Recentemente sul nostro giornale abbiamo
pubblicato un estratto dal corso di formazione «lineamenti di economia
marxista» realizzato nell’ambito del corso nazionale di formazione
quadri del FGC, in cui è stata descritta la genesi economica
dell’Imperialismo, dalla concentrazione al monopolio (2). Nella sua fase
attuale, il capitalismo si centralizza sempre più in meno mani di una
ristretta oligarchia finanziaria, che da questa sua posizione di
supremazia economica, controlla tutta la sovrastruttura sociale, dallo
Stato al complesso apparato di produzione e asservimento ideologico che
bombarda le coscienze della classe operaia e dei settori popolari,
costantemente.
“Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le
idee dominanti; cioè la classe che è la potenza materiale dominante
della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La
classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò,
in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cossiché ad
essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i
mezzi della produzione intellettuale. le idee dominanti non sono altro
che l’espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i
rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l’espressione
dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e
dunque sono le idee del suo dominio”(3) affermava K. Marx, che con
l’assioma sulla classe dominante e la coscienza dominante, sottolineava
come in coerenza con il proprio progresso storico, ogni classe che
conquista il potere lo fa imponendo una base di dominazione per forza di
cose superiore rispetto alle altre. E’ palese comprovare oggi come
questa tendenza ci presenta una situazione nella quale la classe
dominante della nostra epoca – l’oligarchia finanziaria – dispone di un
vastissimo piano di sfruttamento e dominazione politica-ideologica per
mantenere il suo potere. In questo ricopre un ruolo fondamentale la
comunicazione e l’informazione, che si fanno globali e allo stesso tempo
controllate da sempre meno mani. Questo perché da un lato coloro che
operano in condizioni di monopolio hanno bisogno dello strumento
dell’informazione per mantenere questa loro situazione e tenderanno
sempre più ad avere il controllo delle imprese che si occupano
dell’informazione. In secondo luogo, perché l’informazione non è solo
potere ma diviene anche una grande fonte di profitto, diviene merce.
Esistono quindi multinazionali dell’informazione come per altri settori,
che come le altre multinazionali, tendono a fusioni e concentrazioni.
Proprio la natura e complessità di questo determinato tipo di enormi
imprese, i monopoli della comunicazione, sono un esempio palese del
livello di instaurazione di un potere realmente dittatoriale che lotta
con tutti i mezzi per mantenere la sua posizione dominante sulle ampie
masse lavoratrici.
Se infatti andiamo ad indagare sulla
composizione e proprietà dei principali gruppi del settore della
comunicazione italiana, osserveremo il livello di concentrazione e la
capacità di controllo di esso da parte dei grandi monopoli capitalisti.
Pochi Gruppi Editoriali italiani controllano la quasi totalità di
giornali, tv, radio, case editrici, così come la produzione e
distribuzione cinematografica e portali internet.
Andando ad analizzarli uno ad uno:
La Mondadori, è controllata dal
Gruppo Fininvest la holding che detiene tutte le proprietà di Silvio
Berlusconi che controlla e partecipa al 40.07% alla Mediaset, al 53.06%
alla Mondadori, al 100 % al A.C Milan, al 35.1% al Gruppo Mediolanum, al
100% al Teatro Manzoni e al 2.06 % alla Mediobanca. La Mondadori
possiede il 39.27 % de “il Giornale” (9° quotidiano per diffusione) il
cui restante 60.73% è di proprietà di Paolo Berlusconi (fratello di
Silvio). La stessa Mondadori possiede le Case Editrici: Libreria
Mondadori, Giulio Einaudi Editore, Edizioni Piemme, Sperling &
Kupfer. Possiede inoltre la Radio “Radio 101” e i periodici Panorama, TV
Sorrisi e Canzoni, Grazia, Donna Moderna, Chi, Flair, Focus, Geo,
Interni, Jack, Men’sHealth, Sale & Pepe, Starbene, Telepiù, TuStyle,
Icon, Wellness, inTavola.
