controlacrisi
Fonte:
il manifestoAutore:
Ernesto Milanesi
Il comunicato stampa ufficiale (regolarmente pubblicato mercoledì)
esplode a scoppio ritardato. E travolge Serracchiani, 46 anni,
governatrice del Friuli, esponente di primo piano del Pd renziano. «La
violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta
socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da
chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese. In casi come questi
riesco a capire il senso di rigetto che si può provare verso individui
che commettono crimini così sordidi.
Sono convinta che l’obbligo
dell’accoglienza umanitaria non possa essere disgiunto da un altrettanto
obbligatorio senso di giustizia, da esercitare contro chi rompe un
patto di accoglienza. Per quanto mi riguarda, gesti come questo devono
prevedere l’espulsione dal nostro paese, ovviamente dopo assolta la
pena. Se c’è un problema di legislazione carente in merito bisogna
rimediare» era il commento, testuale e completo, alla notizia di una
minorenne che aveva subìto alla stazione ferroviaria di Trieste un
tentato stupro da parte di Govand Mekail, 26 anni, iracheno.
A distanza di 48 ore, divampa il «caso» grazie allo tsunami dei
social e alle critiche politiche. Drastico lo scrittore Roberto Saviano:
«E Matteo Salvini saluta l’ingresso di Debora Serracchiani nella Lega
Nord. Spero la candidi lui, perché se la candida ancora il Pd, significa
che il Pd è diventato la Lega Nord». Caustico il consigliere regionale
Alessio Gratton (ex Sel): «Violenza è violenza. Punto. Reato è reato.
Punto. Da condannare sempre e comunque. Non ha nazionalità, né
religione. Quello che è successo fa schifo e basta. Questo dovresti
dire, presidente». Prende le distanze anche il senatore Pd Francesco
Russo: «È inaccettabile valutare la gravità di un’azione guardando alla
nazionalità o all’estrazione sociale». Infine, il segretario nazionale
di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni non risparmia amarezza e
raccapriccio: «Non esistono stupri di serie A e stupri di serie B.
Semmai esistono politici di serie A e politici di serie B. Evidentemente
la governatrice del Friuli appartiene alla seconda categoria».
Così Serracchiani, oltre che crocefissa alle sue parole, sembra
inchiodata alla parabola senza fine. Romana, diplomata in ragioneria e
laureata in giurisprudenza a pieni voti, si trasferisce a Udine nel
1994. Comincia la carriera in circoscrizione, poi nel 2006 viene eletta
consigliere provinciale dai Ds e due anni dopo è segretaria del Pd di
Udine. La svolta nella primavera 2009: con 13 minuti di spietato
intervento all’assemblea nazionale dei circoli Pd folgora Dario
Franceschini.
La giovane Debora diventa sosia politica di Amélie Poulain, conquista
un seggio all’Europarlamento (73.910 preferenze, quasi 10 mila in più
di Berlusconi…), viene eletta segretaria regionale Pd. All’epoca si
guadagna anche un blog nel sito del Fatto Quotidiano. E non si ferma
più: nel 2013 vince le Regionali e a marzo 2014 è vice di Matteo Renzi
nel partito.
Ma ormai da tempo Serracchiani resta sulla graticola. La sbornia
renziana, anche in Friuli, lascia il posto a catastrofi elettorali senza
precedenti: dal tonfo di Roberto Cosolini a Trieste fino alla recente
vittoria della Lega nella «rossa» Monfalcone. Nel Pd si pensa, più o
meno esplicitamente, ad una candidatura alternativa per le Regionali
2018. Del resto, Serracchiani a dicembre, in aula sotto una gragnuola di
attacchi, era scoppiata a piangere. A chi chiedeva già allora del suo
futuro rispondeva: «Cambiate domanda, me la fate dal 2011».
Gli ultimi mesi sono stati quasi un calvario. Con l’ombra di Riccardo
Illy che si allunga su una giunta regionale alle corde. E l’addio al
vertice del Nazareno nella stagione congressuale. Debora continua a
testa bassa, ma è finita nel mirino. Anche del «fuoco amico» con
l’ultima dichiarazione ufficiale.
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sabato 13 maggio 2017
Ecce PD. Serracchiani choc: «Più odioso se chi stupra è un profugo»
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