Oggi, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, i 73 centri anti-violenza che aderiscono a D.i.Re saranno impegnati in numerose iniziative di sensibilizzazione sul problema della violenza contro le donne.
Nadia Somma Attivista presso il Centro antiviolenza Demetra
Le giovani tra i 18 e i 29 anni rappresentano il 17% delle donne accolte, le ultrasessantenni il 7,3% e le cinquantenni il 15,8%. La ricerca conferma che la mancanza di autonomia economica è un ostacolo ai percorsi di uscita dalla violenza ed ha rilevato che dal 2013 sono aumentate di 2 punti le donne disoccupate. La crisi economica, la disoccupazione e il precariato hanno colpito particolarmente le donne rendendo più difficile la separazione dal partner violento. Un terzo delle donne, circa il 29,2% risulta disoccupata o in cerca di prima occupazione; il 10,4% sono casalinghe, il 4,3% pensionate, il 3,7% studentesse.
E’ importante sottolineare però che la condizione di disoccupazione può essere l’effetto delle violenza subìte. L’autore dei maltrattamenti spesso ostacola il mantenimento del lavoro per il bisogno di controllare la partner oppure le donne perdono il lavoro per le conseguenze della violenza. Complessivamente le donne che hanno un’occupazione sono pari al 50,8% anche se molte lavorano in nero ed hanno lavori precari e saltuari. Le violenze denunciate sono di tutti i tipi (fisiche, psicologiche, economiche, sessuali) e quasi sempre coesistono tra loro. Il 66,1% dei casi riguarda violenze fisiche, il 77,1% psicologiche, il 16,1% stalking, il 32,2% violenze economiche e il 13,6% violenze sessuali. Le violenze nelle relazioni di intimità sono quelle che colpiscono maggiormente le donne perché l’82,9% degli autori di violenze sono partner o ex, i familiari sono il 9,4%, gli amici e conoscenti o colleghi di lavoro il 5,5% e gli estranei costituiscono solo il 2,2%. Viene confermato il dato che purtroppo le donne, al contrario di quello che si crede siano più sicure per strada che non in casa. I centri hanno dato delle risposte ai bisogni delle donne con i progetti e i servizi realizzati senza adeguati supporti da parte delle istituzioni. Solo 45 centri anti-violenza su 73 hanno potuto offrire ospitalità alle donne e ai loro figli. Le strutture di ospitalità disponibili sono state 97, i posti letto 643. Le case rifugio hanno ospitato 681 donne e 723 bambini ma purtroppo 308 donne non hanno potuto accedervi. La carenza di posti letto resta nel nostro Paese un problema da superare che colpisce in particolar modo il sud Italia.
La precarietà dei finanziamenti resta un altro degli ostacoli da superare per garantire la continuità e la qualità dei servizi, erogati per breve tempo e non sempre sufficienti a sostenere i servizi e i numerosi progetti che vengono realizzati. I centri anti-violenza D.i.Re che ricevono finanziamenti pubblici sono 68, quelli che ricevono finanziamenti privati 62. Il 36% ha avuto finanziamenti inferiori ai 40mila euro annui, il 6% ha finanziamenti tra i 40mila e i 70mila euro annui, e il 59% ha finanziamenti superiori ai 70mila euro. Con i finanziamenti privati il 58,1% dei centri dichiara cifre comprese entro i 1omila euro e il 33,9% tra i 10mila e i 40mila. Complessivamente la situazione dei finanziamenti ha visto un allineamento tra sud, centro e nord, un risultato che ha premiato l’impegno e la determinazione delle donne che lavorano in contesti e condizioni difficili anche se resta la scarsa trasparenza nella distribuzione dei fondi stanziati contro la violenza.
D.i.Re, ActionAid, Wister il 20 novembre scorso hanno incontrato a Palazzo Chigi le istituzioni nazionali e regionali per chiedere maggiore trasparenza nella gestione dei fondi stanziati contro la violenza.
@nadiesdaa
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