Nessun parere sulla violazione dei referendum del 2011
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Il 3 maggio u.s. il Consiglio di Stato ha diffuso il parere in merito al decreto sui servizi pubblici locali, attuativo della Legge Madia.
Sin dall'incipit si intuisce come i giudici abbiamo sposato in pieno l'impostazione privatizzatrice di questo provvedimento.
Si tratta, in effetti di un parere ideologico, tutto appiattito sulla teoria economica dominante, riproponendo l'assunto per cui i servizi pubblici locali, compreso il servizio idrico, debbano essere sottoposti alle logiche del mercato, della concorrenza e del profitto. A riguardo si arriva addirittura a sostenere che "La realizzazione di un mercato dei servizi pubblici ... contribuisce a realizzare il progetto complessivo dell’Unione europea", di fatto, identificando nei suddetti principi gli elementi fondativi della comunità europea.
Come Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua non possiamo esimerci dal definire pilatesco tale parere, oltre che irricevibile.
Infatti, rispetto alle modalità di gestione dei servizi pubblici, il Consiglio di Stato è costretto ad ammettere che il decreto vieta la gestione pubblica e limita, rispetto alla disciplina comunitaria, quella diretta anche tramite società a totale capitale pubblico, evidenziando così un chiaro disfavore per queste tipologie di gestione.
Ciò non conduce i
giudici a denunciare la conseguente evidente contraddizione con l'esito
referendario e con la stessa delega, contenuta nella legge (art. 19),
che imponeva il rispetto di tale esito.
La contraddizione risulta evidente in quanto la Corte costituzionale aveva ravvisato nel 1° quesito del 2011 l'obiettivo di non limitare le ipotesi di affidamento diretto, previste dal diritto comunitario, in particolare quelle di gestione cosiddetta “in house”, facendo anche esplicito riferimento al servizio idrico integrato.
I giudici, incomprensibilmente, affermano solo che "va valutato il rapporto di tale impostazione con gli esiti referendari, che peraltro risalgono ormai a più di cinque anni or sono", demandando a non si sa a quale istituzione questa valutazione di merito.
Stesso approccio sulla questione della tariffa.
La contraddizione risulta evidente in quanto la Corte costituzionale aveva ravvisato nel 1° quesito del 2011 l'obiettivo di non limitare le ipotesi di affidamento diretto, previste dal diritto comunitario, in particolare quelle di gestione cosiddetta “in house”, facendo anche esplicito riferimento al servizio idrico integrato.
I giudici, incomprensibilmente, affermano solo che "va valutato il rapporto di tale impostazione con gli esiti referendari, che peraltro risalgono ormai a più di cinque anni or sono", demandando a non si sa a quale istituzione questa valutazione di merito.
Stesso approccio sulla questione della tariffa.
Infatti, non si fa minimamente riferimento alla riproposizione del criterio relativo all' “
adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, nell'esatta dicitura abrogata con i referendum.
Come movimento per l'acqua proseguiremo la mobilitazione e le campagne volte alla piena e reale attuazione degli esiti referendari, la quale non può che passare attraverso il ritiro di tale decreto.
Richiesta su cui stiamo raccogliendo le firme a sostegno di una petizione popolare, già sottoscritta da decine di migliaia di cittadine e cittadini, all'interno della campagna per i referendum sociali.
Come movimento per l'acqua proseguiremo la mobilitazione e le campagne volte alla piena e reale attuazione degli esiti referendari, la quale non può che passare attraverso il ritiro di tale decreto.
Richiesta su cui stiamo raccogliendo le firme a sostegno di una petizione popolare, già sottoscritta da decine di migliaia di cittadine e cittadini, all'interno della campagna per i referendum sociali.
Roma, 5 Maggio 2016.
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
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