Il Senato spagnolo approva l'attivazione dell'articolo 155. "Via Puigdemont, elezioni in 6 mesi”. Tusk: "Spagna è nostro unico interlocutore".
Durerà poco, ma indipendenza è. Il Parlamento catalano ha approvato a scrutinio segreto la risoluzione che dichiara l'indipendenza
dalla Spagna e la costituzione della Repubblica catalana. Migliaia di
persone festeggiano in piazza Sant Jaume, davanti al palazzo della
Generalità. La festa della proclamazione della Repubblica è stata
convocata dalle grandi organizzazioni della società civile
indipendentista, Anc e Omnium, i cui presidenti Jordi Sanchez e Jordi
Cuixart sono detenuti da due settimane a Madrid.
La dichiarazione d'indipendenza è
passata con 70 voti a favore, dieci contrari e due schede bianche. I
deputati indipendentisti hanno salutato il risultato cantando in piedi
l'inno Les Segadores; i partiti unionisti avevano lasciato l'aula prima
del voto. A Barcellona migliaia di persone riunite davanti al Parlament
hanno accolto la notizia con un boato di gioia. "Un atto criminale e
contro la legge", ha tuonato il premier spagnolo Mariano Rajoy,
annunciando che "il governo prenderà le misure necessarie per
ripristinare la legalità", dopo aver ottenuto l'ok da parte del Senato
ad attivare l'articolo 155 della Costituzione.
Ue e Stati Uniti hanno
espresso il loro sostegno a Madrid.
"La Spagna resta il nostro unico
interlocutore", è la risposta di Bruxelles. "L'Ue non ha bisogno di
altre crepe", ha dichiarato il presidente della Commissione europea,
Jean Claude Juncker. Netta anche la posizione dell'Italia: "L'Italia -
ha dichiarato il ministro degli Esteri, Angelino Alfano - non riconosce e
non riconoscerà la dichiarazione di unilaterale di indipendenza".
In una breve cerimonia solenne
nell'atrio del Parlament il presidente catalano Carles Puigdemont ha
invitato il popolo della Catalogna a difendere il paese "nelle ore che
vengono" restando "sul terreno della pace, del civismo e della dignità.
Come è sempre stato e continuerà a essere". "Sì. Abbiamo guadagnato la
libertà di costruire un nuovo paese", ha esultato su Twitter il
vicepresidente catalano Oriol Junqueras. In tv, intanto, scorrono le
immagini dei quasi 650 sindaci catalani riuniti di fronte alla
Generalidad che agitano i rispettivi 'bastoni del comando', simbolo del
potere municipale come la fascia tricolore italiana.
Alla fine, dopo mille tentennamenti, il presidente catalano Carles Puigdemont si è deciso ad andare fino in fondo, anche se la mossa di oggi potrebbe costargli il carcere: la procura generale spagnola, infatti, ha fatto sapere di essere pronta a chiedere la sua incriminazione per "ribellione", un reato che comporta pene fino a trent'anni di reclusione.
"Per l'Ue non cambia nulla. La Spagna resta il nostro unico interlocutore", ha commentato via Twitter il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, aggiungendo di sperare "che il governo spagnolo favorisca la forza dell'argomentazione all'argomento della forza". Il dipartimento di Stato americano ha dichiarato che "la Catalogna è parte integrante della Spagna", e che il governo di Washington appoggia "le misure costituzionali" adottate dall'esecutivo di Madrid per mantenere la nazione "forte e unita".
"Non c'è alternativa" all'applicazione dell'articolo 155: "bisogna ricorrere alla legge per fare rispettare la legge", ha detto Rajoy nel suo intervento davanti al Senato, sottolineando che in Catalogna si è verificata "una violazione evidente delle leggi" e quindi "della democrazia e dei diritti di tutti". La prima mossa sarà destituire il presidente catalano e tutti i membri del Govern. Poi ci sarà la convocazione di nuove elezioni in Catalogna "il più presto possibile", entro sei mesi, dopo il commissariamento della regione ribelle che sarà autorizzato oggi dalla Camera alta.
Rajoy ha ricordato che il governo di Madrid ha dato per due volte l'opportunità a Puigdemont di chiarire se avesse dichiarato o meno l'indipendenza nel Parlament catalano, lo scorso 10 ottobre. Ma Puigdemont "non ha voluto" rispondere e in tal modo è stato lui stesso che ha "scelto" che venga attivato l'articolo 155: "lui e solo lui", ha rincarato Rajoy, aggiungendo che nessun governo democratico avrebbe potuto rimanere "impassibile come se no fosse successo nulla" di fronte alla sfida indipendentista catalana.
Effetto Catalogna sulle banche.
Chiude in negativo, a -1,45%, la Borsa di Madrid, maglia nera in
Europa. Si allargano gli spread dei bonos spagnoli sul bund tedesco, con
un aumento del differenziale di 7 punti base a oltre quota 118. I
rendimenti sono aumentati di 6,7 punti base a quasi l'1,59%. Cadono i
titoli di tutte le banche spagnole e in particolare degli istituti più
esposti nella regione. . Banco sabadell cede il 5,7% mentre caixabank
arretra del 5,2%. Nell'ultimo mese, segnato dal referendum catalano
dell'1 ottobre, le due banche hanno perso rispettivamente il 13% e il
14%. Quanto agli altri istituti, bbva cede il 3%, bankia il 2,7%,
santander l'1,9%. L'ibex35 della borsa spagnola segna -1,6% dopo aver
raggiunto anche -2% dopo la proclamazione dell'indipendenza.
Questo il testo della risoluzione approvata dal Parlamento catalano che decide di:
- "Costituire la Repubblica catalana, come Stato indipendente e sovrano di diritto democratico e sociale;
- Disporre l'entrata in vigore della legge di transizione giuridica e di fondazione della Repubblica;
- Iniziare il processo costituente, democratico di base e cittadino, trasversale, partecipativo e vincolante;
- Affermare la volontà di aprire negoziati con lo Stato spagnolo, senza precondizioni, per stabilire un regime di collaborazione a beneficio delle due parti. I negoziati dovranno essere necessariamente su base di parità;
- Porre a conoscenza della comunità internazionale e delle autorità dell'Unione Europea la costituzione della Repubblica catalana e la proposta di negoziato con lo stato spagnolo".
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