E’ lungo 15 pagine il testo della sentenza di Torino e come sempre si dice “bisogna attendere le motivazioni”. Per ora immensa rabbia e massimo sdegno per una sentenza che manda assolti solo 6 imputati su 53 e seppellisce tutti gli altri sotto 142 anni di carcere. Con pene che partono da due mesi, ma per la maggior parte superano i tre anni e per nove posizioni superano i quattro. Un processo condotto in un clima e in una logica di guerra, connotato da una sistematica penalizzazione delle istanze difensive e da intimidazioni ripetute nei confronti del pubblico.
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sabato 31 gennaio 2015
Le condanne ai No Tav, tra strategia e “vendetta”
collettivo militant
I numeri della sentenza nel maxi-processo che ha chiuso il primo grado di giudizio per 53 imputati No Tav sono oggi cosa nota. 47 condanne, 145 anni comminati, 150 mila euro in risarcimenti, provvisionali e pagamento delle spese legali per le parti civili in causa (poliziotti refertati, sindacati di polizia, ministeri vari e la LTF – società franco-italiana che si occupa di meccanica di precisione ), oltre 6 ore di pantomima giudiziaria nell’aula-bunker delle Vallette, a Torino. Meno noto, ma sicuramente più degno di evidenza, il fatto che nelle ore successive alle condanne emesse dal dispositivo di Stato che da quasi 4 anni lavora in maniera instancabile sulla trama di questa sceneggiata, molti compagni e compagne sono scesi nelle strade della Valle dando vita ad un corteo spontaneo, ad una prima risposta che ha portato al blocco del nodo autostradale A32, costato denunce a 3 militanti accusati di resistenza aggravata, danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio.
Dei Diritti e delle Pene Considerazioni a freddo sulla sentenza di Torino
global project- marco rigamo
29 / 1 / 2015
Dentro Kobanê Non bastano le bombe per distruggere l'identità di un popolo
global project
30 / 1 / 2015
Ne abbiamo parlato, abbiamo letto molti articoli, l'abbiamo vista con il binocolo da lontano, forse l'abbiamo addirittura sognata. Oggi invece ci abbiamo messo piede, siamo finalmente entrati a Kobane.
La notizia della liberazione non ci ha colti di sorpresa, ma sicuramente ci ha fatto sobbalzare dalla gioia, così ci siamo catapultati di nuovo sul confine turco-siriano nella speranza di poter raccontare dal di là cosa sta succedendo.
No alla monarchia mondiale, anche Kant promuove Putin
www.libreidee.org
Persino Kant promuove Putin: guai, infatti, se ci si rassegna tutti alla “monarchia universale” di un solo padrone. Resistere è un dovere. E Putin dimostra ogni giorno che la resistenza alla dittatura globale degli Usa è possibile. Ne è convinto il filosofo Diego Fusaro, per il quale «Putin purtroppo non è Lenin», però «ha un compito fondamentale, oggi: quello di resistere al monopolio – con bombardamento etico incorporato – del capitalismo americano». Per essere chiari: «Che ci sia Putin, oggi, è un bene fondamentale, anzitutto per noi», perché il mondo plurale, con più Stati, anche in disaccordo fra loro, «è pur sempre meglio di un mondo monopolare in cui c’è un’unica potenza mondiale, quella statunitense». Lo diceva lo stesso Kant, nel 1795, nel suo splendido scritto “Per la pace perpetua”: «Per l’idea della ragione, val sempre meglio una pluralità di Stati, anche in competizione tra loro, piuttosto che non la loro dissoluzione ad opera di una monarchia universale». Ed eccoci qua: «Oggi la monarchia universale uscita vincitrice dalla guerra fredda, quella degli Stati Uniti d’America, mira a dissolvere tutti gli Stati ancora esistenti e a imporsi come unico Stato legittimo».
Con tutte le cautele del caso, dice Fusaro in un video editato su YouTube, potremmo dire che oggi, nell’epoca post-1989, laRussia di Putin svolge il ruolo di “equivalente funzionale di senso” del comunismo storico novecentesco ingloriosamente
defunto. «Non certo perché oggi in Russia vi sia il comunismo, figuriamoci – anzi, la Russia di oggi registra rapporti classisti sempre più osceni». Infatti Mosca «sta sperimentando un capitalismo trionfante», e infatti «l’aspettativa di vita è scesa di almeno 7 anni». Ma il discorso cambia sul piano geopolitico: «LaRussia di Putin svolge un ruolo prezioso anzitutto per noi, perché ci ricorda che resistere al capitalismo monopolare americano è possibile e necessario». Per Fusaro, «oggi viviamo in un’epoca paradossale, in cui si dichiarano superati gli Stati nazionali e, insieme, si dichiara legittima la sopravvivenza di un unico Stato, gli Usa», tuttalpiù con l’aggiunta di Israele, «fedele servo degli Stati Uniti d’America». Tutti gli altri «devono sparire». “Yes, we can”, recitava l’iconografia pop di Obama. “No, you can’t”, gli risponde – per nostra fortuna – Putin.Perù. Proteste popolari, il parlamento ritira la controriforma sul lavoro giovanile
http://contropiano.org
A volte – sono poche, purtroppo – ci capita di riportare qualche notizia positiva. Come quella che viene dal Perù dove, grazie alla massicce e determinate proteste di piazza delle scorse settimane (chi l’ha detto che lottare non serve a niente?) il Congresso di Lima ha deciso di ritirare la contestatissima legge sul lavoro giovanile promossa dal governo del presidente Ollanta Humala.Con 91 voti a favore – su 114 presenti – l’aula ha approvato nei giorni scorsi la cancellazione della normativa nota come ‘legge Pulpìn’ che, fra l’altro, avrebbe consentito alle imprese di assumere giovani fra i 18 e i 24 anni senza la necessità di garantire loro il sussidio di disoccupazione, compensi extra, o scatti di anzianità e con ferie ridotte a 15 giorni l’anno a fronte dei 30 previsti dalla normativa precedente. L’esecutivo la difendeva giustificandola con la necessità “di combattere il lavoro nero e informale” ma secondo un sondaggio pubblicato durante lo scorso fine-settimana, ben il 72% dei peruviani si opponeva alla nuova normativa giudicandola penalizzante per i giovani. Solo l’8% del campione definiva positiva la cosiddetta “Ley Pulpin”.
