Per Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera e docente, il rinvio in appello della sentenza contro il clan Fasciani di Ostia è una buona notizia.
Ci troviamo, innanzitutto, di fronte ad una mafia autoctona, nata e sviluppatasi, cioè, su questo territorio. Sappiamo che in passato in zona è stata presente anche la malavita calabrese, campana e siciliana. Nel caso di Ostia, però, parliamo di una mafia che è cresciuta separatamente da quelle tradizionali, che si è resa autonoma e si occupa principalmente di traffico di droga, usura e estorsioni. Avvalendosi sempre delle intimidazioni. Gli abitanti della zona sono intimiditi dai malavitosi e c'è sicuramente una condizione di assoggettamento e di omertà. Basti pensare che il litorale è stato 'sequestrato' dalla criminalità (dalle indagini è emerso che molte delle spiaggie ostiensi erano gestite da prestanomi di gruppi criminali, ndr). E questo può accadere solo se c'è una rete di potere illegale che, con violenza e minaccia è riuscito a togliere alla città uno dei beni più preziosi che avesse: l'affaccio sul mare.
Le persone sono intimidite. E la politica e le forze dell'ordine, invece, hanno attuato, secondo lei, un'efficace azione di contrasto?
Non in maniera sufficiente. Io porto ogni anno i miei ragazzi in zone dove la presenza mafiosa è forte. Siamo stati anche a Casal di Principe e a Cinisi, ma la situazione che ho reputato più rischiosa è proprio quella di Ostia. Questa sensazione credo derivi dal fatto che sul territorio la criminalità, almeno fino a qualche tempo fa, è stata 'fuori controllo'. Ha agito, cioè, forte di una certa tolleranza di una parte della pubblica autorità. Mi sembra, però, che ci siano dei gruppi di persone che abbiano organizzato attività di contrasto al crimine sul territorio. E questo è un buon segnale.
La società civile, quindi, sta reagendo?
Negli ultimi tempi sì. Con i miei studenti abbiamo potuto constatare che, con il crescere della presenza mafiosa, hanno iniziato a farsi spazio anche una serie di realtà che sono in prima fila contro l'illegalità.
Il coordinamento di Libera sul territorio, ad esempio, ha svolto un'attività quasi d'avanguardia in questo senso. Non solo hanno denunciato il fenomeno e l'hanno raccontato, ma hanno provato anche a dare una risposta concreta al territorio, gestendo - a seguito della partecipazione a un bando pubblico - una spiaggia. In questo modo hanno consentito, anche se per un breve periodo, ai cittadini di 'riprendersi' un pezzettino di litorale che era stato loro sottratto. Molto importante è stata anche la costituzione a parte civile nel processo contro i Fasciani, così come in altri processi di mafia che si stanno celebrando nella zona.
Che legami ci sono tra Mafia Capitale e quella che lei ha definito "Mafia Litorale"?
Ci sono molte differenze tra le due realtà ma i due tipi di criminalità tra di loro si sono riconosciute e, soprattutto, si sono reciprocamente accettate. Senza mafia capitale, insomma, non avrebbe potuto esistere mafia litorale.
Come immagina il futuro di Ostia? È possibile un cambiamento?
Sì, ma con grande impegno da parte di tutti. Quello di Ostia è un territorio davvero compromesso per quanto riguarda l'infiltrazione criminale. È indispensabile un'operazione di 'bonifica' che dovrà durare per un lungo periodo e dovrà essere fatta in primis dalla politica. In questi ambiti, infatti, politica e magistratura sono due armi fondamentali. La società civile, dal canto suo, non può fare più di quello che ha già fatto.
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