Il messaggio, trainato dalla mongolfiera di Greenpeace, è salito verso
il cielo mentre climatologi e politici scendevano dagli aerei:
«Rinnoviamo l’energia».
repubblica.it a. cianciullo
Oggi, dopo un minuto di silenzio per le vittime
degli attentati del 13 novembre, ne hanno cominciato a discutere i
delegati Onu di 195 Paesi che dovranno sciogliere un rebus non facile.
Servono più fonti pulite e meno combustibili fossili, più sicurezza e meno squilibri sociali, più governance globale dei grandi ecosistemi e meno intromissioni esterne che irritano la sensibilità dei paesi leader.
La conferenza che deciderà il futuro climatico del pianeta si apre tra le tensioni con
un giorno di anticipo sulla tabella di marcia della diplomazia e con
anni di ritardo sulla tabella di marcia degli scienziati che da tempo
invocano un freno alle emissioni serra. Parte con il vantaggio di un
successo non trascurabile, impegni volontari di taglio delle emissioni
di CO2 che coprono metà del percorso verso la stabilità climatica, ma
con la consapevolezza che il resto del tragitto sarà in salita.
Molto probabilmente si andrà avanti invertendo il processo che nel 1997
ha portato al protocollo di Kyoto. Non si partirà dall’obiettivo ideale
ma da quello che c’è sul tavolo, cercando via via di far salire la
posta. Speriamo bene.
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lunedì 30 novembre 2015
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