Il regista, insieme a ZaLab e altre ong, è in prima linea per promuovere un dibattito "equo e dignitoso" sulla questione migranti
Ha parlato di ipocrisia a proposito della Lega. Come giudica la frase di Renzi, in passato utilizzata proprio dal Carroccio, "Aiutiamoli a casa loro"?
"È preoccupante che questa posizione di ipocrisia cominci ad essere condivisa da forze politiche che dovrebbero mettere i diritti di chi ha più bisogno, di chi è vittima di disuguaglianze, al centro delle proprie strategie e sostenendo idee di chiusura finiscono per appoggiare il diritto di chi ha più privilegi. Assistiamo ad una trasformazione, con le forze più progressiste incamminate in una direzione di chiusura che ci impensierisce".
Eppure, dati alla mano, dopo gli accordi con la Libia il numero degli arrivi via mare verso l'Europa è diminuito e nei palazzi del potere c'è più d'uno che tira un sospiro di sollievo. Secondo lei la strategia del ministro Minniti, la strategia del Governo, funziona per risolvere la questione?
"Non vorrei personalizzare, riferendomi a Minniti, nel senso che non si tratta di colpe personali. Da ministro dell'interno, ovviamente con tutte le responsabilità legate al suo ruolo, applica la strategia del Governo, una strategia comune ad altri stati europei, basata sulla chiusura delle vie regolari di migrazione. Quanto alla diminuzione degli sbarchi, credo sia sbagliato giudicare la strategia guardando solo ai numeri. Bisogna chiedersi dove sono le persone che tentano di mettersi in viaggio. Ebbene, sono nei centri di detenzione, in Libia come in Turchia e in Tunisia e subiscono violazioni ai loro diritti. Il punto sul quale si deve riflettere, e noi vorremmo farlo nel forum, è come si costruisce un sistema che metta al centro il diritto dell'essere umano di spostarsi in maniera regolare e sicura".
L'estate scorsa Minniti ha dichiarato di aver temuto per la tenuta democratica dell'Italia quando, prima degli accordi con la Libia, in trentasei ore erano sbarcati 12.500 migranti su 25 navi diverse. C'è, a suo avviso, il rischio che l'immigrazione metta a repentaglio la tenuta democratica del Paese?
"Per scongiurare il rischio bisogna dare al bisogno di migrare vie regolari, diffuse e sicure. Se le persone non hanno altra scelta che ricorrere ai barconi, sono costrette a incanalarsi in un imbuto che non fa altro che alimentare, dunque aumentare, le tensioni e far crescere il business dei trafficanti".
Poco fa, lei ha fatto cenno alla "direzione di chiusura delle forze progressiste". La registra anche in merito al sostegno della legge sulla cittadinanza, relativa allo ius soli?
"Le persone che sono nate o cresciute in Italia devono avere gli stessi diritti di chi è nato in Italia da italiani, diciamo per intenderci, "doc". Si tratta di una riforma necessaria in un mondo in cui la globalizzazione ha portato le persone a muoversi, a spostarsi da un posto all'altro. Non riconoscere questa necessità vuol dire chiudersi in una ipocrisia, basata sulla distinzione delle persone su base etnica. I diritti sono legati all'essere umano non al tuo essere bianco, giallo o verde. Anche sullo ius soli è in gioco la capacità di riconoscere i diritti dell'essere umano oltre e soprattutto prima di qualsiasi appartenenza etnica".
Il senatore Manconi, in un recente post su Facebook, ha scritto, riferendosi anche alla legge sullo ius soli, passata alla Camera e oggi ferma a Palazzo Madama: "Si era aperto uno spiraglio favorevole ma credo che si stia pericolosamente chiudendo", e "penso che sia una manifestazione di codardia politica". Berlusconi ha detto che Forza Italia non voterà la fiducia alla legge che sembra scomparsa anche dall'agenda di dem mentre i Cinque Stelle hanno dichiarato che non voteranno. Crede che si farà il passaggio in Senato?
"Dipende dalla capacità e dalla dignità dei parlamentari, se intenderanno o meno accettare il ricatto di slogan populisti, anteponendo a questi ultimi i diritti degli esseri umani. Altrimenti andranno a ledere questi diritti e si prenderanno la responsabilità della scelta. Vede, io non credo che gli italiani siano solo Di Maio, Berlusconi, Renzi e Salvini, credo che siano, come dire, qualcosa di più complesso e che ci siano molti italiani che si rifiutano di accettare di stare dentro quegli slogan. Il nostro forum è un tentativo di dare voce a questi italiani".
Non le sarà sfuggita, a proposito di immigrazione, l'onda montante di paura, quella che Diamanti ha definito "la paura degli altri", alla quale in politica si accompagna anche un aumento di consenso alle forze di destra e destra radicale. Elemento, la paura, che in vista della campagna elettorale, potrebbe essere utilizzato dalla politica per raccogliere nuovo consenso.
"Noi puntiamo alla ragione, alla dignità, alla giustizia per creare una nuova forma di consenso. Per questo abbiamo lanciato un appuntamento per radunare gli italiani e i nuovi italiani - chi non potrà esserci fisicamente potrà seguire i lavori attraverso la diretta streaming trasmessa sulla pagina Facebook dell'associazione ZaLab - attivi quotidianamente per costruire una società più degna, più aperta, più giusta".
Non vorrete creare un partito?
"Un partito assolutamente no, ma un movimento di pressione sociale che avanzi delle proposte sì. Un movimento che non candiderà nessuno, ma elaborerà e avanzerà proposte, mettendole a disposizione di coloro che, tra i candidati, vorranno farle proprie. Le proporremo nel corso della campagna elettorale, che, se sarà declinata a slogan e paura, non riuscirà a proporre nulla di nuovo. Il nostro è un percorso di dialogo che intendiamo avviare a partire da questa campagna elettorale, ma per portarlo avanti in futuro, sia con i politici che con la società civile. Un percorso per cambiare l'ordine delle cose".
Come si fa, da dove intendete cominciare?
"Ne discuteremo e poi ragioneremo sulla base di proposte concrete".
Tornando "alla paura degli altri" e all'ostilità di parte del Paese verso i migranti, un altro cavallo di battaglia di chi soffia sul fuoco della paura è "i lavoratori di origine straniera sono in competizione, sottraggono il lavoro agli italiani". Non pensa, Segre, che anche al sindacato possa essere attribuita qualche responsabilità, per non aver fornito con maggiore determinazione interpretazioni e chiavi di lettura del fenomeno alternative?
"Intanto, per cominciare, ci sono sindacati e sindacati. Poi, come ha spiegato Alessandro Leogrande in un suo intervento, questo conflitto in gran parte non esiste perché i lavori a cui accedono gli stranieri sono lavori ai quali gli italiani non vogliono più accedere".
Leogrande, intellettuale esperto di migrazioni contemporanee scomparso qualche giorno fa, in un suo recente intervento aveva fatto riferimento all'idea, diffusa, "che i migranti siano una massa informe, numeri, corpi che hanno bisogno di essere sfamati, assistiti, aiutati. Invece di essere persone con dei desideri, una volontà, dei progetti". Si potrebbe partire da questo mutamento di prospettiva per cambiare l'ordine delle cose?
"Alessandro doveva intervenire al forum, che non a caso abbiamo pensato di dedicargli, il suo sarebbe stato tra gli interventi iniziali. Mi sembra una citazione pertinente, un'indicazione da seguire. Sarà nostro dovere morale ed etico ricordare il suo contributo al tema immigrazione, il suo lavoro che continuerà ad illuminare la nostra conoscenza e la nostra coscienza".
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