L’Espresso di Carlo De Benedetti, controlla la casa pubblicitaria A.Manzoni&C., il quotidiano “La Repubblica” (2° quotidiano per diffusione),
le radio e Tv “Radio Dee Jay” e “TV Dee Jay”, “Radio Capital” e “Radio
Capital Tv”, “Repubblica Tv” e “Onda Latina”, i periodici “L’Espresso”,
“National Geographic”, “Le Scienze”, “Mente”, “Lines”, “Micromega”, e i
quotidiani locali “Alto Adige”, “Trentino”, “Corriere Alpi”, “il
Centro”, “Gazzetta di Mantova”, “Gazzetta di Modena”, “Gazzetta di
Reggio”, “il Mattino di Padova”, “Messaggero Veneto”, “La Nuova”, “La
Nuova Ferrara”, “Il Piccolo”, “La Provincia”, “Il Tirreno”, “La Tribuna
di Treviso”, “La Città”, “La Sentinella”. Le azioni del gruppo Espresso,
appartengono al 53.8% alla CIR (Compagnie Industriali Riunite) S.p.A.
che è una holding italiana controllata al 46% dalla COFIDE holding
finanziaria della famiglia De Benedetti, gruppo industriale attivo
nell’energia, nei media, nella componentistica auto, nella sanità e
negli investimenti non-core (venture capital, private equity e altri
investimenti). Il gruppo CIR registra un fatturato di circa 5 miliardi,
con circa 14mila dipendenti. Le principali partecipazioni, oltre al
gruppo Espresso, sono la Sorgenia Holding S.p.A che controlla il 79.7%
di Sorgenia S.p.A. uno dei principali operatori del mercato libero
dell’energia elettrica e del gas naturale. La Sogefi S.p.A. al 58.3%,
azienda operante nella componentistica per auto che controlla 4 marchi:
TECNOCAR, PURFLUX, FIAAM, FRAM. Infine la KOS S.p.A. al 51.3% che
possiede circa 60 strutture sanitarie e 5.059 posti letto. La COFIDE
(Gruppo De Benedetti) oltre alla CIR, partecipa alla Società Finanza
Attiva S.p.A (89%), alla Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni
S.p.A., alla Cofide International S.p.A. (100%), alla Cofidefin
Servicos de Consultoria Lda. Come azionisti di COFIDE, troviamo anche il
Credit Suisse (al 7.66%). Nella CIR troviamo invece come azionisti la
Bestinver Gestion (11.3%) e la Norges Bank (2.7%).
Nel CDA del Gruppo Espresso troviamo
Sergio Erede, amministratore di Luxottica (di Del Vecchio, secondo uomo
più ricco d’Italia, e tra i suoi maggiori azionisti troviamo la Deutsche
Bank); Luca Paravicini Crespi, consigliere della Piaggio dei Colaninno
(dove siede accanto a Vito Varvaro, il quale a sua volta è anche nel Cda
della Tod’s di Diego Della Valle) e figlio di Giulia Maria Crespi, ex
direttore editoriale del Corriere ed ex presidente del Fai; e Mario
Greco, consigliere di Indesit Company (dove siede anche Emma
Marcegaglia) e della Saras di Massimo Moratti (rappresentato anche nel
Cda del Corriere attraverso i consiglieri del gruppo Pirelli di
proprietà di Tronchetti Provera), una delle massime società italiane nel
settore petrolifero e energetico, di cui possiedono azioni di minoranza
anche la Rosneft (compagnia petrolifera del governo russo) e
Assicurazioni Generali.
