Un
disegno di legge irricevibile, impresentabile, difficilmente
applicabile se venisse confermato dalla Camera. Viene bocciato
sonoramente dalla società civile, dalle associazioni di tutela dei
diritti umani, dal suo primo firmatario, il disegno di legge sulla
tortura approvato ieri al Senato, che ora torna alla Camera dei
deputati. Luigi Manconi, senatore Pd, che da anni si batte perché
l’Italia abbia una legge sul reato di tortura, si è rifiutato di votare
il testo che è uscito dall’Aula. “Non si vuole seriamente perseguire la
violenza intenzionale dei pubblici ufficiali e degli incaricati di
pubblico servizio”, ha spiegato Manconi
Rispetto alla prima versione presentata nel 2013, il ddl ha subito tanti di quei rimaneggiamenti da diventare inapplicabile e pieno di difetti. Rispetto alla prima versione “il testo della legge – sintetizza Cittadinanzattiva – ha subito pesanti rimaneggiamenti che gradualmente ne hanno svuotato e depotenziato i contenuti, attraverso un iter parlamentare lungo e tortuoso. Ed il risultato è a questo punto irricevibile”. Le motivazioni per cui il testo viene bocciato stanno tutte nella nota che Manconi ha diffuso per spiegare il suo mancato voto. “Non ho partecipato al voto sull’introduzione del delitto di tortura nel nostro ordinamento perché lo considero un brutto testo – scrive in una nota Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani a Palazzo Madama – E la scelta di non votarlo è per me particolarmente gravosa visto che del disegno di legge che originariamente portava il mio nome, depositato esattamente il primo giorno della presente legislatura, non rimane praticamente nulla. Innanzitutto perché il reato di tortura viene definito comune e non proprio, come vogliono invece tutte le convenzioni internazionali dal momento che si tratta di una fattispecie propria dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio. Derivante, quindi, dall’abuso di potere di chi tiene sotto la propria custodia un cittadino. Inoltre, nell’articolato precedente, si pretendeva che le violenze o le minacce gravi fossero “reiterate”. Questa formula è stata sostituita nel testo attuale da “più condotte”. Dunque il singolo atto di violenza brutale (si pensi a una sola pratica di water boarding) potrebbe non essere punito”.
Non finisce qui. Prosegue Manconi: “Ancora, la norma prevede perché vi sia tortura un verificabile trauma psichico. Ma i processi per tortura avvengono per loro natura anche a dieci anni dai fatti commessi. Come si fa a verificare dieci anni dopo un trauma avvenuto tanto tempo prima? Tutto ciò significa ancora una volta che non si vuole seriamente perseguire la violenza intenzionale dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio in danno delle persone private della libertà, o comunque loro affidate, quando invece è solo l’individuazione e la sanzione penale di chi commette violenze e illegalità a tutelare il prestigio e l’onore dei corpi e della stragrande maggioranza degli appartenenti”.
Non a caso, il testo uscito da Senato è bocciato da chi si occupa di diritti. Cittadinanzattiva parla di un testo “irricevibile”. “A fronte delle ripetute censure della Corte Europea per i Diritti umani, delle iniziative e degli appelli delle organizzazioni della società civile, da ultimo quello che abbiamo lanciato al Ministro Orlando assieme ad Amnesty International e ad Antigone, ed a distanza di 29 anni dalla ratifica della Convenzione ONU contro la tortura, il testo approvato rappresenta un compromesso inaccettabile e totalmente deludente – commenta Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva – Perché ci sia tortura, si richiede che la vittima abbia subito un trauma psichico verificabile, perché il fatto sia punibile si pretende che le violenze siano esercitate attraverso più condotte; resterebbero esclusi invece atti violenti singoli che non integrerebbero il reato. Difficile dunque l’interpretazione della norma, difficile e limitata la sua possibile applicazione. Ancora una volta, su un tema che ha direttamente a che vedere con la salvaguardia dei diritti umani ed al contempo con le stesse radici della democrazia prevalgono scelte di sudditanza della politica alla parte più retriva ed antidemocratica delle forze di polizia e delle loro rappresentanze sindacali. Come abbiamo sempre sostenuto, solo l’approvazione di una legge efficace e coerente con le previsioni della Convenzione delle Nazioni Unite, lungi dall’essere una “legge contro la polizia”, tutelerebbe l’interesse delle forze dell’ordine assieme a quello di tutti i cittadini”.
Molto nette sono anche Amnesty International Italia e Antigone, per le quali se la legge venisse confermata dalla Camera sarebbe “difficilmente applicabile”. Spiegano le due sigle: “Il limitare la tortura ai soli comportamenti ripetuti nel tempo e a circoscrivere in modo inaccettabile l’ipotesi della tortura mentale è assurdo per chiunque abbia un minimo di conoscenza del fenomeno della tortura nel mondo contemporaneo, nonché distante e incompatibile con la Convenzione internazionale contro la tortura. Con rammarico prendiamo atto del fatto che la volontà di proteggere, a qualunque costo, gli appartenenti all’apparato statale, anche quando commettono gravi violazioni dei diritti umani, continua a venire prima di una legge sulla tortura in linea con gli standard internazionali che risponda realmente agli impegni assunti 28 anni fa con la ratifica della Convenzione.”