Il nuovo governo greco. Intervista a Joseph Halevi
http://contropiano.org/
In questi giorni sono usciti molti articoli sul nuovo governo greco e in particolare su alcuni suoi componenti. La maggior parte di questi articoli si è concentrata su aspetti di costume e non sulla sostanza, ossia su quali politiche economiche potrà mettere in atto la nuova compagine governativa.
Abbiamo quindi intervistato Joseph Halevi, professore di economia presso l'Università di Sydney, che ben conosce Yanis Varoufakis, neo ministro delle finanze in Grecia, di cui è amico e con cui ha anche scritto un libro (insieme a Nicholas Theocarakis): “Modern Political Economy: making sense of the post-2008 world” (Routledge).
Noi Restiamo: ci dai un giudizio sul risultato delle recenti elezioni in Grecia?
Grecia, Hollande e Merkel in allarme dopo l'ennesimo No di Atene a Troika e austerità
www.controlacrisi.org
La Grecia rovescia il tavolo con l'Europa e lo fa davanti al presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem volato ad Atene a proporre le condizioni di Bruxelles, tutte rigettate. Il nuovo Governo non vuole né un'estensione del programma di aiuti e né‚ il ritorno della Troika Ue-Bce-Fmi per concludere l'attuale piano, due mosse che secondo la Ue avrebbero dato a tutti il tempo di parlare del futuro. Le cancellerie europee sono nel panico. Questa sera si è saputo di un vertice a tre Merkel, Shulz e Hollande. Non è trapelato nulla ma i tre si sono riconvocati a Strasburgo in una sede formale.
Alexis Tsipras e il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che oggi ha avuto un freddissimo colloquio con il capo dell’Eurogruppo Dijselbloem, vogliono voltare pagina subito, e sono disposti a tutto, anche ad assumersi il rischio di arrivare alle prossime scadenze sui titoli senza gli aiuti internazionali. C’è ancora tempo da sfruttare, quindi.
La strategia è quella di prendere i governi nazionali uno ad uno tentando di convincerli a rinunciare alla loro quota parte. La prossima settimana lo stesso presidente del Consiglio Tsipras inizierà un giro delle capitali europee, compresa la sede della Commissione europea a Bruxelles, per illustrare il suo programma. E tanto per sottolineare ancora di più il no alla Troika, oggi è stato licenziato il comitato statale che doveva occuparsi delle privatizzazioni. La Germania, intanto, da una parte fa la voce grossa, dall’altra aumenta la posta, portandola a 20 miliardi, nel tentativo di convincere Atene a dilazionare il debito e a fare subito le riforme, cioè privatizzazioni e licenziamenti.
La Grecia rovescia il tavolo con l'Europa e lo fa davanti al presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem volato ad Atene a proporre le condizioni di Bruxelles, tutte rigettate. Il nuovo Governo non vuole né un'estensione del programma di aiuti e né‚ il ritorno della Troika Ue-Bce-Fmi per concludere l'attuale piano, due mosse che secondo la Ue avrebbero dato a tutti il tempo di parlare del futuro. Le cancellerie europee sono nel panico. Questa sera si è saputo di un vertice a tre Merkel, Shulz e Hollande. Non è trapelato nulla ma i tre si sono riconvocati a Strasburgo in una sede formale.
Alexis Tsipras e il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che oggi ha avuto un freddissimo colloquio con il capo dell’Eurogruppo Dijselbloem, vogliono voltare pagina subito, e sono disposti a tutto, anche ad assumersi il rischio di arrivare alle prossime scadenze sui titoli senza gli aiuti internazionali. C’è ancora tempo da sfruttare, quindi.
La strategia è quella di prendere i governi nazionali uno ad uno tentando di convincerli a rinunciare alla loro quota parte. La prossima settimana lo stesso presidente del Consiglio Tsipras inizierà un giro delle capitali europee, compresa la sede della Commissione europea a Bruxelles, per illustrare il suo programma. E tanto per sottolineare ancora di più il no alla Troika, oggi è stato licenziato il comitato statale che doveva occuparsi delle privatizzazioni. La Germania, intanto, da una parte fa la voce grossa, dall’altra aumenta la posta, portandola a 20 miliardi, nel tentativo di convincere Atene a dilazionare il debito e a fare subito le riforme, cioè privatizzazioni e licenziamenti.
