi rientrano non solo il rifacimento dei bagni e degli altri impianti, ma anche la realizzazione di controsoffitti, il cambio degli infissi e l'installazione delle inferriate alle finestre, interventi sui quali, invece, in molti casi i Comuni avevano continuato a sostenere la necessità di presentare le comunicazioni di inizio lavori. Da ora in poi, invece, non ci sarà più la necessità di verificare in anticipo cosa prevede la normativa comunale ma sarà sufficiente consultare il Glossario.

Elezioni. 4 marzo: al voto tra peggio, più peggio e peggissimo.

Troppi dicono che domenica 4 marzo l’unica sarà votare il meno peggio. Ottimisti. Alle urne un democratico potrà scegliere tra il peggio, il più peggio, il peggissimo. O per maggiore precisione filologica: tra lo schifo, il più schifo, lo schifissimo.




www.micromega.net ©Paolo Flores d’Arcais.


Il Movimento 5 stelle fa schifo. Il rosario delle evidenze avrebbe più grani di quello delle beghine (del resto Di Maio biascica di peggio quando va a baciare la superstiziosa ampolla di un santo mai esistito, con tanto di salamelecchi al cardinale). La cartina di tornasole è la moltiplicazione dei candidati immondi e perciò espulsi. Vuol dire che demenziale, o peggio, è il sistema di selezione dei candidati. Peggio, perché scegliere attraverso un casting di tre minuti di video autoincensatori e successivi clic di “like” (talvolta poche decine per diventare sindaco di una città di medie dimensioni) significa piegarsi a quanto di più antidemocratico e di meno meritocratico, di più corrivo verso la politica spettacolo, ulteriormente degradata a finzione pura. E fermiamoci qui.

Che la destra di Berlusconi Salvini Meloni faccia schifissimo, se prendiamo minimamente in considerazione la Costituzione, cioè il patto solenne che ci rende concittadini anziche homines hominibus lupi, è dimostrabile per tabulas e per quotidiane scelleratezze politiche. Ormai il razzismo è incensato a senso comune, e Macerata farà scuola, e si sognano ulteriori diseguaglianze e degradi sociali, culturali, ambientali, con flat tax e condoni edilizi e fiscali.

Alitalia. Altri scandali sui ricambi; nazionalizzare è l’unica soluzione.

Il Fatto Quotidiano riprende ed amplifica lo scandalo del pezzo di ricambio d’aeromobile venduto da Alitalia nel novembre 2014 per 1500 euro e ricomprato mesi dopo a 125.000 euro. 
 

La notizia era già emersa a dicembre scorso, durante l’assemblea pubblica presso il Comune di Fiumicino. Si va nella giusta direzione di fare completa luce su un periodo nero della vita della Compagnia.
E’ un’altra dimostrazione delle ragioni che USB ha avuto nell’opporsi a quella gestione che ha zavorrato la compagnia per centinaia di milioni di euro. Come avevamo denunciato, grazie anche al prezioso contributo di studiosi e consulenti e nel rigettare il piano “lacrime e sangue” di aprile scorso sono bastati pochi mesi di amministrazione decente da parte degli attuali commissari, pur senza ancora quegli interventi che sono decisivi, per dimostrare che Alitalia è una compagnia aerea che può stare in piedi.
Come già accaduto anche per il precedente fallimento, dove dopo 10 anni si è arrivati alla condanna degli amministratori perseguibili, la storia di Alitalia si intreccia con errori madornali e scelte dannose e non certo per colpa dei lavoratori. 

Libro. "Il tradimento tedesco”, di Erich Kuby.






Uno di questi libri è “Il Tradimento Tedesco” di Erich Kuby, giornalista ed editorialista tedesco sempre molto critico con la Germania postbellica, troppo incline a perdonare e dimenticare, una Germania che solo sotto la spinta di Kuby e di altri giornalisti come Hannah Arendt ha fatto molto parzialmente i conti con la Germania Nazista e gli orrori da essa creati.
Purtroppo questo libro, come molti altri di valore, dagli anni “90 del secolo scorso non è stato più ristampato, mentre non mancano le ristampe di narrazioni false e tossiche di chi descrive supposti assassini e supposte atrocità da parte dei partigiani, o che parla, con la lacrimuccia facile, di “sangue dei vinti”.
Kuby non appartiene a questa schiera; soldato della Wehrmacht sino alla fine della guerra, obtorto collo come molti suoi camerati, non ha mai risparmiato critiche al tentativo poco velato di una bella lenzuolata per cancellare tutto. In questo ed altri suoi libri, come “I Russi a Berlino”, critica ferocemente il regime nazista non solo accusandolo delle atrocità commesse, ma anche della pochezza, meschinità, squallore di tutti i suoi appartenenti e mostrando Hitler per quel mostro che è stato.

