domenica 8 febbraio 2015

Vinci il concorso ma lo Stato non ti assume.


In Italia ci sono 87 mila persone che hanno superato le selezioni pubbliche ma non sono mai state ingaggiate. Adesso rischiano di veder svanire per sempre la speranza di quel posto cui hanno diritto. E scendono in piazza per far sentire la loro voce.

L'Espresso di Paolo Fantauzzi
Vinci il concorso ma lo Stato non ti assumeC'è un esercito di invisibili che avrebbe diritto di entrare a far parte della macchina statale. Migliaia di persone che hanno regolarmente superato il concorso pubblico al quale hanno preso parte ma che sono rimaste fuori dalla porta. In gergo si chiamano “idonei non vincitori”: hanno tutti i requisiti per essere assunti ma sono risultati in eccesso rispetto ai posti a disposizione.

Fino a qualche mese fa, come si conviene a degli invisibili, lo Stato non sapeva nemmeno quanti fossero. Poi è nata l’idea di dare vita a una ricognizione su scala nazionale e i numeri hanno confermato la dimensione abnorme di questo fenomeno: 84.080 persone, grosso modo quanti gli abitanti di una città di medie dimensioni come Como. Numeri ai quali aggiungere i 3.061 vincitori che invece al posto di lavoro avrebbero diritto da subito. In teoria. Tutti in fila, tutti in attesa di essere assunti dall’ente che ha bandito il concorso e che li ha riconosciuti adatti a ricoprire il ruolo ricercato.


Si va dai 2 mila in attesa di essere assunti nei ministeri fino al comparto sanitario e agli enti locali, dove nelle graduatorie ci sono rispettivamente 31 mila e 36 mila idonei. E si tratta di numeri da considerare per difetto, visto che non tutte le amministrazioni hanno partecipato alla rilevazione, condotta dal Formez per conto del dipartimento della Funzione pubblica.





Per ovviare a questa situazione, nel 2013 la riforma D’Alia aveva introdotto un principio improntato al risparmio e al buon senso: niente concorsi fino a quando non fossero stati assorbiti tutti gli idonei, in modo da riconoscere i diritti degli esclusi ed evitare di spendere soldi con nuove selezioni. La scorsa estate, in linea col suo principio di ricambio generazionale, il ministro Marianna Madia si era spinta ancora più in là, eliminando il cosiddetto vincolo capitario: ovvero non considerare più, ai fini delle nuove assunzioni, il numero dei pensionamenti ma solo i soldi che si risparmiano, in modo da liberare fino a tre posti con un semplice dirigente mandato a riposo.

Solo che con l’ultima legge di stabilità, varata a fine anno, è arrivata la doccia gelata. A causa dei 20 mila esuberi causati dalla cancellazione delle Province, infatti, il governo ha deciso di interrompere fino al 31 dicembre 2016 le assunzioni degli idonei. Peccato che proprio quel giorno scadrà la proroga delle graduatorie stabilita dalla legge D’Alia. Risultato: chi ha i requisiti per essere assunto sarà congelato per due anni e, quando verrà tirato fuori dal freezer, risulterà essere “scaduto”. Di conseguenza l’idoneità diventerà carta straccia, senza più alcuna speranza di essere ingaggiati.

«In pratica dei morti viventi» sintetizza Alessio Mercanti, presidente del comitato 27 ottobre, che per mercoledì 11 febbraio ha organizzato in piazza Montecitorio una manifestazione a difesa dei diritti degli idonei. «Il rischio serio è che si apra una guerra fra poveri tra dipendenti delle ex Province e vincitori dei concorsi. Ma noi non vogliamo questo, in fin dei conti siamo tutti sulla stessa barca». Salomonica la proposta: «Si potrebbe prevedere che i nuovi reclutamenti riguardino per metà gli ex provinciali e per metà gli idonei, in modo da contemperare le esigenze di tutti. Del resto la discrezionalità nelle assunzioni è sempre stata considerata la bibbia della Pubblica amministrazione, non si vede perché ora dovrebbe andare diversamente».

Basta dare un’occhiata alle adesioni per rendersi conto che non ci sia concorso che abbia provocato le sue “vittime” e quanto vasto sia il fenomeno. Ci sono i comitati idonei del ministero dell’Interno e della Difesa, quelli per il concorso al comune di Napoli, alla Giunta campana, alla Regione Sardegna. E ancora: per i 300 posti per la ricostruzione in Abruzzo, gli aspiranti ambasciatori risultati idonei al concorso per segretari di legazione ma mai “riassorbiti”, per marescialli carabinieri e allievi di polizia, gli amministrativi dell’Inps, i centri di formazione della Provincia di Roma. Tutti in piazza, per chiedere rispetto.

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