lunedì 2 maggio 2016

TTIP. Ue-Usa, pressioni Washington su Bruxelles per accordo Ttip.

Libero scambio commerciale, Greenpeace svela documenti segreti. Le anticipazioni: "Da Stati Uniti tattiche minatorie nelle trattative".

Ue-Usa, pressioni Washington su Bruxelles per accordo Ttip

VEDREMO il Chianti californiano e magari lo Champagne del Texas, compreremo bistecche piene di ormoni e mangeremo prodotti dell'ingegneria genetica. Lo scenario disegnato dal Trattato di libero scambio fra Stati Uniti e Unione Europea è a dir poco preoccupante: addio tutela della salute e tanti saluti alle protezione dell'ambiente, quello che conta è salvare il dogma del libero commercio e difendere solo gli interessi delle industrie, ad ogni costo. Il negoziato è aperto da tre anni e per ora le resistenze europee hanno tenuto il Ttip ancora lontano dall'approvazione.

Nei giorni scorsi il presidente Obama si è detto "fiducioso" sulla possibilità di raggiungere presto un accordo, ma per il momento le posizioni sembrano ancora molto lontane.

Le pressioni americane sono fortissime, denuncia Greenpeace Olanda, che ha ottenuto alcuni documenti riservati sulle trattative e li ha diffusi su un sito dedicato. L'organizzazione ambientalista ha curato addirittura di ri-digitare per intero i documenti, così da evitare che la pubblicazione di eventuali "marker" tradisca la fonte delle rivelazioni. In particolare le lobby di Washington premono per svuotare le norme che garantiscono i consumatori nel settore alimentare, minacciando di bloccare le facilitazioni sulle esportazioni per l'industria automobilistica europea.

Sul vino, per esempio, la battaglia è aperta: l'Europa vuole che nel Trattato siano incorporati gli accordi bilaterali esistenti, perché questi proteggono la denominazione di origine, gli Usa non ne vogliono sentire. In altre parole, i vignaioli americani vogliono poter chiamare i loro prodotti Retzina o Sauternes, Marsala o Chablis, la commissione Ue sembra decisa tener duro.


Le posizioni sono ancora lontane anche per il settore dei cosmetici, che in Europa è regolato da leggi molto severe sulla sperimentazione animale e sulla protezione dei consumatori. Al centro del dissidio è l'uso di sostanze di protezione anti-UV: le regole americane prevedono che siano messe sul mercato dopo test che ne escludano la capacità cancerogena. Ma questi test si possono fare solo sugli animali, cosa che le normative Ue escludono.

C'è disaccordo anche sulle regole di standardizzazione tecnica, per esempio quelle sulla sicurezza degli accendini o sulle prese elettriche: gli Usa pretendono che gli organismi europei coinvolgano esperti americani nell'individuazione degli standard, ma non sono disposti ad aprire a tecnici Ue le proprie procedure. E le due sponde atlantiche sono lontane anche nelle posizioni su temi delicatissimi come le regole dei servizi finanziari e degli appalti pubblici.

Sconvolgente è vedere come sul piatto delle trattative siano soltanto interessi industriali, con un meccanismo che di fatto rischia di mettere in discussione le sovranità nazionali dei paesi europei. Il riferimento a patti sovranazionali, basati su accordi tecnici o presunti tali, rischia di svuotare il meccanismo del controllo democratico, favorendo solo le multinazionali. Secondo Jorgo Riss, direttore di Greenpeace Europa, con il Ttip "si apre la strada a una corsa verso l'abisso in tema di standard ambientali, di tutela dei consumatori, di protezione della salute".

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