Rispetto alla prima versione presentata nel 2013, il ddl ha subito tanti di quei rimaneggiamenti da diventare inapplicabile e pieno di difetti. Rispetto alla prima versione “il testo della legge – sintetizza Cittadinanzattiva – ha subito pesanti rimaneggiamenti che gradualmente ne hanno svuotato e depotenziato i contenuti, attraverso un iter parlamentare lungo e tortuoso. Ed il risultato è a questo punto irricevibile”. Le motivazioni per cui il testo viene bocciato stanno tutte nella nota che Manconi ha diffuso per spiegare il suo mancato voto. “Non ho partecipato al voto sull’introduzione del delitto di tortura nel nostro ordinamento perché lo considero un brutto testo – scrive in una nota Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani a Palazzo Madama – E la scelta di non votarlo è per me particolarmente gravosa visto che del disegno di legge che originariamente portava il mio nome, depositato esattamente il primo giorno della presente legislatura, non rimane praticamente nulla. Innanzitutto perché il reato di tortura viene definito comune e non proprio, come vogliono invece tutte le convenzioni internazionali dal momento che si tratta di una fattispecie propria dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio. Derivante, quindi, dall’abuso di potere di chi tiene sotto la propria custodia un cittadino. Inoltre, nell’articolato precedente, si pretendeva che le violenze o le minacce gravi fossero “reiterate”. Questa formula è stata sostituita nel testo attuale da “più condotte”. Dunque il singolo atto di violenza brutale (si pensi a una sola pratica di water boarding) potrebbe non essere punito”.
Non finisce qui. Prosegue Manconi: “Ancora, la norma prevede perché vi sia tortura un verificabile trauma psichico. Ma i processi per tortura avvengono per loro natura anche a dieci anni dai fatti commessi. Come si fa a verificare dieci anni dopo un trauma avvenuto tanto tempo prima? Tutto ciò significa ancora una volta che non si vuole seriamente perseguire la violenza intenzionale dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio in danno delle persone private della libertà, o comunque loro affidate, quando invece è solo l’individuazione e la sanzione penale di chi commette violenze e illegalità a tutelare il prestigio e l’onore dei corpi e della stragrande maggioranza degli appartenenti”.
Non a caso, il testo uscito da Senato è bocciato da chi si occupa di diritti. Cittadinanzattiva parla di un testo “irricevibile”. “A fronte delle ripetute censure della Corte Europea per i Diritti umani, delle iniziative e degli appelli delle organizzazioni della società civile, da ultimo quello che abbiamo lanciato al Ministro Orlando assieme ad Amnesty International e ad Antigone, ed a distanza di 29 anni dalla ratifica della Convenzione ONU contro la tortura, il testo approvato rappresenta un compromesso inaccettabile e totalmente deludente – commenta Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva – Perché ci sia tortura, si richiede che la vittima abbia subito un trauma psichico verificabile, perché il fatto sia punibile si pretende che le violenze siano esercitate attraverso più condotte; resterebbero esclusi invece atti violenti singoli che non integrerebbero il reato. Difficile dunque l’interpretazione della norma, difficile e limitata la sua possibile applicazione. Ancora una volta, su un tema che ha direttamente a che vedere con la salvaguardia dei diritti umani ed al contempo con le stesse radici della democrazia prevalgono scelte di sudditanza della politica alla parte più retriva ed antidemocratica delle forze di polizia e delle loro rappresentanze sindacali. Come abbiamo sempre sostenuto, solo l’approvazione di una legge efficace e coerente con le previsioni della Convenzione delle Nazioni Unite, lungi dall’essere una “legge contro la polizia”, tutelerebbe l’interesse delle forze dell’ordine assieme a quello di tutti i cittadini”.
Molto nette sono anche Amnesty International Italia e Antigone, per le quali se la legge venisse confermata dalla Camera sarebbe “difficilmente applicabile”. Spiegano le due sigle: “Il limitare la tortura ai soli comportamenti ripetuti nel tempo e a circoscrivere in modo inaccettabile l’ipotesi della tortura mentale è assurdo per chiunque abbia un minimo di conoscenza del fenomeno della tortura nel mondo contemporaneo, nonché distante e incompatibile con la Convenzione internazionale contro la tortura. Con rammarico prendiamo atto del fatto che la volontà di proteggere, a qualunque costo, gli appartenenti all’apparato statale, anche quando commettono gravi violazioni dei diritti umani, continua a venire prima di una legge sulla tortura in linea con gli standard internazionali che risponda realmente agli impegni assunti 28 anni fa con la ratifica della Convenzione.”
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