Una nube di minerale tanto alta e densa, sospinta dal forte vento che soffiava su Taranto, da oscurare il cielo sopra l’Ilva e arrivare nel centro abitato si è alzata dai parchi minerali del siderurgico e ha invaso il rione più vicino allo stabilimento posandosi su campi e palazzi, provocando le proteste di centinaia di genitori che hanno postato foto e video sui social network. Scatti inequivocabili che hanno portato l’associazione Peacelink a raccogliere il materiale per portarlo in procura, mentre il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha condiviso un video girato da un operaio dello stabilimento in procinto di passare ad Am Investco: “Oggi una vera e propria tragedia le polveri sottili scagliate nell’aria dal vento a Taranto provenienti dai parchi minerali dell’Ilva – ha commentato il governatore – Quei parchi avrebbero dovuto essere già coperti da anni eppure si chiede da parte degli acquirenti Ilva una proroga per l’adozione di questa prescrizione indispensabile per salvare vite umane”.

La copertura nel 2023
Gli enormi spazi dove viene accatastato il minerale in attesa di essere usato nella produzione dell’acciaio verranno coperti nel 2023, stando al cronoprogramma degli interventi previsto da Arcelor Mittal e Gruppo Marcegaglia. Un lavoro imponente che durerà due anni e per il quale i nuovi proprietari contano di spendere non meno di 265 milioni di euro di investimenti in conto capitale, come scritto nel Piano industriale. Così nel frattempo i tarantini devono (e dovranno ancora) affrontare giornate come quella di lunedì: il vento soffia dall’Ilva verso il rione Tamburi e non c’è alcun rimedio che l’azienda possa porre per evitare che la nube arrivi nelle strade e nelle case del quartiere, uno dei più colpiti sotto il profilo sanitario dagli effetti della produzione dell’acciaio, stando al report prodotto un anno fa dalla Regione Puglia.