Neanche i turchi accettano la morte dell'avvocato curdo Tahir Elci ucciso nel sudest della Turchia, in una sparatoria che è stata filmata e le cui immagini hanno fatto il giro del mondo.
Elci era a processo in Turchia per aver detto in tv che il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) non è una organizzazione terroristica, come il governo la definisce. Tuttavia, ne denunciava le violenze. L'ambasciata Usa dopo la sua morte l'ha definito un "coraggioso difensore dei diritti umani". Intanto, nell'area di Diyarbakir è stato dichiarato il coprifuoco. Da quando a luglio è collassato il cessate il fuoco tra Pkk e Ankara, si è riacceso il conflitto che dal 1984 ha ucciso 40mila persone.
A Istanbul 2mila persone hanno risposto radunandosi in piazza Taksim, dove la polizia ha sparato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperderle. "Spalla a spalla contro il fascismo", urlavano i dimostranti, e "Tahir Elci è immortale". L'avvocato, secondo il gruppo politico, era stato preso di mira dal partito Akp al governo e dai suoi media. Per il premier Ahmet Davutoglu, però, non è chiaro se Elci sia stato assassinato oppure se sia stato colpito nel fuoco incrociato.
Riprese televisive hanno mostrato poliziotti in borghese sparare ripetutamente contro una persona che correva verso Elci. Poi, nel filmato si vedono l'avvocato steso a terra e sangue che pare provenire dal suo capo. I testimoni hanno raccontato che è stato colpito da un unico proiettile, dopo che aveva parlato ai media a Diyarbakir, principale città del sudest curdo. Anche un poliziotto è morto nello scontro a fuoco.
Il premier Ahmet Davutoglu ha detto che, chiunque sia stato a uccidere l'avvocato curdo per volontà oppure colpendolo nello scontro a fuoco, l'obiettivo era chiaro: "L'obiettivo è la Turchia. È un attacco alla pace e all'armonia in Turchia". Ha aggiunto, citato da Hurriyet: se è Elci è stato assassinato, "scopriremo chi è stato". E il presidente Recep Tayyp Erdogan, fondatore del partito Akp, ha colto l'occasione per riaffermare che questo episodio dimostra che Ankara ha ragione nella sua "determinazione a combattere il terrorismo".
L'appello dei reporter turchi Intanto proprio alla vigilia del summit tra Ue e Turchia a Bruxelles è stata resa pubblica una lettera aperta ai leader Ue per chiedere di non chiudere gli occhi sulle "pratiche che violano i diritti umani e la libertà di stampa» della Turchia in cambio di un accordo sulla crisi migratoria. A inviarla dal carcere di Silivri a Istanbul, dove vengono detenuti da giovedì sera, sono Can Dundar ed Erdem Gul, direttore e caporedattore di Cumhuriyet, quotidiano di opposizione.
"Il primo ministro della Turchia, che incontrerete questo fine settimana, e il regime che rappresenta sono noti per le loro politiche e pratiche che violano i diritti umani e la libertà di stampa. Speriamo sinceramente che l’incontro produca una soluzione duratura a questo problema".
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