Passiamo al Gruppo Editoriale RCS che possiede i quotidiani “Corriere della Sera” (1° quotidiano italiano) e “La Gazzetta dello Sport” (4° quotidiano italiano),
le Case Editrici “Rizzoli”, “Bompiani”, “Fabbri Editori”, “Marsilio”,
“Lizard”, “RCS Collezionabili”, “SuperPocket”, “Firme ORO”, “Sonzogno”,
“Skira”, “Archinto”, “Adelphi”, “Etas”. Inoltre possiede le Radio e Tv,
“Radio 105”, “Radio MonteCarlo”, “Virgin”, “Lei”, “Dove Tv”, e i
periodici “Oggi”, “Cucino”, “Novella”, “Visto”, “Astra”, “Ok”, “Domenica
Quiz”, “Quiz mese”, “Sette”, “Dove”, “Y&S”, “Corriere Erboristica”,
“Amica”, “A”, “Io”, “Style”, “Max”, “CA casamica”, “Case da Abitare”,
“Il Mondo”, “L’Europeo”, “Costruire”, “Abitare”. L’Azionariato della RCS
è così composto: Fiat S.p.A. al 20.55% (Famiglia Agnelli), Mediobanca
S.p.A. (15.45 %), Diego Della Valle (8.99%) tramite la Dorint Holding
S.p.A. e la Di.Vi. Finanziaria di D.Della Valle&C., la Finsoe S.p.A.
al 5.65% tramite la Fondiaria Sai S.p.A., la Milano Assicurazioni, la
Saifin S.p.A. e la Siat S.p.A., la Pirelli (5.44%), Intesa Sanpaolo
(6.54%), Banco di Napoli, Cassa di Risparmio del Veneto, Benetton e
l’elenco è ancora lungo. Andando ad analizzare il CDA della RCS troviamo
Carlo Pesenti consigliere di Italcementi, Unicredit, Italmobiliare e
Mediobanca; Fulvio Conti amministratore delegato e Direttore Generale
della società Enel, vicepresidente di Confindustria che nel 2012 ha
partecipato alla riunione del Gruppo Bilderberg in Virginia USA.
Il Gruppo Editoriale “Il Sole 24 Ore”
appartiene alla Confindustria (quindi diretta espressione dei
desiderata dei principali gruppi industriali del Paese) e controlla il
quotidiano “Il Sole 24 Ore” (3° quotidiano italiano), le radio
“Radio 24” e “Radio 24 Ore Radiocor”, e i periodici “English24”,
“l’Impresa”, “Aspenia”, “Ristrutturare”, “Applicando”. Nel suo Cda
siedono, fra gli altri, Giancarlo Cerutti, consigliere di
amministrazione della Saras (Moratti); Luigi Abete, presidente della BNL
(gruppo Paribas); Antonio Favrin, collega di Cda, in Safilo Group, di
Ennio Doris, che siede in Mediolanum della famiglia Berlusconi e in
Mediobanca.
Gruppo Editoriale “Poligrafici” possiede i quotidiani “QN-La
Nazione” (11° quotidiano italiano), “Il Resto del Carlino” (7°
quotidiano italiano), “Il Giorno” (20° quotidiano italiano) e i
periodici “Cavallo”, “Onda Tivù” e “L’Enigmistica”. Il Gruppo è legato
anche a Telecom Italia, Generali Assicurazioni e Gemina (attraverso
Massimo Paniccia e Aldo Minucci) e alla Premafin della famiglia
Ligresti.
Editore Caltagirone è di
proprietà della Famiglia Caltagirone che possiede la Caltagirone S.p.A.
una holding cui fanno capo le attività del gruppo Caltagirone nei
settori dei grandi lavori, del cemento, immobiliare, finanziario e
dell’editoria, Cementir S.p.A.(4° produttore di cemento in Italia e in
Turchia, mentre in Scandinavia è il principale produttore di cemento
bianco e calcestruzzo), Vianini Lavori S.p.A , opera dal 1890 nei
settori più avanzati dell’ingegneria civile e nell’industria dei
manufatti in cemento e annovera tra i principali clienti anche la Enel e
FS) e Vianini Industria S.p.A attiva nella realizzazione di strutture
(tubi, piloni, prodotti idraulici) in cemento oltre che di materiali per
l’armamento ferroviario. Inoltre, partecipa in Assicurazioni Generali,
Unicredit, Acea e Grandi Stazioni. Possiede l’azienda pubblicitaria
“PIEMME” e i quotidiani “Il Messagero” (6° quotidiano italiano), “Leggo”, “il Gazzettino” (15° quotidiano italiano), “Corriere Adriatico”, “In Città”, “il Mattino” (19° quotidiano italiano) e la Tv “Telefriuli”.