Grecia-mercati, tanto tuonò che non piovve
www.controlacrisi.org
Tanto tuonò che non piovve. Almeno per ora. Al terrorismo di prima non è seguito poi il crollo dei mercati finanziari il giorno dopo il voto di Atene. Anzi. I mercati europei reggono l’onda d’urto degli esiti del voto che portano al governo Syriza, seppure in coalizione con un piccolo partito di destra. Dopo la mattinata di due giorni fa, dall’andamento altalenante, hanno chiuso perfino in netto rialzo. Il giorno dopo la Borsa di Atene fa un tonfo. Ma questo appare più la conseguenza delle annunciate misure di politica economica del nuovo governo che non del timore sui contraccolpi delle richieste di ristrutturazione del debito.
In effetti il blocco della privatizzazione del Pireo e del porto di Salonicco (emblema di un piano di privatizzazioni più generale da fermare); il rientro al lavoro delle donne della pulizia del Ministero delle Finanze e degli addetti si servizi ausiliari delle scuole (licenziati dai precedenti governi e perciò emblematici); il ripristino della tredicesima per i pensionati al di sotto dei 700 euro; quello del salario minimo ai livelli antecedenti la crisi e dei contratti collettivi di lavoro; il rilancio degli investimenti pubblici sono un boccone indigesto per stomaci guastati dall’austerity.
La "macelleria messicana" di Genova aiuta a far carriera. Caldarozzi a Finmeccanica
http://contropiano.org/
La notizia è di quelle che chiariscono senzase e senza ma come funziona il legame tra apparati repressivi e industria militare. Non solo in Italia, naturalmente. Quel che in ogni altro mestiere diventa una limitazione invalidante - una condanna definitiva per aver firmato, quindi "coperto" e avallato, verbali falsi che dovevano giustificare l'irruzione nella scuola Diaz di Genova, nel 2001 - nel caso di Finmeccanica diventa un punto di merito.
Finmeccanica è un'azienda statale, quotata in borsa ma con una golden share saldamente nelle mani del Tesoro, perché controlla tutta la produzione industriale dedicata alla guerra (dalle navi ai sistemi di puntamento). L'accusa di aver falsificato atti pubblici, per di più di polizia, evidentemente è un dato rassicurante sulle capacità manageriali degli individui che vengono chiamati a ricoprire funzioni importanti.
Debito pubblico: chi è (ancora) esposto al rischio greco.
Più creditori pubblici. Le elezioni si sono appena concluse finite e la Grecia è già di nuovo
sotto pressione. I mercati sembrano avere sempre più paura della
direzione che prenderà la politica economica (e non solo) del Governo Tsipras
e i dati recentemente pubblicati dalla Banca centrale greca mostrano un
calo dei depositi privati di 4 miliardi tra novembre e dicembre 2014
(-2,4 per cento), calo che probabilmente si è intensificato in gennaio.
In questa situazione, chi è (ancora) esposto al rischio greco?
Una prima cosa da notare è che, dall’inizio della crisi, la struttura del debito greco
è molto cambiata (circa l’80 per cento delle passività finanziarie del
governo greco sono costituite oggi da prestiti, contro il 20 per cento
nel 2008). Il peso dei creditori pubblici comparato a quello dei
creditori privati è aumentato esponenzialmente. Alla fine del 2013, il
debito dovuto a creditori pubblici ammontava a 216 miliardi
in forma di prestiti Ue/Fmi (94 per cento del totale prestiti dovuti a
creditori non-greci) e 38 miliardi di titoli detenuti da Bce e banche
nazionali (89 per cento del totale titoli detenuti da creditori
non-greci).
Lavoce.info di Silvia Merler
Slot machine, con la legge di Stabilità continua la spartizione del bottino.
A Capodanno è entrata in vigore la nuova legge di Stabilità. La prima approvata sotto il governo Renzi, colui che nel dicembre 2013 si scagliava contro i suoi colleghi del Pd che avevano votato l’emendamento salva slot. La legge riguarda anche il settore dell’azzardo. Rispetto al ddl che si aggirava per le commissioni bilancio di Camera e Senato a ottobre (noi l’avevamo commentato così) sono cambiate molte cose.
di Collettivo Senza Slot Collettivo Senza Slot Attivisti anti-azzardo
Nessuna invasione di cavallette, eppure in Grecia ha vinto Syriza.
Non sono crollate le Borse, non sono arrivate le cavallette, nessuno ha ammazzato tutti i primogeniti nella notte e, insomma, alla fine, la vittoria della sinistra di Syriza in Grecia non ha ancora causato tutte quelle disgrazie, maledizioni e piaghe d’Egitto che ci dicevano alla vigilia. Lo stesso Alexis Tsipras ha subito una metamorfosi nella notte, almeno sui giornali italiani: tre giorni fa era un populista scriteriato che metteva a rischio l’Europa, e ieri era già diventato uno statista in grado di “cambiare verso” (ops!) alle dinamiche economiche del continente.
micromega a. robecchi
L’Europa (leggo i titoli) è “pronta a trattare”, la Mekel non manderà killer prezzolati, i politici italiani di ogni colore si rallegrano via twitter e tutti apprezzano che ad Atene si canti Bella ciao, anche quelli che quando la sentono suonare qui si fanno venire le bolle e vorrebbero piazzare le mitraglie sui tetti. Il misero quattro per cento di elettori che alle europee andarono a votare la Lista Tsipras in piena luna di miele del paese con Matteo Renzi – gli unici che avrebbero pieno diritto a festeggiare – sono una minoranza sommersa dai battimani di tutti gli altri, quelli che per mesi hanno tuonato contro i “conservatori”, “ideologici”, “vecchi” della sinistra, chiamata “estrema” per differenziarla da quella che qui va a pranzo con Verdini e ci fa le riforme insieme.
