Fabio Marcelli Giurista internazionale
Occorre augurarsi che l’intento del governo del PP di “buttarla in caciara”, sguinzagliando provocatori neofascisti e forze dell’ordine non raggiunga il suo obiettivo. Bisogna a tale riguardo rendere omaggio alla serena e pacifica compattezza di un intero popolo che è riuscito finora a evitare i gravi incidenti auspicati e deliberatamente ricercati da un governo sempre meno dotato di legittimazione democratica e popolare.
Al di là dell’indipendentismo, quello che sta avvenendo in Catalogna è una mobilitazione per avere ed esercitare il diritto ad esprimersi democraticamente sul proprio futuro costituisce un esempio per tutti i popoli europei, sempre più avviliti da un’architettura istituzionale asfittica, sempre meno in grado di recepire i desideri e le aspirazioni della gente e sempre più subalterna ai diktat del capitale, specie di quello finanziario. Questo vale sia per l’Unione europea ridotta a serva delle lobby che fanno il buono e cattivo tempo a Bruxelles e dintorni, sia per governi nazionali formati, specie in Spagna e Italia, da personaggi privi di autonomia e dignità intellettuale e che si limitano a tradurre in pratica le indicazioni che giungono loro dai poteri forti, accontentandosi di fare un po’ di cresta mediante i ben noti fenomeni corruttivi.
L’obiettivo dei catalani non è certamente quello di sostituire ai tradizionali padroni che siedono a Madrid, con altri padroni, magari più vicini, ma di realizzare un ordinamento autenticamente democratico e che sia espressione della base popolare e sociale. Ovviamente questo intento è connesso alla giusta riappropriazione della propria identità nazionale, storicamente espressione il più delle volte di istanze fortemente progressiste e rivoluzionarie. Pensiamo solo al fatto che Barcellona fu l’ultima grande città della Spagna a cadere sotto i colpi della tirannide golpista alla fine della guerra civile.
I nervi saldi del popolo catalano dimostrano ancora una volta che la calma è la virtù dei forti. E’ necessario esprimere in tutte le sedi la nostra solidarietà a questo popolo oggetto oggi di una repressione apparentemente anacronistica ma che in realtà costituisce il frutto avvelenato delle politiche neoliberiste e antipopolari perseguite negli ultimi decenni in Spagna e in Europa.
Oggi in Spagna, domani in Italia, dicevano i volontari antifascisti che parteciparono alla guerra civile spagnola da parte della Repubblica. Si tratta di uno slogan più che mai di attualità, tenendo presente che quello che va raccolto della mobilitazione in atto è il suo carattere profondamente democratico contro le oligarchie e il sequestro della democrazia, che si manifesta con la sostituzione alle schede elettorali delle pallottole, per il momento di gomma (ma che possono risultare letali e provocano gravi danni nelle persone colpite) della polizia e della Guardia civil
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