L’ “Editrice La Stampa” possiede il quotidiano “La Stampa” (5° quotidiano italiano), di proprietà del gruppo Fiat tramite la Holding Itedi con Presidente J.Elkann.
“L’Unità” (giornale del PD) appartiene al gruppo Tiscali
società di telecomunicazioni di Renato Soru nel cui consiglio
d’Amministrazione siede Maurizio Carfagna consigliere di Mediolanum e
Victor Uckmar che troviamo anche in Class dei Fratelli Panerai che
controllano Milano Finanza e Italia Oggi (14° quotidiano italiano).
Il Gruppo Tosinvest di Angelucci,
proprietario di un impero fatto di cliniche e strutture sanitarie (fra
cui l’ospedale S. Raffaele di Roma), possiede i quotidiani “Libero” (13° quotidiano italiano) e “il Riformista”.
Senza dimenticare il quotidiano l’Avvenire (10° quotidiano italiano)
di proprietà della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) tramite la
«Fondazione di Religione “Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena”
che possiede anche la rete TV2000.
Rimanendo nei maggiori quotidiani
possiamo vedere quindi che nella proprietà e Consiglio d’Amministrazione
del Corriere della Sera sono presenti i maggiori gruppi industriali e
finanziari (bancari e assicurazioni), come la Fiat, Pirelli, Tod’s
(Della Valle), Gruppo Indesit, Italcementi (Marcegaglia), Italmobiliare,
Acciaierie Lucchini, Telecom, Generali, Fondiaria, Unicredit, Intesa
San Paolo e Mediobanca ecc…. A “La Repubblica”, la Piaggio, Luxottica,
la Saras (Moratti) che troviamo anche nel Sole 24 Ore e nel Corriere
della Sera ecc… ecc… Nel grafico seguente, frutto di uno studio
inchiesta effettuato qualche anno fa, si può evidenziare in modo molto
chiaro e nitido il complesso groviglio descritto finora considerando
inoltre che ogni gruppo ha partecipazioni a vari livelli in altri gruppi
finanziari e industriali.
Un complesso groviglio di testate,
gruppi e nomi di tecnici intermediari (ossia quelle figure come
avvocati, consulenti, commercialisti, che compaiono in questi e quelli
CdA a rappresentare gli interessi di uno o più gruppi) che rappresentano
gli interessi di un’unica classe. La linea editoriale è ciò che
distingue una testata giornalistica da un’altra, cioè la missione
strategica dalla quale si scelgono e analizzano le notizie. Essa si
forma a partire dal proprietario e dal luogo decisionale delle società
capitalistiche, ossia il Consiglio d’Amministrazione (CdA). Come abbiamo
per l’appunto già visionato (in modo ancora poco approfondito, ma in
modo già sufficiente per capire), essi sono composti da gruppi e uomini
direttamente legati ai grandi gruppi industriali e finanziari che
controllano quindi direttamente l’informazione secondo i propri
interessi, facendo passare quello che in realtà è un monopolio per
“pluralismo”. Prova del grande interesse di imprenditori e manager
intorno a questo settore, è la recente grande battaglia tra Diego Della
Valle e la famiglia Agnelli per il controllo della RCS – Corriere della
Sera.
Osservando il settore televisivo
la situazione non è certo differente: con l’introduzione del Digitale
Terrestre e la diffusione della tv satellitare a pagamento, vi è ormai
un infinito numero di canali televisivi che danno una visione di
“pluralismo” di scelta, ma se andiamo ad osservare a chi fanno capo
questi canali possiamo facilmente accorgerci come esista in Italia un
monopolio composto da Rai – Mediaset – TI Media – Sky Italia, che
possiedono un’ampia gamma di canali e assorbono la quasi totalità del
mercato e della pubblicità. La Rai è di proprietà statale (dello
Stato borghese), nel cui CdA siedono uomini e donne delle maggiori
organizzazioni politiche in Parlamento, quindi i Partiti che
rappresentano gli interessi dell’oligarchia finanziaria nel suo
complesso. Sette consiglieri vengono eletti dalla Commissione
parlamentare di vigilanza e due dal Ministero dell’Economia e delle
Finanze che è il maggior azionista della Rai, tra cui il Presidente del
CdA. Osservando l’attuale CdA prendiamo come esempio, Luisa Todini,
imprenditrice in quota Forza Italia, proprietaria della “Todini
Costruzioni s.p.a.” e allo stesso tempo membro del CdA della Salini
Impregilo, il principale gruppo italiano nel settore delle costruzioni.
