Il premier spagnolo, il “popolare” ex franchista Mariano Rajoy, ha annunciato che assumerà le competenze del presidente catalano Carles Puigdemont per convocare nuove elezioni.
Il governo spagnolo ha dunque deciso di proporre al senato la destituzione del presidente catalano Carles Puigdemont, del vicepresidente Oriol Junqueras e di tutti i membri del Govern.
“La mia volontà è di andare a elezioni il prima possibile, non appena sarà ripristinata la normalità istituzionale. Lo vuole la maggioranza, dobbiamo aprire una nuova fase”, ha aggiunto Rajoy parlando al massimo di sei mesi.
Le misure decise prevedono anche il divieto per il Parlament catalano di eleggere un sostituto di Puigdemont (anche se questa possibilità non rientrava tra quelle prese in considerazione dalla maggioranza indipendentista). L’assemblea catalana, a questo punto, potrebbe esercitare solo una “funzione rappresentativa”, senza prendere più alcuna decisione. In pratica, per Rajoy, il parlamento eletto dai catalani viene considerato capace di prendere soltanto “iniziative contrarie alla costituzione”. Madrid si riserva in ogni caso un potere di veto sulle sue decisioni del Parlament, esercitabile entro 30 giorni.
L’unica reazione “dissidente” proveniente dal mondo politico spagnolo è per il momento quella, assai pallida, di Podemos, che si dice “sotto shock” davanti alla “sospensione della democrazia non solo in Catalogna ma anche in Spagna”.
La dichairazione è arrivata dal numero due del partito ‘viola’ Pablo Echenique dopo l’annuncio delle misure decise da Madrid contro la Catalogna.
Al contrario, da Barcellona, il deputato del Pdecat, il partito del presidente Carles Puigdemont, Josep Lluis Cleries, ha definito le misure annunciate dal governo di Madrid come “un colpo di stato contro il popolo della Catalogna”. Queste misure, infatti, “sanno di franchismo, è un ritorno al 1975”.
Con una faccia di tolla degna di Renzi et similia, Rajoy ha spiegato che con queste iniziative “non si sospende l’autonomia né l’autogoverno della Catalogna ma si sospendono le persone che hanno messo la Catalogna fuori dalla legge”.
Il fatto che quelle “persone” siano state liberamente elette dal popolo catalano per decidere esattamente quello che le ha portate alla “destituzione”, nella logica franchista di Rajoy non sembra neppure essere una contraddizione in termini.
Le misure decise prevedono anche il divieto per il Parlament catalano di eleggere un sostituto di Puigdemont (anche se questa possibilità non rientrava tra quelle prese in considerazione dalla maggioranza indipendentista).
L’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola implica che il governo di Madrid assumerà il comando dei Mossos d’Esquadra e consentirà all’esecutivo di destituire o nominare i responsabili delle emittenti TV3 e Catalunya Radio. Anche qui con una motivazione da “grande fratello” orwellinao: “per garantire un’informazione vera e rispettosa del pluralismo politico”.
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