Sergio Mattarella presidente della Repubblica, quarta votazione. Sì di Angelino Alfano, Forza Italia vota scheda bianca.
Terzo giorno, quello decisivo per l'elezione di Sergio Mattarella Presidente della Repubblica. Perché, se tutto va come previsto, sarà eletto alla quarta votazione, dopo la decisione di Area Popolare di sostenerlo e la conferma di Forza Italia di votare scheda bianca. Mattarella poteva contare fino a ieri su 560 voti ai quali si dovrebbero aggiungere i 77 di Ap, dopo il sì di stamane all'ex Dc dell'assemblea dei grandi elettori. E l'ok, annunciato sempre stamane, di 6 ex M5s: per un totale di 643 voti.
L'Huffington Post
Trattato Usa-Ue su commercio, campagna dei gruppi d’acquisto contro il Ttip.
Da febbraio al via a Milano incontri informativi su una trattativa che riguarda anche la salute, le tutele ambientali, i contratti di lavoro e i diritti dei consumatori. Obiettivo, una mobilitazione massiccia che coinvolga anche i piccoli produttori e cresca man mano che ci si avvicina all'Expo dedicata all'alimentazione.
di Paolo Fior
venerdì 30 gennaio 2015
Grecia, Varoufakis: “Non parlo con troika”. Dijsselbloem ( Presidente dell’Eurogruppo): “No azioni unilaterali”.
Il negoziato sul debito è in stallo: il nuovo ministro delle Finanze del governo Tsipras non riconosce i funzionari di Bce, Ue e Fmi come interlocutori, mentre il presidente dell'Eurogruppo e il vicepresidente della Commissione, Katainen, continuano a chiedere il rispetto degli impegni. Secondo l'agenzia Fitch un accordo è nell'interesse di tutti, ma le trattative potrebbero durare mesi.
di F. Q.
GIORGIO CREMASCHI – La coerenza di Tsipras e quella nostra.
Se il nuovo governo greco comincerà subito a tenere fede al suo programma elettorale stabilendo il salario minimo a 750 euro mensili, la Germania del governo Merkel-SPD chiuderà la porta ad ogni trattativa sul debito.
micromega g.cremaschiInfatti con le “riforme” tedesche che han fatto da modello a tutto il continente, i milioni di lavoratori precari impegnati nei minijobs prenderebbero di meno di un lavoratore greco. È vero che ci sono le integrazioni dello stato sociale, ma è altrettanto vero che la coerenza del nuovo governo greco aprirebbe un fronte con una Germania anche sui tagli al welfare.
Insomma la coerenza di Tsipras sarebbe insostenibile per una classe dirigente tedesca che da anni impone terribili sacrifici al proprio mondo del lavoro spiegando che gli altri stanno tutti peggio. Gli operai tedeschi, che hanno subìto una delle peggiori compressioni salariali d’Europa, si chiederebbero a che pro, visto che le cicale greche ricominciano a frinire. È per il timore del contagio sociale, della ripresa, magari persino conflittuale, dei salari e della richiesta di welfare che si dirà no alla Grecia e non per la questione debito.
FRANCO BERARDI “BIFO” – Syriza e la rinascita dell’Europa sociale
Fermi un attimo. Solo un esercizio spregiudicato dell’intelligenza ci permetterà di trarre il meglio ed evitare il peggio dalla vittoria di Syriza che apre un gioco totalmente nuovo. Proviamo a immaginarne i possibili sviluppi.
micromega Franco Berardi “Bifo”
L’Unione europea era messa male, perché la odiavano tutti. La odiavano i lavoratori cui la troika ha rubato con l’euro metà del salario, la odiavano i nostalgici della Franco Berardi “Bifo”sovranità nazionale, la odiava il capitalismo finanziario che le ha succhiato il sangue senza smetter però di pensare che da qualche parte in Europa, non ancora cancellata nella memoria, resta l’eredità del movimento operaio e del pensiero critico.
La domanda era: chi darà il colpo di grazia all’Unione? Potevano farlo i sovranisti, con la vittoria del Front National in Francia. Poteva farlo la Bundesbank dicendo adesso basta, ce ne andiamo perché a noi piace soltanto chi lavora e subisce senza fiatare. Poteva farlo il popolo greco, sottoposto a una guerra di aggressione da parte del Finanz-Kapitalismus globale. E lo ha fatto, creando le condizioni per la sua rinascita e conquistando un punto di vantaggio per sé ma anche per tutti i lavoratori d’Europa, quelli tedeschi compresi.
Rinascere significa avviare dal basso un processo costitutivo dell’Europa sociale, fondata sulla solidarietà e su un programma di riforme radicali. Sì perché adesso è ora di riprendersi questa parola di cui si sono appropriati gli sfruttatori.