E’ anche membro della Fondazione Italia-USA. La Rai a sua volta
controlla diverse società che operano nel mercato dei media e del
broadcasting: Rai Pubblicità (prima Sipra, concessionaria per la
pubblicità sulla Rai), RaiNet (che gestisce i siti Rai), Rai Way, Rai
World, Rai Cinema (produzione, acquisizione e gestione dei diritti dei
prodotti audiovisivi sui canali della filiera cinematografica) e la 01
Distibution (settore della distribuzione col quale controlla
direttamente lo sfruttamento commerciale dei film). Alla Rai sono
collegate la San Marino Tv, Tivù Srl (piattaforma satellitare gratuita,
partecipata in modo paritario da Rai e Mediaset al 48% e al 4% da
Telecom Italia) e Euronews che riunisce a livello europeo le tv
pubbliche, che rappresenta gli interessi delle oligarchie europee che
controllano le Tv statali dei vari paesi dell’Ue.
Il Gruppo Mediaset, come prima
detto, è controllata dalla Holding Fininvest della famiglia Berlusconi.
E’ un’impresa multinazionale, con filiali in Spagna e Paesi Bassi, e ha
come presidente Fedele Confalonieri, presente sul Digitale Terrestre e
nel settore della Pay-Tv, detiene l’intera rete di trasporto per la
diffusione del segnale televisivo per la diffusione del Digitale
Terrestre attraverso Elettronica Industriale. Possiede oltre le reti
generaliste e commerciali anche (tra le altre) la Medusa Film e la
Taodue (film), e la Endemol (con sede nei Paesi Bassi) che produce
format televisivi per tutto il mondo. Pubblitalia è la concessionaria
esclusiva di pubblicità del Gruppo Mediaset, che è leader della raccolta
pubblicitaria, e tramite la sua controllata Publieurope gestisce la
vendita di spazi pubblicitari su più di venti canali televisivi europei,
tra cui quelli del secondo gruppo radio televisivo europeo
ProSiebenSat.1 Media, presente in 13 Stati. Al Gruppo Mediaset
partecipano i principali istituti di credito italiani e alcuni
investitori stranieri, tra cui il Principe Al-Waleed, 26° uomo più ricco
del mondo. Con il programma ADR (American Depositary Receipt) fa parte
del mercato finanziario americano con la JPMorgan Chase come banca
depositaria. Con la società Media Shopping (e l’omonimo canale
televisivo) detiene il primato nel mercato delle vendite a distanza con
oltre 900 punti vendita nel settore della Grande Distribuzione italiano,
tra cui Carrefour, Auchan, Billa, Iper e Autogrill. Possiede inoltre
anche 8 canali televisivi in Spagna attraverso il Grupo Gestevision
Telecinco (50.13%), così come in Nordafrica con il canale Nessma e in
Cina con il canale Sportnet Media e China Sport Programs Network.
