La Regione Toscana fa da apripista su una questione nazionale piuttosto controversa: la legge regionale ha reso possibile l’uso di cannabis a scopo terapeutico per alcune tipologie di pazienti, e da gennaio 2015 a Firenze è stato dato il via alle prime coltivazioni di canapa.
I partiti sono ancora piuttosto divisi, anche al loro interno, sulla posizione da prendere riguardo la regolamentazione e la legalizzazione di questa sostanza: per questo, la Lega e Forza Italia hanno deciso di non rilasciare dichiarazioni al riguardo.
I grillini del M5S, invece, hanno le idee piuttosto chiare, e il capogruppo della Commissione Giustizia dei pentastellati, Vittorio Ferraresi, ha rilasciato un’intervista a DiariodelWeb.it.
In Toscana è stata approvata una legge regionale che permette l’uso terapeutico della cannabis per alcune tipologie di pazienti, e a Firenze è stato dato il via alle prime coltivazioni. Voi siete favorevoli a questa iniziativa?
«Noi siamo favorevoli al 100% sul tema cannabis ad uso terapeutico. Stiamo portando avanti in diverse regioni questa battaglia, insieme alle associazioni che si fanno promotrici di questi sacrosanti diritti. Ci sono molte persone malate, che soffrono per il fatto di non poter avere accesso a questi prodotti: o per costi esorbitanti, o perché le informative nazionali e regionali non gliene danno la possibilità. Si tratta di una condizione indignitosa. Personalmente, con altri miei colleghi, ho depositato una proposta di legge sulla regolamentazione della coltivazione ad uso personale della cannabis, e sui cannabis social club. Sono il primo firmatario e siamo assolutamente aperti su questa questione. Prima di arrivare alla legalizzazione, però – e adesso non se ne può neanche parlare, vista la maggioranza politica che governa il paese – bisognerà sentire prima la rete e la strada è ancora lunga.»
La proposta di legge che Lei ha presentato in Parlamento in cosa consiste?
«La proposta di legge è stata presentata per dare continuità a un iter che era già partito e, in sintesi, darebbe la possibilità a soggetti privati di coltivare fino a quattro piante in un domicilio, previa solo una semplice comunicazione. Si potranno coltivare quattro piante femmine per appartamento, e tenerne il contenuto, cioè il prodotto per uso personale.»
Quindi siete favorevoli anche alla legalizzazione, e non solo all’impiego esclusivo per uso terapeutico della cannabis?
«Sì, mi sento di dire di sì, anche se dobbiamo confrontarci prima con la rete. Per ora si tratta di un percorso graduale, quella proposta di legge va ad incidere sulle norme penalistiche dell’attuale legge, non è una norma a 360 gradi che implicherebbe la nascita di coffee shop o altro.»
Può spiegarci meglio qual è la differenza tra regolamentazione e legalizzazione?
«La differenza è sottile. Legalizzare significherebbe, appunto, rendere la cannabis completamente legale; mentre con la regolamentazione, che è la strada che per ora abbiamo intrapreso, vogliamo regolare la coltivazione di cannabis ad uso personale con specifiche quantità. Poiché siamo all’opposizione, cerchiamo di realizzare un percorso graduale perché è molto difficile incidere sulle scelte del governo: un tassello alla volta, cerchiamo di buttar giù quel muro ideologico che si è alzato nei confronti di questa sostanza. Partiamo dalla possibilità di coltivare quattro piantine per casa, con il permesso di portarsi dietro un quantitativo limitato di sostanza ad uso personale, ma è ovvio che è solo l’inizio: se fossimo al governo, questo tipo di legge potrebbe essere molto più rivoluzionaria perché non siamo più nel Medioevo: abbiamo visto tante realtà, come quella del Colorado in America, nelle quali la legalizzazione della cannabis ha portato effetti positivi come la diminuzione degli incidenti stradali.»
In America sono ben 33 gli Stati che usano la cannabis a scopo terapeutico, e 22 l’hanno legalizzata. Se i vantaggi sono superiori agli svantaggi, perché in Italia l’opinione pubblica, e la maggior parte di quella politica, continua a essere contraria all’uso di questa sostanza?
«Per questioni puramente ideologiche, portate avanti da partiti che vivono ancora nel Medioevo e che ci raccontano – e si raccontano – delle bugie fantasmagoriche. Prendono ancora voti facendo terrorismo su questa sostanza, come è stato fatto negli anni passati perché la canapa, oltre ad essere uno strumento per curarsi, divertirsi e rilassarsi, è una pianta che nasce spontaneamente sul pianeta Terra ed è utile come combustibile, come materia tessile, per l’edilizia e tanti altri impieghi. E’ andata però in contrasto con gli interessi delle grandi multinazionali, soprattutto quelle dei combustibili fossili, e anziché diventare «statale» è stata oggetto di traffici criminali. La convinzione che facesse male è stata impiegata da alcuni politici più conservatori, che in Italia hanno stigmatizzato l’utilizzo di questa pianta, che a mio avviso è miracolosa, attribuendole una serie di problematiche inesistenti. Ad oggi noi puniamo di più, con la precedente Legge Fini-Giovanardi, l’uso della cannabis rispetto a quello di sostanze ben più letali come il tabacco o l’alcool, e l’abbiamo equiparata ad eroina e cocaina che sono sostanze chimiche e, queste sì, mortali. Credo che in Italia sia arrivata finalmente l’ora di fare un ragionamento di questo tipo, come avviene nel resto del mondo.»
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