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Matteo Renzi e le sue magliette gialle cercano altra pubblicità nelle zone del terremoto. La risposta di chi da mesi, subito il sisma, si è attivato per offrire una risposta dal basso e autogestita. Senza tanta pubblicità.
Il
segretario del PD, ex presidente del Consiglio e leader del partito che
più di tutti gli altri determina le azioni del governo ha annunciato di
volersi recare nelle zone colpite dal terremoto per, armato di pala,
"dare una mano" , contro una burocrazia che - citiamo testualmente - "è
sempre in agguato per bloccare, fermare, rimandare, rallentare".
La
burocrazia è un falso bersaglio per nascondere le responsabilità tutte
politiche dell'inconsistenza dell'intervento governativo. L'ennesima
presa per i fondelli verso i terremotati.
Vogliamo
dire alcune cose all'ex premier e alle altre "magliette gialle". Il
cratere non è il palcoscenico della Leopolda, non è un teatro in cui
recitare. Da nove mesi i terremotati attendono risposte, risposte che
non sono arrivate per responsabilità diretta dei governi. Si potevano
consegnare i container, si potevano rimuovere le macerie, si potevano
realizzare i Sae, si potevano aiutare davvero gli allevatori. Nulla di
tutto ciò è stato fatto per scelta anche di Renzi.
Ora
ci risparmi questa sceneggiata. Vuole scendere nel cratere? Lo faccia,
ma lontano dalle telecamere e per una volta lontano dai social network.
Lo faccia umilmente, ascoltando in silenzio quello che amministratori e
cittadini terremotati hanno da dirgli. Poi vada a Roma e in tempi rapidi
trasformi quelle indicazioni in leggi. I terremotati non accetteranno
mai che il luogo di un disastro diventi il set per gli spot di
chicchessia.
Prima fare, poi parlare. Più case, meno selfie.
Fonte: BSA
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