Dal Sahel al Mediterraneo, le non-persone sono povere ma arricchiscono molti.

Dal Sahel al Mediterraneo, le non-persone sono povere ma arricchiscono molti
Missionario, dottore in antropologia culturale ed etnologia

Così, tra le altre categorie sociali, si può tracciare un confine: persone da una parte e non-persone dall’altra, che fingono di vivere nello stesso mondo. Una finzione che si traduce nella sconfessione del principio di sovranità umana. Le persone possono spostarsi e le non-persone invece destinate alla cancellazione, senza tracce se possibile, come un delitto perfetto.
Dall’America di Trump all’Israele della terra poco promessa per eritrei, somali, sudanesi e assimilati criminali, si passa alla civilissima Francia di Macron, portavoce autorizzato della divina separazione tra rifugiati, degni di rimanere nel Paese dei diritti e gli altri. I migranti economici, così designati, indegni di essere trattati da persone. Per questi ultimi la Francia, afferma il presidente, non ha per vocazione a diventare terra di soggiorno. Una spiritualità politica nella quale la parola vocazione, una volta intesa come chiamata al servizio del bene comune, ora profuma di respingimento. La presa di possesso e lo stupro delle parole non è che l’effetto e la causa della deriva della civiltà dei lumi, che funzionano grazie all’uranio del Niger. L’Italia si inserisce da par suo nella stessa prospettiva imperiale di seconda o terza generazione, vedi la Libia.

Jean Claude Juncker è stato lucidissimo. Ecco cosa ci aspetta dopo il voto.

Jean Claude Juncker è stato lucidissimo. Ecco cosa ci aspetta dopo il votoDi fronte alle dichiarazioni di Jean Claude Juncker qualche commentatore ha sostenuto che erano estemporanee e che hanno spaventato i mercati. In qualche modo Juncker si confermerebbe come un eurocrate con qualche vizietto etilico che ogni tanto fa dichiarazioni improvvide da cui poi torna indietro.
Rifondazione Comunista - vicepresidente Partito della Sinistra Europea
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Io penso al contrario che Juncker sia stato lucidissimo e che le sue dichiarazioni straccino il velo delle menzogne che i principali partiti spargono a piene mani nella campagna elettorale.
L’obiettivo di Juncker mi pare molto evidente: preparare i mercati ad aggredire l’Italia il giorno dopo le elezioni, far salire lo spread sui titoli di Stato e porre le condizioni per un governo di unità nazionale. L’Unione Europea, infatti, vuole applicare il fiscal compact – votato da centro destra e centro sinistra 4 anni fa – e quindi obbligare il governo italiano a recuperare 50 miliardi l’anno attraverso stangate o privatizzazioni. L’unico modo per praticare questa guerra contro il popolo italiano è quella di terrorizzare il popolo italiano in modo da annichilirlo e quindi di avere un governo di unità nazionale, in cui i maggiori partiti siano coinvolti. Perché nella migliore tradizione mafiosa, il lavoro sporco si fa “tutti assieme”.

domenica 25 febbraio 2018

Libro. “Ribellarsi non basta. I subalterni e l’organizzazione necessaria”.


“Ribellarsi non basta. I subalterni e l’organizzazione necessaria” (pp. 100, euro 12,00). Recensione di Vittorio Bonanni al saggio di Lorefice.
Quando si parla di “subalterni” vengono in mente due figure centrali del pensiero politico-filosofico  e antropologico: da un lato Antonio Gramsci, il primo a dare grande dignità culturale alle cosiddette classi subalterne, identificando proprio con questo aggettivo chi era schiacciato dal potere ma che si stava già attrezzando per trasformarsi da oggetto a soggetto. E poi Alberto Maria Cirese, uno dei padri dell’antropologia italiana scomparso pochi anni fa, il cui manuale “Cultura egemonica e culture subalterne”, ispirato appunto alle tesi gramsciane, è stato sfogliato a partire dal 1971 da tanti studenti e intellettuali italiani interessati ad un tema che stava esplodendo, con gli esclusi che non avevano più intenzione di rimanere tali reclamando senza mezzi termini potere e diritti che la rinata democrazia si era ben guardata dal dare loro. Ora il quadro è di nuovo cambiato e, come è visibile agli occhi di tutti, la situazione di chi lavora e di chi lavoro non ha è ben peggiorata rispetto alle grandi conquiste del dopoguerra,senza che ci sia nessuno, o quasi, a dare loro una mano e soprattutto a rappresentarli.

Libro. 25 Feb Potere al Popolo è anche un libro!