Quirinale, Angelino Alfano tentato dal sì a Sergio Mattarella. Ma aspetta un gesto da Renzi. Che arriva.
Nella cerchia del premier Matteo Renzi si attende solo l’ufficializzazione. La resa finale, si potrebbe dire. Angelino Alfano “sta per cedere” sul nome di Sergio Mattarella presidente della Repubblica, da votare in quarta votazione domattina. I segnali si sono rincorsi da questa mattina, ma decisivo è stato il vertice tra il premier e il ministro degli Interni alla Camera. Alfano aspetta un gesto distensivo da parte del capo del governo, una dichiarazione in effetti arriva poco dopo. "Auspico si determini la più ampia convergenza possibile per il bene comune dell'Italia", scrive Renzi in una nota per le agenzie di stampa. Quella di Mattarella è una scelta che interpella tutti e non solo un partito".
Angela Mauro, L'Huffington Post
Ecco l'appello di Renzi:
"Finite le prime tre votazioni, siamo arrivati al momento chiave. Siamo di fronte alla concreta possibilità che una personalità autorevole e stimata da tutti, un servitore dello Stato come Sergio Mattarella, diventi il presidente della Repubblica con un voto ampio di settori della maggioranza e dell'opposizione parlamentare. Non è una questione che riguarda un solo partito: la scelta del Capo dello Stato interpella tutti, senza distinzioni. Per questo auspico che sul nome di Sergio Mattarella - presidente della Repubblica di tutti gli italiani - si determini la più ampia convergenza possibile per il bene comune dell'Italia".
Presidente Repubblica, blog Beppe Grillo: ‘Mattarella negò uso uranio impoverito’
http://www.ilfattoquotidiano.it/
Il blog del leader M5s pubblica un articolo del giornalista Lorenzo Sani, che ricorda come il candidato di Matteo Renzi, da ministro del governo Amato, sostenne l'inesistenza del nesso tra l'utilizzo dell'uranio impoverito e l'insorgere delle patologie tra i nostri militari
Il blog del leader M5s pubblica un articolo del giornalista Lorenzo Sani, che ricorda come il candidato di Matteo Renzi, da ministro del governo Amato, sostenne l'inesistenza del nesso tra l'utilizzo dell'uranio impoverito e l'insorgere delle patologie tra i nostri militari
Negò il nesso tra l’utilizzo dell’uranio impoverito e l’insorgere delle patologie tra i nostri militari: ergo, Sergio Mattarella non è degno di diventare il capo dello Stato. Una stroncatura. A tutti gli effetti. Mentre in Parlamento si vota per eleggere il successore diGiorgio Napolitano, il giudice costituzionale ha ‘incassato’ il primo, vero attacco personale. Il mittente, neanche a dirlo, è il blog di Beppe Grillo, che in home page ha pubblicato (e poi rilanciato con un tweet) un articolo di Lorenzo Sani, inviato del Resto del Carlino.
“Ho avuto occasione di incontrare il candidato di Renzi al Quirinale, Sergio Mattarella, quando questi era ministro della Difesa del governo Amato – ha scritto Sani – Lavoravo da qualche mese sulla vicenda dell’uranio impoverito e sull’impressionante numero dileucemie linfoblastiche acute e linfomi tra i nostri militariche erano o erano stati in missione nei Balcani, soprattutto in Bosnia, ma non solo. Sergio Mattarella negò a più riprese il possibile nesso tra l’insorgere delle patologie e il servizio”.
La Bce può coprirci di euro: ci salverebbe, perciò non lo fa
www.libreidee.org
«Il limite di spesa degli Stati euro è talmente miserabile che è come dare ai vigili del fuoco una bottiglia di acqua minerale al mese per spegnere gli incendi». Perché il governo europeo della Bce riversa trilioni di euro in liquidità sempre nei luoghi sbagliati e dove la gente non pescherà mai nulla? E perché ci si rifiuta di permettere a tutti gli Stati dell’Eurozona di spendere più di un misero 3% (sempre più risicato in futuro) per la vita dei cittadini, delle famiglie, delle aziende, della nostra democrazia? Perché, nella epocale impostura dell’euro, persino una banca centrale come la Bce – sovrana e libera sulla creazione illimitata di moneta – viene equiparata a qualsiasi banca privata, che il denaro non può emetterlo creandolo dal nulla. Di qui, sostiene Paolo Barnard, la patologia maniacale – tutta tedesca – che si riflette nel culto del “risparmio”, come se lo Stato stesso non fosse il monopolista dell’interesse pubblico, ma una semplice azienda o una normale famiglia. E’ tutto falso: la Bce, se solo volesse, potrebbe immettere fiumi di denaro nella nostra economia reale, resuscitandola di colpo.
«Tutti sanno che la Bce è il monopolista dell’euro, solo lei e le sue banche centrali possono emetterlo, e lo danno ai governi comprandogli ogni tanto titoli di Stato sul mercato secondario», scrive Barnard nel suo blog. «La paura dei politici europei del nord, ma anche dei nostri, è che se la Bce ci desse molti euro in più, tipo ci permettesse di spendere un 10% o un 12% nel limite di spesa statale (chiamato “deficit di bilancio”), potrebbe correre il rischio che Grecia o Francia o Belgio o Italia, un giorno, non siano più in grado di ripagare quei soldi della Bce». E allora, attenzione: «La Germania in testa, e tutti gli altri fagiani politici, sono convinti che se domani qualche Stato cui fu permesso di spendere di più (per salvare la sua gente) fa bancarotta, allora sarà la Germania a doverci mettere il mancante». Si tratta di una «idiozia olimpionica, da qualsiasi punto di vista della macro-economia». Perché? Semplice: perché la Bce, potendo emettere moneta senza limite, non può mai temere di ritrovarsi a corto di denaro per ripianare eventuali buchi.
