Nel giorno di apertura della Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi, Pechino registra livelli record di inquinamento, mantenendo l'allerta al livello arancione, il secondo stadio più grave dopo l'allerta massima.
Nel documento governativo si spiega come il rapido innalzamento della temperatura terrestre, cui la Cina contribuisce in modo significativo essendo il Paese responsabile delle maggiori emissioni di gas serra (il doppio degli Stati Uniti), possa minacciare il Paese su tre fronti: l'ambiente, l'economia, e la sicurezza nazionale.
Nel primo caso, i pericoli sono più immediati. Nel report si spiega che l'aumento del riscaldamento globale potrebbe pportare a un aumento del livello delle acque nelle coste anche più rapido di quanto accade nel resto del mondo. Le proiezioni di Pechino parlano di un innalzamento di 40-60 centimetri in più rispetto alla media del ventesimo secolo, mettendo a rischio città come Shanghai e le aree vicine. "Ogni infrastruttura costruita sulla costa è potenzialmente vulnerabile", scrive il New York Times citando un'esperta. "Si tratta di una fetta importante del Pil cinese".
Conseguenza ambientali che avrebbero un rapido effetto anche sull'economia del Paese. I più repentini cambiamenti nelle precipitazioni nel Paese - aggiunge il quotidiano citando il report - potrebbero anche contribuire a ridisegnare l'agricoltura del Paese. Piogge più frequenti e più insistenti rappresenterebbero anche una sfida imponente per la "Diga delle tre gole", che già oggi forma uno dei bacini idroelettrici più grandi del mondo, e che i nuovi cambiamenti climatici potrebbero mettere ulteriormente sotto sforzo. Ulteriori rischi vengono evidenziati anche per gli oltre 700 chilometri di linea ferroviaria del Tibet, sotto i cui binari il terreno si sta rapidamente modificando a causa dello scioglimento dei ghiacci.
Per la Cina - evidenzia il report- i rischi non sono solo di natura ambientale ed economica, ma anche di sicurezza nazionale. L'aumento delle temperature dovrebbe inizialmente accelerare lo scioglimento dei ghiacciai, aumentando il livello dei fiumi, ma dalla metà del secolo questo aumento dovrebbe diminuire. "Questo restringimento - rileva uno degli autori dello studio - potrebbe portare a tensioni per le risorse idriche transnazionali e la spinta di nuove migrazioni, innescaado dispute internazionali e conflitti".
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