DA LUNEDI’ 26 ACQUISTABILE ONLINE E IN LIBRERIA!

poterealpopolo.org

Incredibile cosa accade quando la bellezza e l’entusiasmo si scatenano, quando le persone si mettono insieme unite da un bisogno e da un ideale!
In tempi record e in mezzo a mille casini, siamo riusciti a mettere su anche un libro su Potere al Popolo.
Un istant book che serve a raccontare da dove nasciamo, perché, quale sia il nostro programma.
Un libro che serve a riflettere sull’attuale fase politica in Italia, sul senso della parola “democrazia”, sulla condizione dei lavoratori e dei precari, sulla devastazione ambientale, sulla necessità del mutualismo e del “controllo popolare”.

Cremaschi. “Multinazionali in fuga e governo complice”.

Una discussione esemplare – ieri mattina a L’aria che tira, su la7 – quasi paradigmatica delle posizioni in campo sulla questione centrale del lavoro: le multinazionali vanno dove il profitto può essere più alto e il lavoro ha un costo più basso, lasciando un deserto industriale e occupazionale; il governo italiano è uno dei più vili del continente, dato che stende tappeti alle imprese e non pretende la loro assolutamente nulla.

Buona visione, ma con il maalox a portata di mano…
LINK al VIDEO



Il sindacato complice è stato perfettamente rappresentato da Carla Cantone, ex segretario generale dei pensionati Cgil, che ha assistito senza muovere un dito a tutte le riforme previdenziali degli ultimi 20 anni e chiude la sua carriera candidandosi al Parlamento con il Pd (responsabile del Jobs Act, dei voucher, dell’eliminazione degli ammortizzatori sociali, dell’abolizione dell’art. 18 e degli incentivi alle imprese senza contropartite).
I due imprenditori affacciatisi al proscenio (Giovanni Zonin, ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, e Alberto Forchielli, “imprenditore” delocalizzatosi in Thailandia) hanno mostrato il volto più infame della cosiddetta “classe dirigente” del capitalismo ad ogni latitudine. Il primo irridendo correntisti e azionisti lasciati sul lastrico cone una serie di “non ricordo, sono anziano…”. Il secondo ridendo apertamente di ogni richiamo a valori come la ”dignità”, la “responsabilità”, ecc.
Due autentici delinquenti  della “buona società” occidentale, che alla sbarra o si difendono dandosi del demente o sghignazzano beffardi…

La crisi vista dalle piccole imprese.

La crisi economica che si è venuta a generare in Italia ha colpito, come testimoniato anche dai dati ISTAT, gran parte della popolazione ed ha contribuito a precarizzare ancor di più il mondo del lavoro, dando origine ad un gioco al ribasso sul prezzo del lavoro ed alla cancellazione di quasi tutti i diritti dei lavoratori.
 

Nessuna categoria esclusa: il capitalismo, come una belva feroce e famelica, si è accanita su più vittime che, isolate e “spogliate” delle proprie protezioni, sono state facili prede del mostro!
Una categoria che sta soffrendo dell’attacco del capitale è quella dei commercianti e dei piccoli artigiani.
Ciò che la contraddistingue e che colpisce è che non c’è una benché minima forma di resistenza: vuoi perché per i diretti interessati è difficile far emergere il problema per questioni di “cultura del successo” tipica di questo settore che ti costringe a dare sempre una parvenza di felicità e soddisfazione (se non poi lamentarsi per frasi fatte senza entrare mai nello specifico del problema); vuoi perché purtroppo è spesso lasciata sola ed in balia degli eventi dalla politica.
Negli anni, con le tasche degli italiani sempre più a secco, parecchie attività commerciali o artigianiali hanno dovuto necessariamente abbassare per sempre le saracinesche.
Il problema, però, non risiede solo nella contrazione dei consumi. Da una parte si è assistito ad una continua e spregiudicata costruzione di grandi centri commerciali, fin dentro le città, in nome della risoluzione della crisi. Dall’altro ciò ha generato una concorrenza spietata “come neoliberismo comanda”, agevolata dalle politiche governative che hanno liberalizzato orari di lavoro delle attività commerciali. E il tutto è stato giustificato come un aiuto all’aumento dei consumi, come se fossero gli orari o i negozi a non dar possibilità agli italiani di generare consumi! A ciò si è unito un eccesso di pressione fiscale (se prendiamo in considerazione il calo dei consumi diventa difficile sostenere questo regime di tassazione).

La prossima Embraco la fa Marchionne.

Da Mirafiori a Cassino a Melfi a Pomigliano migliaia di operai verranno posti in cassa integrazione nelle prossime settimane. Tutto questo nel silenzio complice dei palazzi della politica e dei mass media. 

