venerdì 22 dicembre 2017

Nel Migliore dei mondi possibile. Malati terminali uccisi nell'"ambulanza della morte" a Catania per guadagnare 300 euro a paziente, arrestato un barelliere.

A finire in manette è Davide Garofalo, 42 anni, mentre altri due suoi colleghi sono stati iscritti nel registro degli indagati.


Davide Garofalo, un barelliere di 42 anni, è stato arrestato nell'ambito dell'operazione "Ambulanza della morte" dei carabinieri della compagnia di Paternò, coordinata dalla Procura di Catania. Gli sono contestati tre omicidi volontari commessi, uno l'anno, dal 2014 al 2016, iniettando aria nelle vene di malati terminali mentre li stavano trasferendo dall'ospedale di Biancavilla a casa procurando loro la morte per embolia gassosa. Garofalo, oltre che l'omicidio volontario aggravato dall'avere favorito la mafia, è contestato anche "l'avere agito con crudeltà verso le persone, di avere approfittato delle circostanze di tempo e di luogo tale da ostacolare la pubblica e privata difesa e di avere commesso il fatto con abuso di prestazione d'opera".
Le vittime sono una donna e un uomo molto anziani, e un 55enne deceduto nel 2015. Nell'inchiesta ci sono altre due barellieri indagati per altri episodi simili, a cui sono contestati gli stessi reati avvenuti su altre ambulanze. La Procura non ha voluto precisare la loro attuale posizione.

Malati terminali uccisi su un'ambulanza, iniettando loro dell'aria nel sistema sanguigno, e poi i corpi "venduti" per 300 euro ad agenzie di onoranze funebri. Era questa l'ipotesi, che dà il nome all'operazione in corso dei carabinieri, l"Ambulanza della morte", sulla quale stava lavorando da mesi la Procura di Catania che aveva aperto un'inchiesta per omicidio dopo le rivelazioni di un collaboratore di giustizia, che accusa la mafia locale di avere avuto un ruolo nella vicenda. Il decesso avveniva durante il trasporto dall'ospedale di Biancavilla a casa dei pazienti dimessi perché in fin di vita. I casi sarebbero iniziati nel 2012, all'insaputa dell'ospedale e dei medici.
Le prime rivelazioni il "pentito" le aveva fatte in un'intervista a "Le Iene" e poi si era recato in Procura per riferire dei fatti a sua conoscenza. Carabinieri della compagnia di Paternò, su delega dei magistrati della Dda etnea, hanno acquisito cartelle cliniche nell'ospedale. "La gente non moriva per mano di Dio", spiegò allora il collaboratore, ma per "guadagnare 300 euro, invece di 30 o 50".
Secondo la sua ricostruzione, il malato terminale tornava a casa "siccome era in agonia e sarebbe deceduto lo stesso, gli iniettavano dell'aria con l'agocannula nel sangue, e il malato moriva per embolia", così i familiari non se ne accorgevano.
Approfittando del momento di grande dolore proponevano l'intervento di un'agenzia di onoranze funebri che, sottolinea il testimone, "poi gli facevano un regalino", i 300 euro a salma appunto. Il pentito sostiene che "erano i boss a mettere gli uomini sull'ambulanza" e che i "soldi andavano all'organizzazione".
Sono oltre 50 i casi all'attenzione della Procura distrettuale di Catania di decessi avvenuti tra il 2012 e il 2016 sul quale sono stati svolti accertamenti nell'ambito dell'operazione 'Ambulanza della morte'. Di questi una decina, secondo le indagini dei carabinieri, hanno "una maggiore pregnanza", ma soltanto tre sono al momento i decessi portati all'attenzione del Gip che ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere.

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