Hai mai sentito parlare di bias cognitivi? Che tu li conosca o meno, posso assicurarti che hanno un impatto rilevante sulla tua vita. E’ tempo di prenderne consapevolezza.
“Mentire a noi stessi è ben più radicato nella nostra anima del mentire agli altri.”
F. Dostoevsky.
Ti è mai capitato di avere quella fastidiosa sensazione di essere il peggior nemico di te stesso?
Ti consideri una persona mediamente intelligente, sai distinguere ciò
che è giusto da ciò che è sbagliato, eppure ti ritrovi, più spesso di
quanto vorresti, a prendere decisioni stupide:
- sgarri alimentari che ti riempiono di sensi di colpa,
- acquisti impulsivi che si dimostrano inutili,
- impegni procrastinati che non fanno altro che generare stress.
La nostra mente è senza dubbio una delle più raffinate creazioni della natura, eppure ogni tanto va in “tilt”
e ci fa comportare come degli asini totali. Perché? E’ evitabile?
Come possiamo prendere decisioni migliori, decisioni che ci avvicinino
ai nostri traguardi, invece che allontanarcene?
Tutta colpa dei bias cognitivi (e del gatto obeso della zia Pina)
Wikipedia definisce i bias cognitivi come: “giudizi
(o pregiudizi) che non corrispondono necessariamente alla realtà,
sviluppati sulla base dell’interpretazione delle informazioni in
possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro e
che portano dunque ad un errore di valutazione o mancanza di oggettività
di giudizio.“
Tradotto, i bias cognitivi rappresentano il modo con cui il nostro cervello distorce la realtà. La domanda a questo punto è: perché diamine lo facciamo? Perché distorciamo la realtà che ci circonda?!
La risposta, come spesso accade, è legata alla nostra evoluzione.
Se hai letto Autostima Passo Passo ricorderai probabilmente il capitolo sulle “euristiche del giudizio“: sì, esattamente, quello in cui ti ho fatto l’esempio del gatto obeso della zia Pina! Fondamentalmente, il nostro cervello è bombardato ogni giorno da centinaia di migliaia di input sensoriali e per far emergere i segnali (soprattutto i segnali di pericolo) dal rumore di fondo, ha imparato, nel corso dei millenni, ad adottare alcune scorciatoie mentali.
Queste scorciatoie sono per la maggior parte corrette e ci consentono di interpretare la realtà in maniera rapida ed efficiente. Tuttavia,
c’è una percentuale di queste euristiche che ci conduce verso dei
vicoli ciechi, delle conclusioni errate sul mondo che ci circonda: i bias cognitivi appunto.
Nell’articolo di oggi ho selezionato per te una lista di quelli che sono i 23 bias cognitivi più frequenti e pericolosi. Liberartene completamente è impossibile, ma se imparerai a riconoscerli, avrai un’arma in più per evitare decisioni stupide nei tuoi studi, nel tuo lavoro e, in generale, nella tua vita.
La lista di bias cognitivi che ti fregano più spesso (e come evitarli)
Gli studiosi hanno individuato decine e decine di bias cognitivi e nuovi ne vengono scoperti ogni anno. Lo studio dei bias cognitivi è particolarmente importante per chi si occupa di marketing, finanza e gestione aziendale.
Nella lista qui di seguito ho scelto quei “percorsi mentali errati”
che hanno la capacità di influenzare radicalmente la nostra vita
quotidiana, ostacolando spesso il nostro percorso di crescita personale.
Eccoli.
1. Euristica dell’influenza (affect heuristic)
Ipotizziamo che recentemente tu abbia
deciso di acquistare una nuova auto: scommetto uno pneumatico che stai
iniziando a vedere quell’auto ovunque. Ho ragione o dico giusto?
Il bias dell’euristica dell’influenza spiega come la nostra percezione della realtà sia significativamente influenzata da ciò che desideriamo in quel dato momento.
All’interno del libro “Scarcity: why having too little means so much” è riportato un interessante esperimento sull’affect heuristic:
a due gruppi di persone è stato chiesto di riconoscere alcune parole
mostrate su uno schermo per una frazione di secondo. Le parole in
questione erano: porta, torta, corta. Gli
individui del primo gruppo hanno individuato le 3 parole con una
frequenza simile: per capirci, alcuni hanno riconosciuto la parola
“porta”, altri la parola “torta” e altri ancora la parola “corta”. Gli
individui del secondo gruppo invece hanno individuato nell’80% dei casi
esclusivamente la parola “torta”. La differenza tra i 2 gruppi? Il primo
è stato sottoposto all’esperimento dopo pranzo, il secondo prima di pranzo ;-)
Vallo a spiegare ai fan della Legge di Attrazione che se riescono a trovare il posteggio dell’auto è grazie all’euristica dell’influenza e non alle vibrazioni quantico-cosmiche :-D
2. Bias del carro della banda musicale (bandwagon bias)
Il “bandwagon” in inglese indica il
carro su cui viaggia la banda musicale durante le parate o altre
manifestazioni pubbliche. Il bandwagon bias indica la nostra tendenza a sviluppare una convinzione,
non tanto sulla base della sua effettiva veridicità, ma quanto
piuttosto in relazione al numero di altre persone che condividono quella
stessa convinzione.
