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Ci sono disgrazie che lo Stellone italiano riesce ad evitare: ad
esempio Macron, figura di arrogante e fondamentalmente insulso
europeista che si sono aggiudicati in Francia, mentre ce ne sono altre che aleggiano sul nostro futuro
politico. Il peggior fantasma si chiama Antonio Tajani. La fertile
terra di Ciociaria ha fornito grandi politici come Andreotti e mediocri
controfigure come il nostro, la cui carriera politica
sarebbe perfettamente trascurabile se, per una serie di imperscrutabili
combinazioni del destino, non si fosse trovato alla presidenza del
Parlamento Europeo. Il valore di questa carica sarebbe pressocchè nullo
ed è stato precedentemente ricoperto da figure marginali come il “kapò”
Schulz. Ma, sempre per colpa del fato cinico e baro, si è incrociato con
la momentanea defaillance politica del suo capo, Berlusconi.
Infatti il Dominus di Arcore, non sapendo ancora se potrà porsi alla
guida di Fi nella prossima campagna elettorale, deve trovare una
controfigura fedele, belloccia ma non ingombrante, che lo possa
sostituire come capolista: e chi, in teoria, potrebbe impersonare qusta
figura meglio di Tajani, che sinora ha mostrato il nulla dietro il
sorriso?
Purtroppo la gita scolastica a Bruxelles e la successiva nomina a
presidente del Parlamento hanno avuto un effetto negativo sulle sue
capacità e, soprattutto, hanno azzerato qualsiasi suo contatto con la
realtà dei fatti italiani. Visto quello che succede pare
che l’Europarlamento sia una sorta di paradiso dei Mangiatori di Loto,
per cui persone con una base razionale una volta sedutesi su quegli
scanni perdono qualsiasi senso della realtà e diventano degli
euroinomani disposti a prostituirsi pur di avere la propria dosa
quotidiana di europeismo. Questa dipendenza ha colpito anche Tajani su
un tema molto delicato: il divorzio fra il Regno Unito e l’Europa:
infatti il nostro, pur avendo la possibilità di stare zitto e non
occuparsi del tema, ha deciso di intervenire con la stessa sensibilità
di un rullo compressore mentre compatta l’asfalto. Ecco l’uscita di
Tajani su “Euronews”: «Vogliamo indietro i soldi». Londra accusa
Bruxelles di mettere fretta ai negoziati con il solo scopo di ottenere
una fattura britannica più onerosa? Accuse respinte al mittente da
Michel Barnier, il capo negoziatore Brexit per l’Unione Europea.
Londra, stando ai calcoli comunitari, dovrebbe versare alle casse
comunitarie 50,60 miliardi di euro; la conferma di queste cifre, che
finora giravano solo ufficiosamente, è stata fatta dallo stesso
presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, che ha ribadito:
«Dobbiamo essere chiari; dobbiamo mettere i quattrini sul tavolo,
vogliamo indietro i soldi; come disse la Thatcher una quarantina d’anni
fa: è importante, per noi». Ora, un secondo di chiarezza: questa cifra
corrisponde sia ai contributi che Londra dovrebbe versare sino al 2020,
sia ai costi previdenziali per gli elevatissimi trattamenti
pensionistici dei dipendenti del’Unione Europea,
che sono, al contrario dei nostri pensionati, trattati con tutte le
cure. Questi versamenti sono proprio uno degli elementi di rottura fra
Londra e Bruxelles, e uno degli aspetti di maggiore impopolarità
dell’Unione. Tajani, abituato ai metodi dell’Agenzia delle Entrate
italiana, pensa di presentare la cartella delle imposte a Londra, magariaccompagnata
da un’ingiunzione di pagamento. Però non esiste una Guardia di Finanza
europea che possa forzare il governo di Londra, che ha due possibilità:
accordarsi con l’Unione Europea; non accordarsi con l’Unione Europea.
Tajani non si rende conto che il Regno Unito può anche non raggiungere un accordo con l’Unione Europea
e applicare gli accordi Wto che prevedono la possibilità di imporre dei
dazi. L’Italia è nei confronti di Londra in una posizione molto
delicata. Infatti la bilancia commerciale bilaterale è in questa
situazione: esportazioni italiane nel Regno Unito, 22.501 milioni di
euro; importazioni italiane nel Regno Unito, 10.997 milioni di euro. Noi
abbiamo un avanzo per 11 miliardi di euro. Inoltre, circa 261.000
italiani residenti nel Regno Unito, contro meno di 70.000 inglesi
residenti in Italia. Chi ha da perdere dal non raggiungimento di un
accordo, noi o loro? Mettere il Regno Unito contro un muro potrà dare
grande soddisfazione a Juncker e ai suoi amichetti di Bruxelles, ma
sarebbe completamente contrario agli interessi nazionali italiani. Nel
caso di imposizioni di dazi al nostro export quanti posti di lavoro
perderemmo? Vogliamo veramente ripetere l’errore fatto con la Russia
per compiacere Barnier e Juncker? Caro Tajani, torni a giocare con i
suoi amichetti e non disturbi l’Italia. Perchè di personaggi che non
fanno gli interessi nazionali ne abbiamo già abbastanza, e siedono tutti
al governo!
(Guido da Landriano, “Un pericolo si aggira per l’Italia, cioè che Tajani voglia fare politica”, da “Scenari Economici” del 19 ottobre 2017).
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giovedì 26 ottobre 2017
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