Telecom Italia Media, è una
società controllata al 77.7 % da Telecom Italia, 7° gruppo economico
italiano e principale azienda italiana delle telecomunicazioni che tra i
suoi azionisti ha la holding italo-spagnola Telco S.p.A. composta da
Mediobanca, Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo e Telefonica. Nel
CdA di Telecom Italia troviamo Jean P. Fitoussi presente anche nel
consiglio di sorveglianza di Banca Intesa Sanpaolo, Renato Pagliaro,
banchiere, presidente di Mediobanca, vicepresidente di RCS MediaGroup e
membro del CdA della Pirelli, Gennaro Miccichè, Direttore Generale di
Intesa Sanpaolo e Amm. Delegato di Banca IMI, Gabriele Galateri di
Genola, presidente di Assicurazioni Generali e Tarak Ben Ammar,
capitalista tunisino proprietario della società di produzione e
distribuzione francese Quinta Communications, della holding Holland
Coordinator & Services Bv (HC&S), di Prima TV con il 95%, della
The Weinstein Company con il 20%, della Eagle Pictures con il 75%, della
Lux Vide con il 25%, di International Entertainment con l’8,6%, di
Europa TV con il 51%, di On-tv e di Nessma Tv con il 25%, socio a vari
livelli di Murdoch, Kirch e Berlusconi, nonché membro del CdA di
Mediaset, Assicurazioni Generali e Mediobanca nonché consulente del
principe saudita Al-Waleed. La Telecom Italia Media S.p.A. possiede la TM News,
agenzia giornalistica multicanale, partener italiana del network
americano CNN, con redazioni in Europa, a Budapest, Bruxelles e Mosca,
ed una a New York (USA), distribuendo notizie video per i principali
quotidiani italiani nella versione on-line, tra cui Corriere della Sera,
La Repubblica e La Stampa oltre a emittenti come Rai, Mediaset, La 7,
Sky e Telenorba. La Telecom Italia Media SpA ha ceduto di recente la MTV
Italia Srl che adesso è controllata dalla MTV Networks Europe del
gruppo Viacom Media Networks una società americana che possiede numerosi
canali TV e aziende internet in tutto il mondo. La MTV Italia Srl
produce le emittenti MTV, Comedy Central, Nick e Nickelodeon, presenti
nel settore Digitale Terrestre, Satellitare, pay e free. Fino a meno di
un anno fa, faceva parte della Telecom Italia Media anche La 7,
ora di proprietà della Cairo Comunication di Urbano Cairo (pres. anche
del Torino Calcio), che si occupa della vendita degli spazi pubblicitari
con concessioni nel gruppo RCS (Io Donna, Oggi e TV Sette) e nei
mensili dell’Editoriale Mondadori, e possiede anche due settimanali:
Dipiù e DipiùTV.
Infine, (non certo ultimo per importanza) Sky Italia
(che assumiamo come esempio delle grandi multinazionali del settore),
che fa parte della News Corporation del gruppo Murdoch, uno dei primi
quattro conglomerati mediatici degli Stati Uniti, che controlla un gran
numero di società del settore della comunicazione in tutto il mondo.
Dall’Editoria (HarperCollins) e Zondervan, ai quotidiani (The Sun, The
Sunday Times, The Times, New York Post, The Wall Street Journal, The
Australian), le Stazioni Radio (Radio City in India, Radio Veronica nei
Paesi Bassi, Nasche e Best FM in Russia), la produzione cinematografica
(20th Century Fox, Fox Searchlight Pictures), le televisioni (Fox,
Independent Television, News Corp Europe che controlla canali in
Bulgaria, Italia, Romania, Serbia, Turchia, Georgia, Polonia, Israele)
la televisione satellitare (Sky Digital Regno Unito, Sky Italia, Foxtel
Australia, Sky Deutschland Germania, Star Tv Asia, Phoenix Satellite Tv
Hong Kong), la televisione via Cavo (basta citare tutta la catena FOX
negli USA e in Sud America), per finire con Internet (Indya – portale
indiano, IGN Entertainment – portale internet, Grab.com, news.com.au –
portale d’informazione australiano, casa.it, whatifsports.com,
sibellusmusic.com). Come la News Corporation del gruppo Murdoch, vi sono
altre (poche) corporation che controllano una grandissima quantità di
Tv, giornali, case editrici e produzione cinematografica ecc… Sky Italia
è il risultato della fusione di Stream, Telecom Italia e la pay-tv da
lui fondata.
