sabato 28 novembre 2015

Guerra. Matteo Renzi vede Joe Biden: benedizione Usa sulla prudenza italiana. Più soldati in Libano allo studio della Difesa.

RENZI BIDEN

Oltre a Renzi, ha incontrato anche l'arcivescovo Paul Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. E ha scelto di passare il weekend del Thanksgiving lontano dalla residenza di famiglia a Nantucket, isola del Massachussets, dove i Biden hanno sempre trascorso la festività molto sentita negli Stati Uniti fino alla morte del figlio sei mesi fa per un tumore al cervello. Carattere privato, dunque. Ma ciò non toglie che la linea di prudenza decisa dal governo Renzi dopo gli attentati di Parigi piaccia molto a Washington. E l’ottimo clima della chiacchierata con Biden ne è la conferma.

Quanto ai rapporti con la Francia, all’indomani del bilaterale tra Renzi e Francois Hollande all’Eliseo, il premier scrive una enews per chiarire le richieste italiane. "Da Libano ad Afghanistan, dall'Iraq alla Somalia, fino ai Balcani, l'Italia è uno dei paesi con il maggior numero di soldati all'estero. Ma questa presenza non può essere scollegata da una strategia. Manteniamo gli impegni cercando di rafforzare il coordinamento di tutti gli alleati della coalizione internazionale". Fonti italiane di Esteri e Difesa confermano che, in collaborazione con gli omologhi francesi, l’Italia sta studiando il modo migliore per dare una mano a Parigi inviando più soldati in Libano, Mali o altri fronti dai quali i francesi vogliono ritirarsi per concentrarsi in patria o in fronti ritenuti più urgenti al momento. L’aiuto italiano resta comunque confinato a queste possibilità, nulla di più e solo se sarà necessario.
La visita di Biden, al di là del suo carattere privato (secondo il sito web 'Washington Free Bacon', vicino ai neoconservatori americani il suo viaggio tra Balcani e Roma è costato 300mila dollari), è anche una conferma della benedizione americana sulla posizione italiana su Siria e lotta all’Isis. Biden è arrivato a Roma da Zagabria dove ha partecipato al meeting annuale dei leader della ex Jugoslavia sull’immigrazione, incontrando anche il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. A Villa Taverna, il vice di Obama ha apprezzato lo sforzo italiano nella lotta al terrorismo islamico, nonché la presenza militare italiana nei teatri di guerra, soprattutto l’Afghanistan, dove Roma ha deciso di seguire la scelta americana di non ritirare i contingenti.
Renzi intasca così il colloquio con Biden, importante riconoscimento dell’alleato americano che gli legittima ulteriormente la linea di cautela scelta con la Francia. Linea che chiaramente Roma non si sarebbe mai potuta permettere senza il sigillo degli Usa. In questo momento, il ruolo di cerniera tra Mosca e Washington scelto da Renzi va benissimo all’amministrazione Obama, impegnata nei bombardamenti in Siria ma per niente interessata ad aprire un fronte serio di guerra con l’invio di truppe di terra e molto cauta per via delle permanenti tensioni con la Russia circa il ruolo futuro di Assad e non solo. E’ anche per questo che la linea italiana regge la pressione francese, nonostante l’attivismo militare che Hollande ha raccolto al nord Europa: dalla Germania, che invia tornado per perlustrazione e una nave da guerra in Siria, e dalla Gran Bretagna, che si unirà ai bombardamenti sul Califfato.
"Abbiamo già visto ciò che è accaduto in Libia, quando si è bombardato senza pensare al dopo. Prima di decidere interventi militari, occorre avere una chiara strategia sul dopo", sottolinea Renzi nella sua enews. "Oggi tutti noi ci siamo sentiti francesi, stretti attorno al popolo di Parigi. La lotta al terrorismo, il controllo dell'immigrazione, il sostegno allo sviluppo funzionano molto meglio - è una banalità dirlo - se il processo di dialogo instaurato a Vienna per la Siria (e che l'Italia vuole replicare per la Libia) produrrà come è possibile risultati concreti".

Ma il bilaterale di Renzi con Hollande, consumato nel gelo dei rapporti tra i due paesi per via delle critiche italiane al caos libico provocato da Parigi quattro anni fa, non chiude tutti i giochi. Tanto che “si sta discutendo tra ministeri della Difesa di possibili ulteriori forme di cooperazione”. Lo dice il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a Firenze per il vertice del Gruppo speciale Mediterraneo e Medio Oriente dell’assemblea parlamentare della Nato.
Significa che il ministero della Difesa italiano in collaborazione con quello francese sta studiando le modalità di un aiuto di Roma alla causa della Francia colpita dall’Isis il 13 novembre scorso. Ma resta escluso che il Belpaese partecipi ai bombardamenti in Siria, tanto meno si ragiona su altre ipotesi militari ancor più pesanti come l’invio di truppe di terra. Nulla di tutto ciò. La riflessione in corso tra Roma e Parigi resta sempre limitata all’unica offerta messa sul tavolo da Renzi con Hollande. Vale a dire la possibilità, solo se sarà strettamente necessario, che l’Italia rafforzi il proprio contingente in Libano o in Mali per alleggerire il carico militare francese. E’ un estrema ratio però. A Palazzo Chigi restano riluttanti: “L’Italia fa già tanto”. Lo dice pure Biden.

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