lunedì 2 maggio 2016

DON PAOLO FARINELLA - La marcia su Roma del partito unico

Archiviate le trivelle e il referendum tradito, cestinata la festa retorica della Liberazione, digerita anche l’accusa al Presidente del Pd campano di concorso esterno mafioso, Renzi si presenta in tv con De Luca, quasi mandando un messaggio subliminale a tutti i suoi detrattori per scongiurare la paura di essere peggio di quelli che l’hanno preceduto.

micromega p.farinella - prete

pfarinella I suoi predecessori a palazzo Chigi, infatti, non hanno eliminato una sola delle circa trenta leggi «ad personam» emanate da Berlusconi per suo unico uso e consumo personale, mentre Renzi riesce ad andare anche oltre: sceglie Berlusconi, lo vuole, lo desidera come partner per fare copia fissa, senza dirlo in pubblico espressamente perché gli interessi sono comuni.
La scelta di Berlusconi di sacrificare (si fa per dire) Bertolaso a favore di Marchini per le elezioni amministrative di Roma, ha un solo obiettivo politico: fare vincere il PD, smembrando i residui brandelli che restano della destra brancaleone. Chi annusa anche i minimi segmenti della politica nostrana, aveva capito da sempre che la candidatura di Bertolaso era una «civetta» per permettere a Berlusconi di tenere per un po’ il boccino sulle tv e sui giornali come è avvenuto. Ora, al momento giusto, zac! il colpo da maestro: Bertolaso che già faceva finta, si ritira sul serio e «avanti Marchini», cara la mia sora Cesira!
Tutti sanno che così la destra sarebbe andata a gambe all’aria, per cui è lecito chiedersi: o sono auto-eviranti o c’è uno scopo. Accantonata l’auto-evirazione che è naturale perché propria dell’età, non resta che lo scopo. Questo non può essere che uno solo e soltanto uno: fare vincere il Pd con Giachetti. Andando alle elezioni da solo e con la destra unita, Il Pd avrebbe dovuto misurarsi al ballottaggio o con il M5S o con la destra. In tutte e due i casi avrebbe perso (è il senso diffuso delle proiezioni, ormai stabilizzate). Con una destra abbastanza unita, e una parte di essa, per ripicca e contestazione, che vota Pd, Renzi-Giachetti rischia di vincere anche nel ballottaggio con 5Stelle.

A Berlusconi non interessa nulla di Roma, come non gli è mai importato del governo e dell’Italia, perché a lui interessano sempre e solo gli affari suoi che il Pd di Renzi gli sta garantendo oggi, mantenendo fede alla promessa dichiarata solennemente in Parlamento dall’allora presidente dei deputati DS (poi PD), Luciano Violante, il  28-02-2002, quando rispondendo a una interrogazione, disse testualmente a nome di quello che oggi è il PD di Renzi: «Onorevole Anedda, la invito a consultare l’onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di governo – che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta... Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto d’interessi e avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni... Durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte!» Più chiaro di così! (video esilarante: https://www.youtube.com/watch?v=_stxOSyxE7k ). Da ciò emerge che il PD violò più di una legge per spianare la strada a Berlusconi. Parola di un ex magistrato ed erede di Berlinguer!
Berlusconi è terrorizzato perché dai processi ancora in corso potrebbero venire noie grosse, visto che ormai è fuori gioco come politico e degradato anche da cavaliere; Renzi, dal canto suo, non può permettersi di perdere Roma perché sarebbe l’inizio della fine. Passi Napoli, passi Milano (forse), ma Roma è un simbolo, un punto di non ritorno. In altre parole, Renzi deve vincere a tutti i costi e si alleerebbe non solo con le mafie di terra, di cielo e di aria, ma anche con Verdini che ormai è parte integrante del PD, per ordine di Berlusconi (la scissione è una finzione che solo gli allocchi possono bere). Berlusconi ha bisogno come l’aria che respira che vinca il Pd perché solo così può cementarsi l’alleanza per il partito unico o della Nazione o del Nazareno. Renzi perché pensa come B., sogna come B., è come B., anzi è B. clonato.
A Roma inizia la IV Repubblica delle banane col passaggio del Rubicone dell’accoppiata Renzi-Berluska, eliminando ciascuno la propria base e mettendo su una piattaforma, modello «Endemol», per organizzare le finte elezioni al fine di dare una spruzzata democratica apparente alla nomina dei fedelissimi.
Inizia la marcia su Roma da due fronti, da Berlusconi e da Renzi, Arcore e Rignano, per proseguire verso la conquista dell’Italia con le truppe scelte dei voltagabbana, dei mafiosi, dei camorristi e del dopolavoro di Alfano che appena sente «aumento dei tempi della prescrizione» minaccia la caduta del governo perché è lì a garanzia non della legalità, ma della tutela di chi è perseguito dalla Legge.
Per Roma, a questo punto, nonostante i limiti, nonostante le contraddizioni, nonostante i tentativi di sminuire il proprio curriculum, non resta che tifare per la vittoria della Raggi dei 5Stelle che è l’unico argine possibile allo stato delle cose. Se non altro per dare una lezione e un «ciaone» al sig. Renzi che fece dimettere Marino per una manciata di scontrini fiscali, mentre lui non ha ancora pubblicato (né pubblicherà) quelli ben più gravi, da sindaco di Firenze e per ricordargli che il suo partito non fu da meno nel sacco di Roma, ma imparò da Alemanno e dai barbari fino a superarli alla grande: «Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini», dove Barberini non è la potente famiglia papale dell’XI secolo in poi, ma fa rima con PiDini e con Renzini e Boschini.
Paolo Farinella, prete
(1 maggio 2016)

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