Anche Internet, si regge sui
grandi monopoli del settore come Google, Microsoft, Twitter o Facebook
ecc… che controllano le principali reti. Questi ci consegnano risultati
di ricerca che influenzano il modo di fruire internet e di ricevere
informazioni, e quindi attraverso la rete, il mondo. Dall’evoluzione da
Internet 1.0 (pagine web di sola lettura) a Internet 2.0 (Web social
nella quale si può interagire, come creatore e consumatore di contenuti)
vi sono stati grandi cambiamenti. Internet si regge su monopoli che
seguono la logica dell’aumento del profitto e non certo quella della
libera circolazione di idee, dove regnano le logiche di mercato e delle
gerarchie conseguenti, tutto il contrario quindi di quello che ci
vogliono far apparire come un piano orizzontale. Come ogni prodotto che
nasce in seno al capitalismo, anche in questo campo l’obiettivo è quello
di soddisfare non le necessità delle masse, ma assicurare enormi somme
milionarie a coloro che ne sono proprietari. La fonte principale nella
rete è la pubblicità, e le attuali piattaforme, in particolare le più
generaliste (Facebook, Google + …) settorizzano al massimo la
popolazione. Le reti sociali, sono nella pratica un immensa base di dati
che permettono alle imprese private di realizzare campagne
pubblicitarie totalmente adattate e dettagliate. Esiste una grande
compravendita di dati che gira tutto intorno ai grandi social media che
sono forse la prima forma di profitto che utilizza la tendenza umana
alla cooperazione e alla condivisione di informazioni. Ad esempio
Facebook si muove come se volesse inglobare tutta la rete e sostituirsi
ad essa. Ognuno dei milioni di utenti che usa Facebook, ogni giorno
produce contenuti per il network, di fatto lavora senza accorgersene e
senza essere pagato, produce valore senza tradursi in salario, ma solo
in profitto per altri (i proprietari dei mezzi di produzione che vendono
i dati sensibili, i pattern della navigazione ecc.) ossia coloro che
fanno soldi col lavoro dei primi. L’informazione, è merce. La comunità
che usa Facebook produce informazione (sui gusti, sui modelli di
consumo, sui trend di mercato) che il capitalista impacchetta in forma
di statistiche e vende a soggetti terzi e/o usa per personalizzare
pubblicità, offerte e transazioni di vario genere. Ma queste grandi
società private che operano su internet, come Google e Facebook,
non usano soltanto l’enorme quantità di dati disponibili relativi agli
utenti come fonte di reddito, ma esse sono in grado di esercitare un
controllo preciso sulle masse. Circa il 70% delle comunicazioni via
internet nel mondo sono nelle mani di una sola società americana: Level 3 Communications,
a cui seguono AT & T, British Telecom e Telefonica ecc. E’
l’oligarchia finanziaria quella che finanzia la costruzione di immense
infrastrutture fisiche, necessarie al funzionamento di internet, che non
è “un qualcosa di virtuale” ma è fatto di cavi, satelliti,
torri, server in tutto il mondo, brevetti. Con questi mezzi pertanto
poche società controllano miliardi di persone, di informazioni e
influenzano gli eventi. Basti pensare solo che Google ha acquisito dal 2001 ad oggi, 147 aziende.
Dai giornali, alla TV, alle case
editrici, alle produzioni cinematografiche, a internet ecc… è evidente
chi è che detiene il potere dei mezzi di comunicazione, mettendo in
evidenza la ridicola farsa della pluralità dell’informazione e
l’innegabile funzionalità di questi mezzi come apparati di propaganda e
profitti dell’oligarchia finanziaria. Nell’imperialismo, i monopoli
sviluppano il fenomeno della combinazione, al fine di assicurare
una maggiore stabilità dei loro affari che si realizzano con un ampio
controllo di tutti i rami legati a una determinata industria,
controllando non solo la produzione, ma anche la distribuzione e il
commercio dei suoi prodotti per cui risultano tremendamente utili gli
apparati mediatici.
Come si può pensare dunque di definire
l’informazione prodotta direttamente dai grandi gruppi industriali,
bancari e finanziari come “libertà di stampa”? Lenin, nel discorso al I
Congresso dell’Internazionale Comunista così affrontava la questione: “…I
capitalisti hanno sempre chiamato “libertà” la libertà di arricchirsi
per i ricchi e la libertà di morire di fame per gli operai. I
capitalisti chiamano libertà di stampa la libertà per i ricchi di
corrompere la stampa, la libertà di usare le loro ricchezze per
fabbricare e contraffare la cosiddetta opinione pubblica. In realtà, i
difensori della “democrazia pura” sono i difensori del più immondo e
corrotto sistema di dominio dei ricchi sui mezzi d’istruzione delle
masse, essi ingannano il popolo, in quanto lo distolgono, con le loro
belle frasi seducenti e profondamente ipocrite, dal compito storico
concreto di affrancare la stampa dal suo asservimento al capitale.