Pochi giorni fa eravamo con #PoterealPopolo davanti alla fabbrica campana, per ricordare ad operai, che in gran parte ci evitavano per paura, che Marchionne non mantiene mai le promesse. Siamo stati facili profeti.
Lì nel 2010 il capo della FIAT ispirò il Jobsact a Renzi imponendo ai lavoratori il ricatto: o rinunciate al contratto, o il lavoro va in Polonia e Serbia. 
Berlusconi e Bersani, tutti i sindacati tranne FIOM e organizzazioni di base, tutta la stampa coi soliti “esperti”e naturalmente il caravanserraglio padronale, sostennero lo scambio tra lavoro e diritti.
Allora a Pomigliano c’erano 5000 lavoratori oggi sono 3500, di cui 1500 in cassa. Ora anche i 2000 che lavorano verranno mandati a casa. 
Non per sempre dice l’azienda, ma intanto succede. Come succede in tutti gli altri stabilimenti del gruppo. Che per altro in pochi anni ha già chiuso tre grandi fabbriche Si sono persi tutti i diritti e ora va via il lavoro.

Mais, un antidiabetico naturale che aiuta anche in oftalmologia

 contropiano
Del mais (Zea mays. fam.: Poacee), pianta di “grande prestigio” presso gli antichi Maya, che ne facevano un elemento fondamentale della loro economia, oltre che oggetto di culto, si utilizzano stili e stimmi dei fiori femminili (barba di meliga). Si preparano in infuso, decotto, estratto fluido, sciroppo, per il trattamento di iperuricemia, prostatiti, cistiti, ipertensione, patologie cardiovascolari, diabete e possono avere un importante ruolo nella prevenzione e trattamento della cataratta.

Embraco, da Candy a Honeywell ecco le altre multinazionali che hanno lasciato l’Italia. Dopo aver preso fondi pubblici

https://www.ilfattoquotidiano.it

Dalla Candy alla Zoppas, passando per la recente vicenda della K Flex. Sono centinaia le aziende o multinazionali con stabilimenti in Italia che, negli ultimi anni, per sfuggire a tasse e burocrazia hanno annunciato il trasferimento all’estero, anche dopo aver ricevutofinanziamenti pubblici. Vanno in Cina, Russia, ma anche Polonia e Slovacchia. Come nel caso della Embraco, l’azienda brasiliana del gruppo Whirlpool che ha annunciato il licenziamento di 500 dipendenti del suo stabilimento di Riva di Chieri (Torino) e il trasferimento proprio in Slovacchia della produzione di compressori per frigoriferi. Nonostante gli aiuti ottenuti dal governo italiano, ma anche da Regione e Provincia. E nonostante il caso sia arrivato sul tavolo della Commissione europea e il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda abbia promesso che “non mollerà” sono poche le speranze di evitare il trasloco. Una storia, purtroppo, già vista.
I CASI DI HONEYWELL E K FLEX – Lo scorso novembre la multinazionale americana Honeywell ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Atessa (Chieti) dove produce turbo compressori: 420 i dipendenti. Nulla ha potuto il pressing del governo Gentiloni e deisindacati. A inizio anno c’è stata la conferma, anche se l’azienda si è impegnata a evitare i licenziamenti fissati per il prossimo 2 aprile mantenendo parte dell’attività e utilizzando la cassa integrazione straordinaria fino al febbraio 2019. Il motivo dell’abbandono? La Honeywell ha deciso di delocalizzare in Slovacchia, dove negli ultimi anni ha creato una fabbrica fotocopia. Honeywell ha già annunciato un investimento di 32,3 milioni di euro con 130 nuovi occupati a Presov. In questa fabbrica nel 2017 i ricavi sono cresciuti del 53 per cento, grazie a salari molto più bassi rispetto a quelli italiani e a investimenti che, in parte, sono a carico dello Stato slovacco. Insomma, un po’ quello che ha portato al caso Embraco.

I miti della globalizzazione: conversazione con Noam Chomsky e Ha-Joon Chang

http://contropiano.org

Dal sito di Truthout una doppia intervista a Noam Chomsky e Ha-Joon Chang – noto in Italia per il saggio “Cattivi samaritani”, che smaschera l’effetto nefasto delle politiche neoliberiste imposte ai paesi poveri dai paesi ricchi e dalle istituzioni internazionali tra cui Fmi e Wto. Temi come la globalizzazione, i suoi legami con il capitalismo, i suoi vantaggi e svantaggi nonché la sua ineluttabilità e proposte come il reddito minimo universale sono spesso oggetto di propaganda, luoghi comuni se non addirittura affermazioni false, che – ripetute ovunque – finiscono per essere scambiate con la verità. In questo senso la riflessione documentata e approfondita di due studiosi fuori dal coro è l’unica efficace forma di debunking, capace di separare quello che è vero da  quello che semplicemente conviene agli interessi dei più forti,
Tradotto da Rododal per http://vocidallestero.it/

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