Insomma, siamo dei gran pecoroni.
Ti faccio un esempio legato allo
sviluppo personale: sei sicuro che le convinzioni che hai su te stesso
siano proprio tue? Non è che agisci in un determinato modo perché è
esattamente il comportamento che gli altri si aspettano da te? Così, per
dire…
3. Ancoraggio (anchoring bias)
Spontaneamente facciamo troppo affidamento sulle prime informazioni che ci vengono fornite.
Immagina ad esempio di trovarti a trattare il prezzo
di un bene o di un servizio: in questi casi, l’intera trattativa
verterà intorno alla prima cifra proposta da una delle due
controparti. Se sei sveglio e fai l’offerta per primo, magari
un’offerta ridicolmente a tuo favore, avrai delle buone chances di fare
un ottimo affare (come detto il giochino funziona laddove ci sono
margini di trattativa).
4. Bias di conferma (confirmation bias)
Questa “scorciatoia mentale errata” si
verifica in particolar modo tra i sostenitori di partiti politici o
altre ideologie (vedi i fanatici delle “diete alimentari”). Nello
specifico, è nella nostra natura dare maggiore rilevanza alle sole informazioni in grado di confermare la nostra tesi iniziale.
Questo è un altro motivo per cui il “confronto”, soprattutto quello online, è spesso sopravvalutato.
5. Bias della scelta (choice-supportive bias)
Cugino stretto del confirmation bias è il choice-supportive bias,
che spiega la nostra tendenza a razionalizzare le scelte fatte, anche
se tali scelte sono state impulsive o sono state fatte sulla base di
gravi lacune informative.
Insomma, piuttosto che ammettere di aver
fatto una ca*#!ta, ci inventeremo la qualunque per dimostrare quanto
brillante sia stata la nostra decisione. Il problema è che nella maggior
parte dei casi ci ritroveremo a prendere in giro noi stessi (hai
presente le 3 bugie che ci raccontiamo ogni giorno? Stessa solfa).
6. Illusione dello schema (clustering illusion)
Una
delle armi più potenti del nostro cervello è la capacità di individuare
dei “pattern”, ovvero degli schemi, attraverso i quali giungere
rapidamente a delle conclusioni.
Il problema è che spesso vediamo questi schemi laddove non esistono.
Un esempio classico? I numeri
“ritardatari” del lotto: siamo convinti che se un numero non esce da
così tante estrazioni, avrà sicuramente una maggior probabilità di
essere estratto. FALSO: ad ogni nuova estrazione TUTTI e 90 i numeri
hanno esattamente la stessa probabilità di uscire (1/90).
7. Euristica della disponibilità (availability heuristic)
“Non è vero che fumare fa male! Mio nonno ha fumato un pacchetto di sigarette al giorno fino a 90 anni ed era sano come un pesce“.
Mi spiace, ma l’esperienza di tuo nonno
non ha validità statistica circa la salubrità del fumo: tuo nonno ha
avuto solo un gran c*#o ;-)
8. Illusione della frequenza (frequency illusion)
Molto simile all’euristica dell’influenza, la frequency illusion
spiega perché iniziamo a vedere ovunque conferme di quanto abbiamo
recentemente appreso. Te ne accorgerai nei prossimi giorni: inizierai a
vedere bias cognitivi neanche fossero delle Grandi Punto della Fiat! :-D
9. Bias del pavone (self-enhancing transmission bias)
Tutti noi siamo portati a condividere maggiormente i nostri successi, rispetto ai nostri fallimenti.
Hai bisogno di prove? L’intero Facebook
ruota attorno al bias del pavone: le frasi e le immagini più condivise
riguardano vacanze incredibili, party selvaggi, amori passionali. Beh,
la realtà è “leggiuermente” diversa. Questo video la fotografa in tutta
la sua cruda freddezza:
10. Bias del “senno di poi” (hindsight bias)
Siamo tutti geni col “senno di poi”. Nel trading come nell’innovazione tecnologica l’hindsight bias spiega perché riteniamo scontate certe evoluzioni solo dopo che si sono verificate.