Ministro della sanità: chi non può pagarsi le cure va ucciso
www.libreidee.org
I poveri? Crepino pure: curarli costa troppo. Ci vorrebbe l’eutanasia, per sopprimere chi non può permettersi cure sanitarie private. La frase non è di Hilter, ma della ministra lituana della salute, Rimante Salaseviciute, secondo cui il denaro ovviamente conta molto più della vita umana. Se i paesi baltici si segnalano periodicamente per gaffe imbarazzanti – come l’arresto di Giulietto Chiesa in Estonia solo per impedirgli di esprimersi sulla relazione tra Europa e Russia – l’uscita della Salaseviciute è perfettamente consonante con il trattamento che la Germania, tramite la Troika Ue, ha imposto ai bambini greci, lasciati senza cibo sufficiente e senza assistenza medica. Tragedie che in Italia diventano commedia, come lo spettacolo della gente che si rovescia in testa secchiate d’acqua, ufficialmente per aiutare la raccolta fondi contro la Sla. Scena che dovrebbe «suscitare pena e indignazione», protesta il blog “Il Simplicissimus”, visto che era una trovata «sostanzialmente per fare i fresconi e richiamare servizi televisivi». Tanto più che «dopo le secchiate, compresa quella di Renzi irresistibilmente attratto dalle stupidaggini come l’ago della bussola lo è dal nord, non arrivano soldi o ne arrivano pochini: in tutto l’Occidente finora non si è raccolto nemmeno ciò che serve a comprare un F-35».
Alla fine, continua il blog, si arriva a constatare che la ricerca su una malattia considerata rara non è sostenuta dai fondi pubblici, «il cui unico scopo è risparmiare per far contenta la finanza», quella tedesca, che impone all’Unione Europea latortura della disciplina di bilancio, a sua volta prodotta dalla colossale mistificazione dell’euro, la non-moneta che gli Stati non possono utilizzare per le loro necessità. E addio solidarietà sociale, compreso il diritto alla salute: ormai anch’esso in via di estinzione, «nell’evanescente e terribile Europa dellebanche». Mostruosa, dunque, ma anche drammaticamente corente con il clima di questi anni, la sortita della lituana Salaseviciute, «personaggio tra i più progressisti della piccola repubblica baltica sulla quale sventola la bandiera delle 12 stelle». Dichiarazione rilasciata alla radio nazionale: «L’eutanasia è una buona soluzione per gli strati deboli della società, per i poveri che non hanno i mezzi per pagare le cure sanitarie». Per la ministra, inoltre, è impensabile che la Lituania sviluppi uno stato sociale dove la sanità e le cure siano accessibili a tutti.
"Perchè i media mi divertono sul messaggio di Fidel"
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Fidel ha inviato questo lunedi una lettera ai suoi compagni della Federazione Studenti Universitari, nella quale fa una panoramica storica di vari argomenti, ribadisce l'impossibilitàdi soluzioni capitaliste per i problemi del mondo,spiega come era l'istruzione superiore nellaCuba pre-rivoluzionaria e, a partire dall’Angola, ricorda la vittoria cubana contro l'apartheid del Sud Africa appoggiato dagli USA e da Israele con armi nucleari; ricorda Fidel: "Le truppeinternazionaliste cubane si ritirarono con onore dall'Africa. Poi venne il periodo speciale in tempo di pace, che è durato più di 20 anni senza alzare bandiera bianca, cosa che non abbiamo fatto e non faremo mai "..
Si deduce tra l’altro che non è gravemente malato come avevano detto alcune settimane fa:
"... Quando sono stato invitato a partecipare al lancio della giornata per il 70 ° anniversario del mio ingresso all’università, cosa che ho appreso con sorpresa, e a giornate molto intense per vari argomenti, nelle quali posso essere ancora relativamente utile, ho deciso di riposare e dedicare alcune ore al ricordo di quegli anni.”
Grecia, Ferrero risponde a Juncker: "Dice il falso, la soluzione sul debito c'è"
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"Cancellare il debito della Grecia è escluso. Gli altri Paesi della zona euro non lo accetterebbero", così tuonava il presidente della Commissione europea Juncker ieri in un'intervista a Le Figaro. La retorica degli "altri paesi" è stata un'arma usata anche dai tedeschi che addirittura hanno sollevato l'argomento dell'integrità democratica! Gioco facile per dire che la Grecia non può ricevere alcun trattamento differenziato. Giusto, verrebbe da dire. Infatti la Grecia non propone questo, bensì proprone di riaprire i termini del rispetto dei parametri per tutti i paesi in difficoltà. Orecchie da mercante, quindi, da parte di Juncker che lunedì dopo aver sentito Tsipras ha commentato sarcasticamente: "Mi ha detto che non si vedeva come un pericolo, ma come una sfida per l'Europa. Allora ho risposto che l'Europa non è un pericolo per la Grecia, ma una sfida".
