venerdì 20 maggio 2016

Egyptair, il fantasma dell’attentato

http://enricocampofreda.blogspot.it/
Bomba o non bomba, dell’aereo dell’Egyptair esploso in volo dopo una repentina perdita di quota (questa in un primo tempo è stata l’interpretazione di immagini satellitari poi rimessa in discussione) si sa per certo solo che è scomparso dai contatti radar alle 2:30 di ieri notte. A bordo c’erano 56 passeggeri più dieci membri d’equipaggio, tutti dati per dispersi. Il velivolo era a 240 km a sud dall’isola di Kárpathos e stava lasciando lo spazio aereo greco, sarebbe dovuto atterrare al Cairo verso le 3:15. Gli stessi avvistamenti di rottami di sedili e giubbotti di salvataggio in tratti di mare non lontani dall’isola meridionale del Dodecaneso, annunciati dal vicepresidente della compagnia aerea egiziana, sono stati considerati dal ministero della Difesa greco non appartenenti al velivolo inabissatosi. Dunque c’è ancora vaghezza e mistero sulle cause dell’incidente ed è aperta ogni ipotesi. Coinvolti nelle indagini l’Egitto per l’appartenenza del velivolo, la Grecia per l’area dell’incidente, la Francia perché il volo MS804 era partito da Parigi, e per questioni di antiterrorismo varie Intelligence, statunitense in testa. Allo scatenamento di notizie false stanno contribuendo anche frequentatori di social network che hanno postato la foto del recupero dei rottami d’un velivolo finito in mare nel golfo del Bengala, nel marzo scorso, e altre immagini d’altra provenienza.
Si registra anche una rivendicazione, falsa anch’essa, dell’attentato da parte dello Stato Islamico. Gli esperti di volo, interrogati attorno alla scomparsa sottolineano che l’assenza di anomalie a motori e altre apparecchiature può far pensare a un atto di sabotaggio o agguato con esplosivo. Così le ipotesi ruotano attorno a: un ordigno le cui componenti siano state fatte filtrare separatamente e poi assemblate nello spazio dell’aeroporto parigino, al posizionamento d’una bomba nei precedenti scali di Asmara e Tunisi dove si presume che i controlli fossero meno elevati. Però indagini compiute sugli addetti in servizio agli aeroporti francesi hanno evidenziato due fattori di rischio: la possibilità d’introdurre materiale d’ogni genere in aree non accessibili al pubblico e solitamente scarsamente o per nulla controllate. E una cospicua rete di simpatizzanti del Daesh che, da perquisizioni di locali dove hanno accesso inservienti e personale di terra che lavorano negli scali, contenevano materiale di propaganda del fondamentalismo islamico. La connessione fra questo genere di diffusione non legata esplicitamente all’Isis o Qaeda, ma in senso lato al radicalismo salafita e wahhabita, e atti terroristici non è automatica, però è seguita con attenzione dagli inquirenti. E mostra un altro punto debole della quotidianità nella società globale.

Gli esperti di terrorismo ritengono che ulteriori possibili obiettivi potranno essere attaccati tramite attentati, il caso di Bruxelles è ancora sotto gli occhi, così ogni manifestazione di massa (si pensa ai prossimi Europei di calcio in programma in Francia) producono attenzione massima ma non sicurezza assoluta. Il terrore seminato con deflagrazioni aeree o ferroviarie, già usate in passato, continua a rappresentare l’inquietante presenza con cui fare i conti. C’è chi fa notare che l’attentato, in quel caso rivendicato e certo, all’airbus russo dell’ottobre scorso nel Sinai con 224 vittime, è stato un deterrente per viaggi e spostamenti turistici. Le vacanze sul Mar Rosso negli ultimi mesi sono in caduta libera e con un meno 48% le prenotazioni precipitano come gli aerei colpiti. Questo, come prevedibile, è un colpo durissimo per la precaria economia egiziana. E rende il presidente Sisi sempre più nervoso, ma non isolato. I Paesi alleati e amici, a cominciare dalla Francia, gli hanno teso la mano con commesse soprattutto belliche che il duro del Cairo apprezza, ma non può rivolgere contro il Jihad interno. Colpiti restano i cittadini e la vita normale, in Egitto come in ogni angolo del mondo nel quale l’attentatore vive e può celarsi. E quand’è scovato, come Abdeslam, ha già compiuto la missione stragista.

Nessun commento:

Posta un commento