Immagina di essere nel 2006 e cercare di
convincere il management di Nokia, che Apple e Google saranno i due
player fondamentali del mercato mobile negli anni a venire. Good luck!
11. Attualizzazione iperbolica (hyperbolic discounting)
L’hyperbolic discounting è un
termine scientifico complesso per indicare un atteggiamento che i
lettori di EfficaceMente conoscono fin troppo bene, ovvero la
propensione a scegliere, sempre e comunque, il piacere immediato rispetto alla felicità a lungo termine.
Questo atteggiamento è particolarmente presente in 3 aree della nostra vita:
- L’alimentazione.
- I risparmi.
- Lo studio/lavoro.
In un esperimento del 1998 ai
partecipanti fu chiesto di scegliere tra un frutto sano e uno snack al
cioccolato. Quando la scelta era spostata nel futuro, il 74% degli
individui sceglieva la frutta. Quando invece la scelta riguardava il
momento presente, il 70% degli individui sceglieva il goloso snack al
cioccolato.
Il punto è che tendiamo inevitabilmente a
sovrastimare le capacità del nostro “Io futuro”, come se fosse una
sorta di superuomo o superdonna che sarà in grado di mangiare
ultra-sano, risparmiare ogni centesimo e studiare/lavorare senza
distrazioni per zilioni di ore.
Indovina un po’: il tuo “Io futuro” è
indisciplinato, svogliato e spendaccione esattamente come il tuo “Io
presente”, anzi, anche un pelino di più. Se vuoi controbilanciare
l’hyperbolic discounting, DEVI leggere questo post sull’akrasia.
12. Escalation irrazionale (irrational escalation)
Prendere decisioni irrazionali solo per
tenere fede a decisioni razionali prese in passato. Se di recente ti è
capitato di farti prendere la mano in un’asta Ebay, sai esattamente di
cosa sto parlando.
13. Bias della negatività (negativity bias)
“Preferisco essere ottimista e avere torto, che pessimista e avere ragione.”A. Einstein.
Naturalmente anche questo bias cognitivo
ha una sua spiegazione evoluzionistica: per i nostri antenati, infatti,
era decisamente meglio confondere una roccia per un orso, piuttosto che
un orso per una roccia.
Per quanto ci riguarda, pensare che aver
fallito quell’esame o aver mancato quella promozione significhi la fine
della nostra esistenza, forse è un tantino esagerato.
14. Bias dell’inazione (omission bias)
Indica la tendenza a preferire l’inazione rispetto a qualsiasi azione, anche la più piccola.
La prossima volta che ti ritrovi con il
c*#o incollato al divano, incapace di sostenere il ben che minimo
impegno, ricorda che il bias dell’inazione è in… azione. Come batterlo? Ti consiglio di utilizzare il segreto dei 3 minuti.
15. Effetto struzzo (ostrich effect)
Se il confirmation bias ci
spinge a dare maggior importanza alle sole informazioni a sostegno della
nostra tesi, l’effetto struzzo ci porta a nascondere la testa nella
sabbia quando ci vengono presentati dati che contrastano con le nostre
convinzioni.
Qualcosa mi dice che ti è capitato più di una volta di avere a che fare con degli… “struzzi”.
16. Effetto placebo (placebo effect)
L’effetto placebo è uno dei bias
cognitivi più conosciuti in assoluto e a dirla tutta non è del tutto
negativo: consiste infatti nell’influenzare l’avverarsi di un evento
attraverso la convinzione che quell’evento debba verificarsi.
Questo bias, più che dimostrare un
difetto di progettazione del nostro cervello, mette in evidenza quanto
potenti possano essere le nostre convinzioni.
17. Errore di pianificazione (planning fallacy)
Come visto al bias #11 le nostre capacità di fare previsioni accurate sul futuro sono a dir poco imbarazzanti.
Questo è particolarmente vero quando ci ritroviamo a pianificare lo
studio o un progetto di lavoro. Volenti o nolenti siamo sempre troppo
ottimisti sul tempo che impiegheremo per realizzare i nostri obiettivi.
Come si contrasta la planning fallacy? Te l’ho già spiegato al punto 4 di questo articolo.
18. Reattanza (reactance)
Scommetto che gli ingegneri elettronici sono andati in un brodo di giuggiole appena hanno letto il termine reattanza.
In realtà, nella psicologia cognitiva la reattanza rappresenta il
desiderio di fare il contrario di ciò che gli altri vorrebbero che
facessimo.
Se sei un genitore che ha a che fare con
bimbi piccoli o figli adolescenti, ho il vago sospetto che tu conosca
perfettamente questo comportamento: forse lo conosci con il più comune
nome di “capricci“.