A Junker ha risposto nel merito Paolo Ferrero, segretaario del Prc, definendo le sue affermazioni delle vere e proprie falsità. "E' del tutto evidente che sarebbe sufficiente che una apposita istituzione europea, garantita dalla BCE, acquisti metà del debito pubblico greco e degli altri paesi europei per determinare il dimezzamento nei fatti dei debiti sovrani senza che nessuno debba pagare nemmeno un soldo.
"Cancellare il debito della Grecia è escluso. Gli altri Paesi della zona euro non lo accetterebbero", così tuonava il presidente della Commissione europea Juncker ieri in un'intervista a Le Figaro. La retorica degli "altri paesi" è stata un'arma usata anche dai tedeschi che addirittura hanno sollevato l'argomento dell'integrità democratica! Gioco facile per dire che la Grecia non può ricevere alcun trattamento differenziato. Giusto, verrebbe da dire. Infatti la Grecia non propone questo, bensì proprone di riaprire i termini del rispetto dei parametri per tutti i paesi in difficoltà. Orecchie da mercante, quindi, da parte di Juncker che lunedì dopo aver sentito Tsipras ha commentato sarcasticamente: "Mi ha detto che non si vedeva come un pericolo, ma come una sfida per l'Europa. Allora ho risposto che l'Europa non è un pericolo per la Grecia, ma una sfida".
A Junker ha risposto nel merito Paolo Ferrero, segretaario del Prc, definendo le sue affermazioni delle vere e proprie falsità. "E' del tutto evidente che sarebbe sufficiente che una apposita istituzione europea, garantita dalla BCE, acquisti metà del debito pubblico greco e degli altri paesi europei per determinare il dimezzamento nei fatti dei debiti sovrani senza che nessuno debba pagare nemmeno un soldo.
Le panzane di Renzi su Tsipras: mentre ad Atene l'elettricità torna pubblica Roma dà le poste ai privati!
Mentre Tsipras in Grecia blocca alcune privatizzazioni, come quelle dell’energia elettrica e dei porti, in Italia Renzi dà via le poste ai privati. E' confermato, infatti, che la privatizzazione di Poste si farà nel 2015, e più probabilmente nella seconda metà dell'anno. Ad Atene, infatti, dopo aver fermato la privatizzazione dell'Autorita' del porto del Pireo, ieri il ministro della produzione, Panagiotis Lafazanis ha annunciato l'immediato stop alla privatizzazione del Pcc, la prima societa' elettrica del paese, e anche promesso il rientro in mano pubblica delle ferrovie dello Stato.
In Italia, invece, si va avanti. Il via libera definitivo allo sbarco sul mercato sarà subordinato all'andamento dei mercati finanziari. Intanto, i lavori per la preparazione dell'Ipo della Spa postale procedono secondo la tabella di marcia e proprio ieri si è tenuto al ministero dell'Economia un incontro operativo tra i vertici di Poste, quelli del Tesoro e gli advisor per fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori propedeutici alla privatizzazione.
In vista della collocazione sul mercato di una quota fino al 40% dell'azienda, gli advisor finanziari hanno vagliato obiettivi, sequenza temporale e misure necessarie per procedere alla quotazione della società, confermando appunto il target temporale del 2015.
In Italia, invece, si va avanti. Il via libera definitivo allo sbarco sul mercato sarà subordinato all'andamento dei mercati finanziari. Intanto, i lavori per la preparazione dell'Ipo della Spa postale procedono secondo la tabella di marcia e proprio ieri si è tenuto al ministero dell'Economia un incontro operativo tra i vertici di Poste, quelli del Tesoro e gli advisor per fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori propedeutici alla privatizzazione.
In vista della collocazione sul mercato di una quota fino al 40% dell'azienda, gli advisor finanziari hanno vagliato obiettivi, sequenza temporale e misure necessarie per procedere alla quotazione della società, confermando appunto il target temporale del 2015.
Conosci i tuoi file?
http://www.zeusnews.it/
Jpeg, Png e Gif sono i formati immagine più comuni: ecco quale utilizzare in base alle necessità.
Jpeg, Png e Gif sono i formati immagine più comuni: ecco quale utilizzare in base alle necessità.
Le immagini sono diventate parte integrante dell'esperienza di ogni utente sin dalla comparsa delle prime GUI.
Lavorare con le immagini ora non è più esclusiva di pochi esperti e spesso ci si trova di fronte a formati diversi.
Senza le adeguate conoscenze è difficile stabilire quale formato è più adatto alle nostre necessità, sia che si tratti di un download dal web che propone diverse alternative, di un semplice scarabocchio con Paint o di un lavoro grafico più elaborato con programmi come Photoshop o GIMP, programma di elaborazione grafica con licenza Gnu.
Cina, nuove regole per il software straniero
http://punto-informatico.it/
Pechino prescrive che chi vende prodotti software alle banche debba rilasciare il codice sorgente e ottenere l'approvazione delle autorità. Il sistema di cifratura, poi, lo sceglie la Cina
Roma - Pechino continua a stringere la rete della sua normativa per controllare le aziende straniere che operano nel settore dell'informatica: dopo essersi occupata delle aziende che forniscono soluzioni per la Pubblica Amministrazione e il governo, ha deciso ora di tenere sotto controllo anche quelle aziende che vendono prodotti al settore finanziario.
