La dura accusa lanciata in un'intervista a Repubblica.
"Una rete di complicità fatta di offerte di
impiego e consulenze. Dirigenti controllori di Bankitalia passati in
corsa ai vertici delle banche controllate. Quel che sta già emergendo
non è un bello spettacolo. Detto questo, la commissione d'inchiesta che
presiedo non guarderà in faccia nessuno, deve essere chiaro, non
rispetterà santuari. Ma i processi e le attribuzioni delle
responsabilità penali, in uno stato di diritto, si fanno nei tribunali e
non nelle aule parlamentari". Lo afferma Pier Ferdinando Casini,
presidente della Bicamerale sulle banche,
in un'intervista a Repubblica.
"Un giudizio finale lo potrà dare solo la commissione nel suo
complesso, certamente dei comportamenti scorretti sono stati
evidenziati. Allo stesso tempo, molte delle indagini giudiziarie sono
scaturite proprio dalle ispezioni della Banca d'Italia. È un insieme di
luci e di ombre, insomma. Bisognerà capire se abbiano prevalso le une o
le altre", spiega Casini.
Sul rischio di strumentalizzazione politica, "tutti sapevano che la
commissione avrebbe lavorato con un orizzonte temporale limitato e a
ridosso della campagna elettorale. Quando è stata istituita avevo
denunciato i rischi, ora sarò garante affinché la commissione non sia
terreno di scontro politico", dichiara Casini. Quanto ai tempi, "per
fare un lavoro completo avremmo avuto bisogno dell'anno previsto dalla
legge istitutiva, ma arriveremo comunque alle conclusioni. Di prassi, si
può lavorare al documento conclusivo anche nelle settimane che seguono
lo scioglimento delle Camere".
In merito alla sua possibile ricandidatura, "non lo so. Di certo il
mio servizio alle istituzioni e alla politica continuerà", dice Casini.
Guai, in questo momento in cui assistiamo a ondate di populismo
crescente, se qualcuno per comodità personale disertasse".
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