Come possiamo evitare questa risposta istintiva? La reattanza nasce dalla volontà dell’individuo di difendere la propria libertà di scelta:
invece di imporre un’unica scelta (la nostra) è molto più efficace
offrire un ventaglio di opzioni che, guarda caso, vanno nella direzione
desiderata.
19. Bias dell’avversione alle perdite (loss-aversion bias)
A parità di cifre (ma anche in caso di
guadagni sostanzialmente più elevati), preferiamo di gran lunga evitare
le perdite, piuttosto che ottenere dei guadagni.
20. Bias informativo (information bias)
Ti è mai capitato di dover prendere una
decisione e ritrovarti a raccogliere tonnellate di informazioni senza
poi agire? Questa nostra insicurezza è giustificata dall’information bias,
ovvero la convinzione che più informazioni recupereremo, più la nostra
decisione sarà oculata. La verità è che una sovrabbondanza di
informazioni non sempre ci porta a realizzare azioni efficaci. Anzi…
Se hai difficoltà a prendere decisioni, ti consiglio di adottare la tecnica della bussola.
21. Errore dello scommettitore (gambler’s fallacy)
Diciamo che la mente umana non è
progettata per prendere decisioni statistiche in modo razionale. Lo
abbiamo già visto con l’esempio dei numeri “ritardatari” del lotto. In
generale quando dobbiamo stimare la probabilità di accadimento di un
evento ci facciamo influenzare troppo dagli eventi accaduti in
precedenza, anche se questi sono statisticamente indipendenti.
Domandina semplice semplice: se lanciassi una monetina in aria per 9 volte di seguito e ottenessi sempre “testa”, la probabilità che esca “croce” al 10° lancio è minore, maggiore o la stessa?
22. Bias dell’ordine di grandezza (order of magnitude bias)
Non solo andiamo nel pallone quando si
tratta di valutare eventi indipendenti, ma in generale abbiamo serie
difficoltà nello stimare correttamente i diversi ordini di grandezza. Non mi credi?! Facciamo un piccolo esperimento?
Senza pensarci troppo, se ti dico che
sono trascorsi 1 milione di secondi, quanti giorni sono passati? 1
giorno? 10 giorni? 100 giorni? 1.000 giorni? Su, prova ad indovinare…
sono circa 12 giorni.
Se ti dicessi invece che sono trascorsi 1
miliardo di secondi, quanti anni sono passati? 1 anno? 10 anni? 100
anni? 1.000 anni? Spara il tuo numero, non ci pensare troppo… sono circa
32 anni.
Allora, ci sei andato vicino? Neanche un
po’, vero?! ;-) Tieni presente questo bias ogni volta che ti ritrovi a
fare delle stime numeriche.
23. Effetto Galatea (Galatea effect)
“Che tu creda di farcela o di non farcela avrai comunque ragione.”
Henry Ford.
Probabilmente avrai sentito spesso parlare di profezia auto-avverante. L’effetto Galatea è un derivato dalla self-fulfilling prophecy e si verifica quando il successo (o l’insuccesso) di una persona è influenzato dalle sue convinzioni sulle proprie abilità.
In altre parole una parte consistente
delle nostre prestazioni (nello studio, nello sport, nel lavoro) è
determinata da ciò che pensiamo di noi stessi e delle nostre capacità.
Se vuoi approfondire questo tema ti consiglio di rileggere il capitolo sull’autoefficacia
che trovi all’interno del manuale Autostima Passo Passo. Se poi sei uno
studente, il test del Professore e dell’Ultras ti farà ricredere su
molte delle tue convinzioni sullo studio.
Conclusioni
Allora? Quale tra questi bias cognitivi
ti è piaciuto di più? Quale ti ha incasinato la vita più spesso? Fammelo
sapere nei commenti di questo articolo ;-)
Per il resto, come ti ho spiegato all’inizio del post, l’obiettivo non è certo sbarazzarci di questi “cortocircuiti mentali“:
è impossibile, fanno parte della nostra natura. Tuttavia, anche solo
conoscerli e averne consapevolezza, può fare un’enorme differenza nel
nostro percorso di crescita personale.
Ecco, questa settimana vorrei che ti appuntassi quei 2-3 bias cognitivi che ti hanno fatto pensare “cavoli, questo sono io!“.
Rileggili, se nella loro descrizione ho linkato dei post di
approfondimento, leggi anche questi ultimi, ma soprattutto impegnati ad
avere maggior consapevolezza di questi bias: osservali, guarda
come influenzano le tue decisioni e le tue giornate e infine impara a
gestirli… EfficaceMente.
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