La Cina sembra aver intrapreso una strada intransigentemente autarchica, soprattutto dopo l'esplosione del Datagate in seguito alle rivelazioni di Edward Snowden sullo spionaggio di massa portato avanti dall'agenzia di spionaggio a stelle e strisce National Security Agency e soprattutto dopo che alcuni hacker cinesi collegati a Pechino sono stati accusati di spionaggio davanti ai tribunali statunitensi.
La Cina sembra aver intrapreso una strada intransigentemente autarchica, soprattutto dopo l'esplosione del Datagate in seguito alle rivelazioni di Edward Snowden sullo spionaggio di massa portato avanti dall'agenzia di spionaggio a stelle e strisce National Security Agency e soprattutto dopo che alcuni hacker cinesi collegati a Pechino sono stati accusati di spionaggio davanti ai tribunali statunitensi.
#sonobancario: Adesioni al 90%, tutte le dichiarazioni stampa
fisac cgil
fisac Megale (Fisac), difendiamo il contratto nazionale (ANSA) – BOLOGNA, 30 GEN -
“Stiamo scioperando, e siamo mobilitati in tutto il Paese, per difendere, rinnovare e riconquistare il contratto nazionale di lavoro”. Ad affermarlo è il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, in occasione dello sciopero generale dei lavoratori bancari promosso per oggi, dal corteo di Ravenna (citt… dove il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, è presidente della locale Cassa di Risparmio). Una manifestazione che vede, secondo quanto riporta il dirigente sindacale, “la presenza qui di oltre 6 mila persone m entre in tutta Italia lo sciopero è riuscito ancor di pi— di quello precedente, con il 90% di banche chiuse”. Megale, inoltre, aggiunge: “Chi vuole, come Abi, abrogare il contratto è come se volesse eliminare la Costituzione.
“Stiamo scioperando, e siamo mobilitati in tutto il Paese, per difendere, rinnovare e riconquistare il contratto nazionale di lavoro”. Ad affermarlo è il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, in occasione dello sciopero generale dei lavoratori bancari promosso per oggi, dal corteo di Ravenna (citt… dove il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, è presidente della locale Cassa di Risparmio). Una manifestazione che vede, secondo quanto riporta il dirigente sindacale, “la presenza qui di oltre 6 mila persone m entre in tutta Italia lo sciopero è riuscito ancor di pi— di quello precedente, con il 90% di banche chiuse”. Megale, inoltre, aggiunge: “Chi vuole, come Abi, abrogare il contratto è come se volesse eliminare la Costituzione.
La strategia di Atene: oggi l'incontro con Dijselbloem e poi Tsipras in Europa per un faccia a faccia sul debito
controlacrisi-fabio sebastiani
Ieri, la borsa di Atene ha perso il 9,34% e le banche greche hanno bruciato un quarto della loro capitalizzazione. Nella stessa giornata, l’agenzia di rating “Standard and Poor’s” ha annunciato l’intenzione di mettere nuovamente sotto osservazione il debito greco. Oggi lo spread sembra viaggiare sui mille punti. Il Governo greco non sembra darsi molta pena di tutto ciò. Intanto, incassa la promessa di un aiuto in moneta sonante da parte della Russia, dopo che anche Obama aveva, molto più velatamente, formulato una offerta di aiuto. E parallelamente apre un largo giro di consultazioni in tutte le capitali europee. Tsipras comincerà con Cipro la prossima settimana, e secondo quanto riporta un quotidiano cipriota sarà poi a Roma per incontrare Renzi.
Ieri, la borsa di Atene ha perso il 9,34% e le banche greche hanno bruciato un quarto della loro capitalizzazione. Nella stessa giornata, l’agenzia di rating “Standard and Poor’s” ha annunciato l’intenzione di mettere nuovamente sotto osservazione il debito greco. Oggi lo spread sembra viaggiare sui mille punti. Il Governo greco non sembra darsi molta pena di tutto ciò. Intanto, incassa la promessa di un aiuto in moneta sonante da parte della Russia, dopo che anche Obama aveva, molto più velatamente, formulato una offerta di aiuto. E parallelamente apre un largo giro di consultazioni in tutte le capitali europee. Tsipras comincerà con Cipro la prossima settimana, e secondo quanto riporta un quotidiano cipriota sarà poi a Roma per incontrare Renzi.
La consapevolezza del possibile
dinamo press sandro mesici
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di Sandro medici sul rapporto tra movimenti e crisi della rappresentanza politica.
Forse ci siamo. Forse le condizioni per avventurarci in un nuovo cammino si stanno infine depositando. Sono qui, davanti al nostro sguardo: solo i ciechi e gli ignari non le vedono; solo i rassegnati e gli impauriti guardano altrove. Ma da sole, queste felici condizioni, non bastano. Necessarie certo, insufficienti tuttavia. C’è bisogno di qualcos’altro
giovedì 29 gennaio 2015
Presidenziali ore 16.
PRIMA CHIAMA - Renzi ottiene l'unanimità dal Pd su Mattarella, ma Forza Italia e Ncd non ci stanno. Berlusconi dopo una lunga riflessione sceglie la linea dura.
Sel vota Luciana Castellina, gli ex M5S su Rodotà.
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