L’effettiva libertà e uguaglianza si avrà nel sistema costruito dai
comunisti e in cui non ci si potrà arricchire a spese altrui, in cui non
ci sarà la possibilità oggettiva di sottomettere direttamente o
indirettamente la stampa al potere del denaro, in cui niente impedirà a
ciascun lavoratore (o gruppo di lavoratori di qualsivoglia entità) di
godere in linea di principio e nei fatti dell’uguale diritto di usare le
tipografie e la carte appartenenti alla società” (4).
Qualche giorno fa, il 3 Maggio, la stampa ha autocelebrato la “Giornata Mondiale della Libertà di Stampa”
(istituita dall’ONU) con una esplicazione emblematica di ciò che è la
Libertà di stampa nel capitalismo, mistificando (se non addirittura
nascondendo) in modo ripugnante il massacro di Odessa ad opera dei
neonazisti di Kiev pilotati da Washington e Bruxelles. In questa
società, la parola d’ordine della “libertà di stampa” non ha alcun
valore reale ed è da sciocchi aspettarsi qualcosa di diverso; il
pluralismo dell’informazione borghese rimane solo un abbellimento
ingannevole del dominio della classe capitalista anche in questo ambito.
Marx affermava che “la prima libertà della stampa consiste nel non
essere un’industria, un mestiere”, partendo da ciò ne deriva che è solo
“cretinismo” piccolo-borghese sperare che possono esistere dei giornali
e/o giornalisti “neutri” o “vergini” all’interno dell’apparato del
sistema soprattutto mediatico, essendo al servizio dell’ideologia e
cultura borghese e degli interessi dei lori padroni, vivendo sui
finanziamenti statali, derivanti da pubblicità o direttamente dai grandi
gruppi finanziari e industriali.
Per affrontare correttamente la
questione della stampa bisogna partire dalla concreta realtà della
divisione in classi della società, in cui neanche il ruolo della stampa è
neutrale realmente, o tutela gli interessi di una o dell’altra classe.
Coloro che negano ciò, rifiutano l’idea dell’indipendenza e autonomia di
classe anche in questo settore, e la necessità di rifiutare gli organi
di propaganda borghese organizzando la propria stampa di classe,
rivoluzionaria, comunista. E’ in questo quadro che si inserisce
l’importanza della contro-informazione di classe, ma in particolare
della stampa comunista, e quindi del nostro giornale, per diffondere le
idee rivoluzionarie, per diffondere le lotte e l’organizzazione, e
soprattutto per illuminare i problemi dei giovani da un’ottica di classe
indicando i modi per risolverli, concentrandoci sulla lotta per la
liberazione dallo sfruttamento capitalistico che comporta la lotta per
l’emancipazione dei giovani dall’influenza della borghesia e
dall’opportunismo, e questo non è possibile senza lo studio, senza libri
marxisti e senza la propaganda della stampa comunista rivoluzionaria
che si unisce alla prassi. Per questo 102 anni fa (5 Maggio 1912), in questo giorno, venne fondata la Pravda. Per
questo c’è bisogno di Senza Tregua – Giornale Comunista e del suo
rafforzamento, così come domani la requisizione di tutti i mezzi di
propaganda in mano alla borghesia, all’oligarchia finanziaria, sarà una
necessità e dovere rivoluzionario.
1) P. Secchia – I crociati della menzogna – Rinascita, 1950 http://www.resistenze.org/sito/ma/di/cp/mdcpag21-007333.htm
2) La genesi economica dell’imperialismo: dalla concentrazione al monopolio da Marx a Lenin –http://www.senzatregua.it/?p=960
3) K. Marx – L’ideologia Tedesca
4) V. Lenin – I Congresso dell’Internazionale Comunista – Opere Complete, vol. 28 pag.464-465
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